
La (possibile) svolta di Istanbul

14 Maggio 2025
di Ilaria Rizzo
Il 15 maggio Istanbul potrebbe ospitare un incontro diplomatico potenzialmente storico, ma resta il dubbio più grande: ci sarà anche Putin?
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato la sua disponibilità a incontrare direttamente il leader del Cremlino, con l’obiettivo dichiarato di discutere una tregua e avviare un percorso verso la pace. Tuttavia, da Mosca non è ancora arrivata alcuna conferma ufficiale. Il silenzio, ormai prassi, fa pensare che l’ipotesi della presenza di Vladimir Putin sia tutt’altro che concreta.
Sul fronte internazionale, anche Donald Trump – attualmente impegnato in una visita nei Paesi del Golfo – ha espresso interesse a partecipare ai colloqui. La sua presenza, se dovesse concretizzarsi, potrebbe avere un peso significativo nel tentativo di smuovere la posizione russa. Ma anche in questo caso, non ci sono certezze.
Nel frattempo, l’Unione Europea alza il tiro. I cosiddetti “Volenterosi” – Francia, Germania, Regno Unito e Polonia – hanno proposto un cessate il fuoco di 30 giorni, accompagnato da un ultimatum: ulteriori sanzioni economiche in caso di mancata adesione da parte di Mosca. Zelensky ha rilanciato, chiedendo esplicitamente a Trump di sostenere la linea dura e di spingere per “il pacchetto di sanzioni più duro” se la Russia dovesse sottrarsi al confronto. Ma per ora, da parte russa, la risposta è stata un secco rifiuto: l’ultimatum viene bollato come controproducente, e l’ipotesi di una sospensione unilaterale delle ostilità rimane fuori discussione.
In questo contesto, il ruolo della Turchia si conferma centrale. Ankara è uno dei pochi attori internazionali a mantenere relazioni aperte con entrambe le parti, e il presidente Erdoğan si è offerto come mediatore. La scelta del territorio turco come sede dei colloqui non è casuale: spazio neutrale, con credibilità politica e un precedente positivo nei negoziati sul grano.
Se confermato, l’incontro di Istanbul sarebbe il primo faccia a faccia tra Zelensky e Putin dal 2019. La partecipazione di Trump potrebbe aprire la strada a una mediazione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Ma, anche qui, i “se” sono più dei “quando”.
Il vertice turco potrebbe rappresentare una svolta. Ma in un conflitto che da anni si trascina senza una vera via d’uscita diplomatica, e con una lunga lista di occasioni mancate alle spalle, è difficile non guardare a questo appuntamento con una certa cautela. Anche solo la riapertura di un canale diretto tra i due leader sarebbe significativa, ma senza Putin al tavolo, tutto rischia di risolversi nell’ennesima vetrina diplomatica senza sbocchi concreti.
Ma alla vigilia dall’incontro, la sensazione dominante è che la partita vera si giochi altrove – a Mosca – e che il suo esito dipenda, ancora una volta, da un presidente sempre più restio a concedere spazi di trattativa reali.