Salari, reddito e sostegno alla povertà. L’agenda Meloni parte dal taglio del cuneo fiscale
15 Gennaio 2023
Operazione salari e sostegno alla povertà. I prossimi passi dell’esecutivo in materia dovranno tenere conto dello scenario di partenza. Inevitabilmente il combinato tra caro carburanti e inflazione ha rimesso al centro dell’agenda politica la questione salariale. Al di là del costo della benzina, che pure ha scatenato molte polemiche politiche, a preoccupare è l’aumento dell’inflazione. In base a quanto segnala Istat, l’inflazione in Italia segna +11,6% a dicembre 2022, stando ai dati provvisori sull’indice nazionale dei prezzi al consumo. Il dato su base annua registra un lieve calo rispetto al +11,8% del mese precedente, mentre è in aumento dello 0,3% su base mensile. In media, l’inflazione italiana nel 2022 è cresciuta del +8,1%. Un dato al rialzo se confrontato al +1,9% registrato nel 2021. Secondo dati elaborati dall’Unione Nazionale Consumatori, la possibilità di un’inflazione al +8,1% comporterà un aumento del costo della vita nel 2023 pari a 2.219 euro per una famiglia media, di cui oltre 500 euro solo sul carrello della spesa. Una sfida complicata per il governo Meloni, soprattutto se si considera che a causa di queste fluttuazioni i salari inevitabilmente rischiano di non rimanere al passo. Secondo l’Istat, tra il 2007 e il 2020 la retribuzione netta a prezzi costanti dei lavoratori italiani si è ridotta del 10%.
I provvedimenti sul tavolo puntano, da un lato, a garantire stipendi allineati all’inflazione galoppante, dall’altro a sostituire il reddito di cittadinanza con un nuovo strumento. Infine, l’applicazione del salario minimo da estendere ulteriormente.
Tagliare il cuneo fiscale per contribuire ad aumento stipendi
Salario minimo, due anni per recepire la direttiva Ue
Sul tavolo della premier un altro tema caldo è quello del salario minimo. L’esecutivo ha due anni di tempo per recepire la direttiva europea in materia. Secondo la ministra del Lavoro, Marina Calderone, la strada da seguire è ancora quella della contrattazione collettiva. Calderone, nel corso di un recente Question time alla Camera ha spiegato che “certamente, sul tema un campo di azione sarà rappresentato, nel prossimo futuro, dal recepimento della direttiva europea sul salario minimo alla quale gli Stati membri si dovranno adeguare entro il 15 novembre 2024, anche se la direttiva è finalizzata a garantire ai lavoratori dell’Ue condizioni dignitose, ma non fissa una soglia europea di salario, rinviando alla contrattazione collettiva quale strumento per l’individuazione dell’importo minimo”.