Migranti, strage del 2015: 10 milioni di sanzioni e 18 anni al “capitano”

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Migranti, strage del 2015: 10 milioni di sanzioni e 18 anni al “capitano”

13 Dicembre 2016

Diciotto anni di reclusione per il “capitano” e cinque anni per il suo “mozzo”. È la sentenza del Gup di Catania, Daniela Monaco Crea, nei confronti dei due presunti scafisti del terribile naufragio avvenuto il 18 aprile 2015 al largo della Libia in cui morirono oltre 700 migranti. Soltanto ventotto le persone sopravvissute. Tra loro anche due minorenni che si sono costituti parte civile. Imputati erano il ‘comandante’ del natante, il tunisino Mohamed Alì Malek, 27 anni, e il suo assistente, il siriano Mahmud Bikhit, di 25.

Circa 9,3 milioni di euro di sanzioni ciascuno, equivalenti a circa 15mila euro ciascuno per le vittime che sono quantificate in 728. E’ una delle condanne accessorie, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dall’esercizio della patria potestà, della sentenza del Gup di Catania, Daniela Monaco Crea, nei confronti dei due scafisti. Il ‘capitano’ del natante, il tunisino Mohamed Ali’ Malek, condannato a 18 anni, e il suo ‘mozzo’ siriano Mahmud Bikhit, di 25, condannato a 5 anni, dovranno risarcire anche le due parti civili che si erano costituite nel processo: due giovani del Bangladesh, all’epoca dei fatti minorenni, che sono tra i 28 superstiti del ‘grande naufragio’, assistiti dall’avvocato Forestieri che non ha più loro notizie da quando sono diventati maggiorenni.  

La sentenza di condanna dei due ‘scafisti’ “afferma due importanti principi giuridici, avvalorati anche da una pronuncia dalla Cassazione, da tempo portata avanti dalla Procura di Catania che per prima ne ha sostenuto la legittimità: la giurisdizione e il riconoscimento delle parti offese“. Ad affermarlo è il procuratore Carmelo Zuccaro. La decisione del Gup, per il magistrato che ha seguito il processo con i sostituti Rocco Liguori e Andrea Bonono, “ha riaffermato la legittimità italiana per i delitti di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare commessi in acque internazionali ma con una preordinata richiesta di soccorso in mare da parte dei trafficanti, ed ha sancito la qualità di persone offese, e non di indagati in procedimento connesso, per i migranti tratti in salvo prima dell’arrivo in Italia”.