Il Sud che insegue Conte affonda
27 Settembre 2022
Nessuno tocchi il reddito di cittadinanza, minaccia Giuseppe Conte. Proprio l’avvocato del popolo che ha riacciuffato per i capelli il 5 Stelle al Sud prima che il Movimento sparisse dalla circolazione. La difesa del reddito di cittadinanza è stato il cavallo di battaglia della campagna elettorale di Conte nel mezzogiorno. Una campagna neoclientelare tutta all’insegna del “gratuitamente”, reddito gratis, ristrutturazione di casa gratis, che ha riscosso successo in aree del Paese fortemente disagiate.
Come i quartieri di Napoli e altre zone del sud dove il PdC, il partito di Conte, ha vinto a mani basse. Una affermazione, quella dei contiani, che dovrebbe far riflettere il ceto politico meridionale. È evidente che c’è una parte del Paese, oggettivamente impossibilitata a lavorare, che necessita di strumenti di sostegno al reddito. E qualsiasi tipo di governo dovrebbe prendersene cura, compreso quello, di destra, che si appresta a prendere le redini del Belpaese. Del resto la formula del ‘conservatorismo compassionevole’ non se l’è inventata Giuseppe Conte. “Il reddito di cittadinanza ha fallito miseramente e va cancellato sotto questo aspetto. Ma questo non significa lasciare i deboli senza sostegno”, ha detto ieri il capogruppo di Fdi alla Camera Francesco Lollobrigida.
Detto ciò, c’è tutto un altro pezzo di società nel Meridione, blocchi sociali molto diversi tra loro ma storicamente assuefatti al “gratuitamente” contiano, ai quali una classe politica moderna ha il dovere di parlare e di indicare un modello alternativo. Il contismo non ha nulla di progressista ma si fonda sulla elargizione pura e semplice di bonus e sussidi a pioggia. È un modello demagogico utile a coltivare consenso più che a sconfiggere la povertà . Una sorta di scambio gratuito che non tiene conto della crescita del Pil, ma si basa unicamente sulla comunicazione vuota dell’avvocato che abbiamo già visto in azione nell’ora più buia della pandemia, con il governo delle dirette Facebook.
Quello che i meridionali non hanno ancora compreso è che le scelte di politica economica statalista si pagano care, sempre. È tutto il Paese, compreso il Sud, che paga con le sue tasche il fallimento delle politiche attive sul lavoro e la loro degenerazione assistenzialistica e clientelare. Con il debito che abbiamo, saranno le nuove generazioni di meridionali a pagare il prezzo più amaro e drammatico del contismo come nuovo e malato meridionalismo.