L’ultima di Al Gore: la Guerra in Siria è colpa del riscaldamento globale

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L’ultima di Al Gore: la Guerra in Siria è colpa del riscaldamento globale

26 Marzo 2017

Sette anni di guerra in Siria. Ben più di due milioni di giovani che oramai rappresentano una generazione perduta. Il 60% della popolazione ridotta in povertà. Oltre sette milioni di profughi. Numeri che circoscrivono i confini di una tragedia umanitaria, civile ed economica senza precedenti. Sembra non esserci via d’uscita dal conflitto che dilania il Paese mediorientale. E sono sempre più numerosi i tentativi degli intellettuali di spiegarne le cause. L’ultimo “filosofo”, in ordine temporale, che ha provato a dire la sua è stato l’ex vicepresidente americano Al Gore. Giovedì era a Londra ad un evento battezzato ‘An Inconvenient Sequel: Truth To Power’ e ha pensato bene di lasciare ai posteri un’altra delle sue perle: il cambiamento climatico è una delle principali cause della guerra civile siriana e della Brexit.

“So che l’Europa vive un momento di stress dato che tra un settimana si aprirà il processo della Brexit, ma guardiamo per un momento alla Siria. Lì le porte dell”inferno si sono aperte per via di un periodo di siccità estremo legato al clima. Dal 2006 al 2010, il 60% delle fattorie in Siria sono state distrutte e l’80% del bestiame sono stati uccisi. Tutto a causa del clima. Un livello di siccità  mai registrato prima. Anzi bisognerebbe tornare indietro di 900 anni”.

“E’ così che 1,5 milioni di “rifugiati climatici” si sono diretti nelle città in Siria, dove si sono scontrati con i rifugiati dalla guerra in Iraq. Ci sono altre cause della guerra civile siriana, ma questa è stata la principale. Tutto ciò ha portato all’immigrazione verso l’Europa, il che ha portato al voto della Brexit”, ha aggiunto Gore.

L’ideona che la guerra in Siria sia stata provocata dai cambiamenti climatici non è nuova. Ed è interessante risalire all’origine di una trovata del genere. A lanciarla all’opinione pubblica è stato un anno e mezzo fa il segretario di Stato americano John Kerry nel corso di una visita in Alaska, affermazione poi ripresa anche dal principe Carlo d’Inghilterra: secondo costoro una siccità di 3-4 anni avrebbe spinto un milione e mezzo di contadini siriani a spostarsi verso le città dando il via a rivolte che poi sono sfociate in guerra civile.

Ma l’origine di tutto sta in una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) a firma di Colin Kelley e altri, dal titolo ‘Climate Change in the Fertile Crescent and the implications of the recent Syrian Drought’, nelle cui conclusioni si sostiene che la siccità del 2007-2010 ha contribuito al conflitto in Siria, e che tale siccità è il segno di cambiamenti climatici provocati dall’uomo. Poco male se quattro anni di siccità in effetti non indicano un bel niente, e possono tranquillamente essere una possibile condizione meteorologica senza implicare un cambiamento del clima. Quattro anni è un periodo troppo breve, i cambiamenti climatici si apprezzano in un arco temporale di almeno 30-40 anni.

Chissà perché, poi, però si parla solo di Siria quando la ricerca fa riferimento alla Mezzaluna fertile: un territorio molto vasto che comprende l’Iraq, la metà dell’Iran e anche la Turchia. La siccità in quegli anni ha, infatti, interessato anche il Libano, la Giordania e Israele, ma le zone più colpite sono una parte dell’Iran e la regione al confine tra Turchia e Iraq, quindi ben lontano dalla Siria.

Così Gore in una sola dichiarazione riesce ad ottenere un duplice effetto: da un lato ricicciare la storiella per cui i cambiamenti climatici sono unicamente colpa dell’uomo, anche se non si capisce bene quale alternativa ci sia a questa situazione a meno di non voler debellare l’uomo stesso dalla faccia della terra. Dall’altra, si salvano capra e cavoli visto che come sappiamo tutti il disastro siriano, come quello libico, in effetti a un clima appartengono, quello obamiano, con l’illusione delle primavere arabe affogate nel sangue.