Usa-Cina, Trump: “Pechino si tenga il drone che ha rubato!”

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Usa-Cina, Trump: “Pechino si tenga il drone che ha rubato!”

18 Dicembre 2016

“Dovremmo dire alla Cina che non vogliamo indietro il drone che hanno rubato. Lasciate che se lo tengano!”, lo ha scritto su Twitter il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Il riferimento è al drone sottomarino americano che è stato sequestrato giovedì da una nave della Marina cinese nel Mar cinese meridionale.

Il drone, usato nell’ambito di un programma non classificato per raccogliere dati oceanografici, era stato rilasciato dalla nave oceanografica USNS Bowditch, che stava proprio per recuperarlo quando era avvenuto il sequestro. Il Pentagono lo aveva fatto sapere venerdì e Washington aveva protestato formalmente con Pechino. Ieri, infine, il ministero della Difesa cinese ha annunciato che restituirà il drone, e in serata è giunta la conferma del Pentagono.

“Abbiamo segnalato le nostre obiezioni alla Cina sul sequestro illecito del drone sottomarino in acque internazionali. Attraverso un contatto diretto con le autorità cinesi abbiamo raggiunto un accordo per cui i cinesi restituiranno il drone agli Usa”, ha reso noto il portavoce del dipartimento della difesa Peter Cook senza fornire altri dettagli sull’accordo. Il ministero della difesa cinese ha confermato l’accordo per restituire il drone “in modo appropriato”.

L’episodio conferma che la tensione tra Cina e Stati Uniti resta alta. Il passaggio di consegne tra Barack Obama e Donald Trump alla Casa Bianca ha aperto uno nuovo scenario tra le due superpotenze. Ad accendere la miccia il presidente Trump, dopo la telefonata con il suo omologo di Taiwan, Tsai Ing-wen, che ha suscitato le proteste ufficiali della Cina.

Pechino aveva avvertito Washington spiegando che il drone americano era stato sequestrato per garantire “una navigazione sicura alle navi in transito”. Ma, sempre su Twitter, Trump aveva giudicato il comportamento delle autorità cinesi “senza precedenti”. Trump in ogni caso si prepara a prendere l redini della Casa Bianca, come al solito in modo poco ortodosso: il presidente eletto ha preso posizione su una questione internazionale mentre il “commander in chief” Obama è ancora operativo nel suo ruolo.