“Obama deve seguire il modello Roosevelt”
04 Dicembre 2008
Barack Obama, un mese dopo. Sono passati già trenta giorni dalla storica elezione del primo afro-americano alla Casa Bianca. Quattro settimane in cui il presidente eletto ha messo a punto la sua squadra di governo (clintoniana) e ha iniziato a delineare la direzione della sua politica (centrista). Per analizzare questa fase di transizione del 44.mo presidente degli Stati Uniti, abbiamo intervistato un osservatore d’eccezione: lo storico e scrittore Michael Lind della New America Foundation di Washington. Non un centro studi qualunque. Da questo think thank bipartisan, infatti, Obama ha scelto due dei suoi più fidati consiglieri: Karen Kornbluh e Eric Schmidt. Commentatore per le principali tv e giornali americani, tra cui il New York Times e la rivista Salon, Lind si sofferma con Pennsylvania Avenue sulle grandi sfide che attendono Barack Obama.
Risolvere la crisi economica è decisamente la sfida più urgente per il presidente eletto Obama. Il suo team economico è all’altezza della situazione?
“Molti dei consiglieri di Obama hanno sostenuto quella deregulation che ha aiutato a produrre la bolla del mercato immobiliare e la crisi finanziaria. Tuttavia, a loro favore, va detto che hanno esperienza di governo e nella finanza e dunque forniranno ad Obama una certa credibilità agli occhi della business community”
Sul fronte economico, molti sostengono che Obama debba promuovere un “New New Deal”. L’emulazione del presidente Franklin D. Roosevelt è la scelta giusta per il presidente Obama?
“La situazione non è così dura come era nel 1933 quando il presidente Roosevelt iniziò il suo mandato. Ma il paragone non è del tutto inadeguato. Roosevelt ha dovuto affrontare un’emergenza immediata e al tempo stesso promuovere delle riforme socio-economiche di lungo termine. Obama dovrà fare lo stesso”.
Durante le primarie democratiche e la campagna presidenziale, Obama si è presentato come l’uomo della coesione, un politico “uniter”. Quale strada deve seguire per mantenere questa promessa?
“Vista la polarizzazione della politica negli Stati Uniti, sarà difficile per lui mantenere una cooperazione bipartisan. Obama può riuscirci se si concentra innanzitutto su quelle aree dove c’è maggiore consonanza tra le parti come la necessità di un forte stimolo economico e di investimenti infrastrutturali. Dovrebbe invece posticipare le decisioni su quei temi controversi come il sistema sanitario e la riforma energetica dove c’è meno consenso. Questo almeno fino a quando avrà ottenuto una personale credibilità tra gli indipendenti e i Repubblicani”.
La fase di transizione, basti pensare alla Clinton segretario di Stato e ai membri del team economico, sottolineano che Barack Obama sarà più centrista di quanto ci si poteva aspettare. E’ in atto una trasformazione di Obama da candidato idealista a presidente realista?
“L’idealismo della campagna di Obama, in realtà, è sempre stato abbastanza vago per adattarsi alla direzione politica scelta di volta in volta”.
Quali possono essere le conseguenze di questo spostamento al centro, specie per l’ala sinistra del partito Democratico?
“La sinistra radicale, concentrata nella blogosfera e nella controcultura, fa molto rumore ma ha poca influenza nel partito Democratico. E’ probabile che criticherà Obama di essere troppo centrista, un po’ allo stesso modo in cui ha criticato frequentemente gli ultimi tre presidenti Democratici: Lyndon Johnson, Jimmy Carter e Bill Clinton”.
Quali sono i maggiori cambiamenti che Obama potrà produrre nella politica estera americana?
“Obama darà continuità a molte delle attuali politiche americane, ma rifiuterà lo schema radicale dei neoconservatori che impone l’egemonia degli Usa nel mondo, in aperta sfida alle istituzioni e alla legislazione internazionale. Tornerà alla vecchia tradizione internazionalista liberale, condivisa da buona parte dei Democratici e dai Repubblicani moderati. Questo cambiamento di approccio è importante anche se ci sarà una continuità di politiche in molte aree”
Gli europei e il resto del mondo amano Obama. Non c’è il rischio che molti restino delusi nel momento in cui l’ex senatore dell’Illinois siederà finalmente allo Studio Ovale?
“C’è sempre un contraccolpo quando ci si accorge che il messia è tornato ad essere umano!”
Quale sono le sue aspettative riguardo al contributo che la “New America Foundation” potrà dare alla presidenza di Barack Obama?
“Non posso parlare per i miei colleghi, ma spero che ci daranno merito per tutti i successi dell’amministrazione di Obama, mentre negheremo ogni responsabilità per i suoi fallimenti!”.