Ora la crisi finanziaria sta minando le basi dell’economia reale

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Ora la crisi finanziaria sta minando le basi dell’economia reale

11 Novembre 2008

 

Nel 2008 negli Stati Uniti sono stati persi 1.2 milioni di posti di lavoro. Di cui 284 mila in settembre e 240 mila nello scorso mese. Queste cifre secondo RGE Monitor di Rubini, fanno lievitare il numero dei disoccupati a 10 milioni. Di conseguenza il tasso di disoccupazione è lievitato dal 6,1% al 6,5% nel mese di Ottobre.

Il settore più colpito è quello produttivo (-132 mila unità), segue quello dei servizi (-108 mila unità) e quello finanziario (-24 mila unità).

Questi dati palesano una crisi molto profonda delle imprese americane che stanno soffrendo a causa della crisi finanziaria. D’altronde ad ottobre General Motors ha registrato una flessione complessiva nelle vendite del 45% rispetto allo stesso periodo di un anno fa a quota 170.585 veicoli. L’azienda imputa tra le cause del crollo delle immatricolazioni le difficoltà che sta incontrando il mercato del credito negli Usa.

In effetti l’accesso al credito è limitato dalla scarsa liquidità della banche colpite dalla crisi dei mercati. Gli istituti inoltre in questo momento congiunturale sono molto attenti ad erogare linee di credito ad imprese in cattive acque che potrebbero divenire insolventi.

In ogni caso, qualora le banche fossero in grado di concedere fidi, le aziende in difficoltà utilizzerebbero tali erogazioni per soddisfare i creditori ed evitare il fallimento. Di certo non impiegherebbero i fondi per rilanciare l’attività e limitare il numero di licenziamenti.

Per questo motivo occorre non solo preservare banche e imprese ma sostenere i consumatori. È ovvio che sul pessimo andamento dei consumi influisca la disoccupazione e pure l’inceppamento dei sofisticati meccanismi del credito a consumo. Fino a pochi mesi fa, il consumatore medio americano poteva avvalersi per i suoi acquisti delle carte di credito revolving. Tali carte in buona sostanza corrispondono all’accensione di una linea di credito che prevede un meccanismo rientro molto diluito nel tempo. In cambio le società emittenti, potevano fissare tassi di interesse altissimi fino al 19%. Le revolving venivano concesse pure a soggetti con un basso rating. Spesso poi i titolari delle revolving ottenevano dei rifinanziamenti delle proprie linee di credito, mediante la rivalutazione dell’immobile per cui gli stessi soggetti avevano acceso un mutuo.

Il default di tanti mutui, il crollo del valore degli immobili e la disoccupazione hanno reso milioni di titolari delle revolving insolventi. Con un conseguente buco nei bilanci delle società emittenti e delle banche che le hanno finanziate. Si calcola che banche e società emittenti siano esposte per circa 900 miliardi di dollari di cui 350 già in default.

Questo fenomeno pertanto limita in larga misura le disponibilità del consumatore medio. Vengono quindi meno i consumi effettuati dalle famiglie, che insieme agli investimenti effettuati dalla imprese, la spesa pubblica e le esportazioni nette, costituiscono gli elementi della domanda aggregata secondo il modello keynesiano. 

Purtroppo a fronte della contrazione dei consumi, le aziende non sono incentivate a compiere nuovi investimenti. Così pure il saldo tra esportazioni e importazioni non può essere positivo visto che molti paesi esteri si trovano ormai in recessione.

Rimane quindi la spesa pubblica. Lo Stato deve intervenire per spingere gli USA fuori dal rischio di recessione. L’economista Robert Reich ha recentemente sostenuto che il Governo Americano dovrebbe impiegare trai 600 e i 700 miliardi di dollari per spingere l’economia americana. Lo Stato dovrebbe favorire il recupero di strade, ponti e porti, investire massicciamente nell’implementazione della rete elettrica nazionale, in nuove fonti di energia e in nuove infrastrutture. Così facendo il Governo contribuirebbe ad innalzare i livelli occupazionali e migliorerebbe le condizioni in cui operano le aziende. Lo Stato perciò potrebbe pure investire nella sanità e nell’istruzione settori che sono in grado di impiegare molti soggetti e che aumentano pure la qualità della vita dei cittadini.

È ovvio che il sostegno governativo implica un aumento del deficit. Tuttavia gli interventi sono imprescindibili e costituiscono un investimento sulla futura produttività degli USA. Per risollevare l’economia Americana e indirizzare il Paese verso un modello di sviluppo vero. Non più incentrato solo su quella finanza sintetica dei più disparati prodotti finanziari che stanno spingendo gli USA sull’orlo della recessione.