Cercasi argomenti per sinistra delirante e disfattista (Cav. escluso, please!)
03 Ottobre 2008
di Carlo Meroni
Non ci bastava Franco Cordero, che su Repubblica di lunedì scorso scrisse che “Mussolini era politico con difetti calamitosi ma non affarista né pirata, e intellettualmente valeva alquanto più del musicante da crociera”.
Sul Manifesto di ieri, l’intellettuale palindromo Asor Rosa si è spinto persino oltre: “Quali analogie ci possono essere mai tra Berlusconi e Mussolini, tra berlusconismo e fascismo? Ovviamente nessuna: non sono mica scemo. Io non ho inteso (e non ho scritto) che Berlusconi è come Mussolini né che il berlusconismo è come il fascismo: io ho inteso, e scritto che nella specificità e peculiarità delle rispettive identità, Berlusconi ed il berlusconismo sono peggio”.
Eh, certo. Mica è scemo: parificare Mussolini e Berlusconi e magari fare un favore agli ultimi nostalgici rimasti? No, Berlusconi è molto peggio del Duce! Che volete che siano le leggi razziali, la soppressione dei partiti politici e dei sindacati, l’azzeramento ( a volte anche fisico) dell’opposizione, la tentata fuga in maschera verso a Svizzera lasciano la nazione allo sbando?
Nulla, in confronto ad un tycoon che possiede tre televisioni dopo decenni di lungimirante e acuta imprenditoria, fonda un partito dal nulla (grazie anche ai suoi soldi ed alle tv, vero), vince le elezioni democraticamente, governa a modo suo quando gli italiani glielo chiedono e fa l’opposizione quando gli italiani dentro la cabina elettorale gli preferiscono qualcun altro.
Che razza di despota, eh?
Forse il vero problema di questa sinistra, che pur di demonizzare Berlusconi riesce anche nell’impresa di rivalutare politicamente “er puzzone”, è quello di rosicare in un modo pazzesco vedendo il Premier in carica ottenere un filotto dietro l’altro in quasi tutto ciò che fa: sicurezza e lotta al degrado urbano, lotta agli sprechi nella pubblica amministrazione, Alitalia, immondizia napoletana, abolizione dell’ici, rinnovamento dell’elefantiaco, obsoleto ed inefficiente apparato scolastico italiano.
Persino dal colle Quirinale, il cui attuale inquilino si è dilettato con falci e martelli per quasi tutta la sua carriera politica, giungono segnali favorevoli alle “Silviate”: vedi il recente richiamo ad andare avanti sui tagli agli sprechi nella scuola pubblica.
Ed intanto, il consenso popolare del leader azzurro, sale vertiginosamente.
In un’atmosfera così, la sinistra non può che cadere, utilizzando un paragone calcistico, nel cosiddetto “fallo da frustrazione”: il calciatore scarso, nonostante i mille sforzi, non riesce manco morto a levare la palla dai piedi del campione, e pur di lasciarlo involare verso il gol, lo falcia sulle gambe.
Così, dal comprensibile discettare politico composto da differenti opinioni, si passa direttamente al delirio puro: era meglio Mussolini di Berlusconi.
A questo punto, visto tutto quello che ha fatto per l’Italia in questo primo semestre di governo, sarebbe meglio che Berlusconi risponda mussolinianamente ai suoi detrattori con un bel “noi tireremo dritto”!
Scherzi a parte, se proprio posso permettermi di dare un consiglio a Berlusconi, sarei per evitare quei comportamenti che possono essere strumentalizzati da quell’opposizione che lo paragona, se non a Mussolini, all’oligarca russo ed amico Vladimir Putin.
Ad esempio evitando le polemiche come quelle sorte negli ultimi giorni, in merito ad un suo presunto utilizzo eccessivo dei decreti legge, bypassando con troppa leggerezza l’assemblea parlamentare.
Lo stesso presidente della Camera Fini, incalzato da PD ed UDC, si è trovato a dover affermare in aula che “il ricorso ai decreti legge rientra tra le prerogative del governo. Ma un eventuale abuso di questo strumento non solo determinerebbe valutazioni di tipo politico, ma anche il diritto della Camera di far sentire la propria voce”.
Il premier, a mio avviso giustamente, da Napoli ha replicato che l’utilizzo del decreto legge e della fiducia sono i due soli mezzi che gli possano consentire una rapida attuazione dei punti più urgenti del programma di governo votato dalla maggioranza degli italiani.
“Se presentiamo un disegno di legge sulla prostituzione, ci rendiamo conto che entrerà in vigore dopo non meno di diciotto mesi, e con un testo modificato rispetto a quello originario del governo?”
Queste sono state le parole del premier. Come non condividerle? Vero però che l’importanza del dibattito parlamentare è fuori discussione, seppure ci troviamo in un Paese che vanta una lentezza legislativa ormai cronica, ancorata a schemi post-bellici ed assolutamente necessari di una revisione.
E allora perché non evitare le critiche, attuando appieno il programma e coinvolgendo adeguatamente nell’azione politica anche l’organo parlamentare, all’interno del quale Berlusconi può anche vantare quell’ampia maggioranza che le urne gli hanno donato?
Anche qui mi viene in aiuto la recente cronaca: 2 ottobre, Camera dei deputati, emendamento che riguarda la riforma dei processi civili. Dei 270 eletti del PdL, ne sono presenti solo 180. 90 assenti, di cui almeno metà ingiustificatamente. E gli altri? Ufficialmente sono in “missione”, ma dove? Forse alla buvette o al loro secondo incarico istituzionale (assessori regionali, sindaci, presidenti vari…).
La maggioranza è perciò andata sotto, battuta dai voti dell’opposizione.
Ecco il problema: evidentemente i “fannulloni” sono a tutti i livelli della pubblica amministrazione, non solo negli uffici scandagliati dal ministro Brunetta.
Prima delle elezioni Berlusconi disse che erano venti o trenta i personaggi validi di cui aveva bisogno per governare. Gli altri erano utili solo per schiacciare i bottoni.
E’ stato un errore, caro Cavaliere, come Lei stesso può vedere. E da abile imprenditore di successo, avrebbe dovuto saperlo.
In un’azienda infatti, o ci si contorna di validi e scelti collaboratori, dai quali ci si aspetta un serio e schietto confronto ma ai quali è possibile demandare con fiducia anche le incombenze più delicate; o si sceglie di fare tutto (o quasi) da sé, circondandosi di personaggi che perlopiù fungano da contorno numerico e poco altro.
Basta non lamentarsi se poi pensano di essere tutti dei mini-berlusconi, ma non sanno nemmeno capire il dovere, la responsabilità e l’importanza di essere presenti a schiacciare quel bottone.