Aleppo e Mosul, i media occidentali fanno figli e figliastri
16 Dicembre 2016
di Daniela Coli
Perché Parigi, la capitale della Francia straziata dagli attentati di Isis, ha spento la tour Effeil per i “ribelli” di Aleppo? Parigi, la città di Charlie Hedbo e del Bataclan, la capitale della Francia, la nazione dove il 4 luglio 2016 un uomo di Isis ha massacrato centinaia di persone e, poco dopo, sempre in nome di Isis, a Rouen, è stato addirittura sgozzato un prete, porge solidarietà non a dei romantici ribelli, ma ai militanti di al Nusra (la filiale siriana di al Qaeda) e ai jihadisti. E’ la Francia di Hollande a solidarizzare con i “ribelli”, non quella di Fillon e Marine Le Pen, secondo i quali al contrario i russi stanno facendo l’unica cosa da fare ad Aleppo.
Certo, i civili vengono uccisi, si parla di “ribelli” fucilati sul posto, la guerra è crudele, si sa, ma questi “ribelli” sono gente che non fa prigionieri e non ha mai esitato a tagliare la gola ai soldati siriani e ai piloti russi. Bisogna anche ricordare che l’ambasciatore francese di Hollande e quello di Obama in Siria andarono subito a inneggiare alla “Primavera” siriana e ad armare i “ribelli”. Era l’epoca delle arab spring e si pensava di liberarsi di Assad come con Gheddafi e di fare della Siria una nuova Libia. Sul Sole, Alberto Negri, durante i terribili attacchi a Parigi e a Nizza, osservò che Hollande, a fianco di Obama, aveva sostenuto e armato i “ribelli” contro Assad per smembrare la Siria, con l’aiuto della Turchia, e i jihadisti tornavano quindi a colpire in Europa chi li aveva mandati a combattere in Siria.
Se la Siria non ha fatto la fine della Libia, è per la decisione russa di porre il veto alla “no fly zone” chiesta da Obama nel 2013, come pure grazie al parlamento inglese che il 29 agosto 2013 votò contro la no fly zone. Soprattutto è per l’intervento aereo russo. Patrick Cockburn, il grande corrispondente dal Medio Oriente per i più autorevoli giornali britannici, figlio dell’anglo-scozzese Claud Cockburn, una figura leggendaria del giornalismo inglese, ha invitato più volte a notare la differenza con cui i giornali coprono la vicenda di Aleppo est e di Mosul. Parliamo di due città che sono simili: grandi centri urbani sunniti, assediati da forze governative supportate da forze aeree straniere. Ma i media internazionali trattano diversamente le due guerre: nel caso di Mosul, gli “insorti” sono da biasimare perché mettono in pericolo i civili usati come scudi umani o addirittura uccisi dai kamikaze di Isis, mentre ad Aleppo le vittime sono tutte soltanto carne da macello della macchina militare russa.
Mentre gli americani che bombardano Mosul sono liberatori, i russi sono gli amici del “macellaio di Damasco”, come dicono fior di giornalisti, anche italiani, fedeli al dettato obamian-clintoniano. Per non parlare dei vari Henri Bernard Levy, che invitava a distruggere la Siria come la Libia o dei vari Glucksmann. La polarizzazione estrema della copertura data dai media stranieri ad eventi simili, in Siria come in Iraq, dice Cockburn, sarà un soggetto interessante per le tesi di dottorato di studenti affascinati dagli usi e dagli abusi della propaganda nel corso dei secoli. Per Cockburn quasi tutte le notizie che vengono da Aleppo e Mosul potrebbero essere false, perché i giornalisti non si avventurano in quelle zone, e le fonti da Aleppo sono attivisti che operano nella zona sotto controllo di al Nsura, ovvero con il benestare della Al Qaeda siriana.
Gli esperti governativi britannici erano stati più seri dei giornalisti: Christopher Philipps nel luglio 2011 aveva scritto all’ambasciatore britannico a Damasco che Assad poteva contare sul supporto del 30-40% della popolazione. L’ambasciatore Chevalier era stato ugualmente prudente, ma dal governo francese aveva ricevuto la risposta “ Assad deve cadere e cadrà”. Se questo è il quadro, l’Unione Europea pensa davvero di rinnovare le sanzioni alla Russia per l’Ucraina? Il nuovo segretario di Stato di Trump, Rex Tillerson, ex ceo di Exxon e amico di Putin e Trump, vuole un’alleanza paritaria con la Russia, altro che sanzioni a Mosca per l’Ucraina. L’amministrazione Trump vuole eliminare Isis ed è disposta probabilmente anche a tenere in piedi Assad per raggiungere questo obiettivo. Bruxelles si troverà presto stretta da un’alleanza di ferro tra Gran Bretagna, Usa e Russia. A Berlino e a Bruxelles non hanno capito che la politica di Trump è quella, rovesciata, di Kissinger, di un Kissinger del 2017 e non del 1972.
Forse per l’Unione Europea è il caso di rendersi conto che sta finendo l’era di Obama, di uscire dal letargo e sviluppare strategie diverse da quelle di importare valanghe di siriani e africani risultato della arab spring di Obama e Hollande.