Giustizia e federalismo ai blocchi di partenza

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Giustizia e federalismo ai blocchi di partenza

05 Gennaio 2009

Il Governo ha già scaldato i motori ed è pronto a ripartire. Del resto, dopo la lunga pausa festiva, i punti da affrontare sono diversi e tutti fondamentali. Ci sono la riforma della giustizia e della costituzione, ma prima ancora federalismo fiscale e la complicata vicenda Rai (rinnovo del CdA e la presidenza della Vigilanza di Riccardo Villari).  Senza dimenticare l’ipotetico allargamento della compagine di governo a due nuovi ministri: turismo e sanità. Per la verità questa ipotesi (già bocciata alla Lega) circola dalla scorsa estate e fino ad ora è rimasta semplicemente un ballon d’essai anche perché il timore è che mettendo mano alla squadra di governo si possano creare nuove tensioni nella maggioranza. Non a caso due giorni fa il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, ha fatto notare come un allargamento del governo imporrebbe una revisione di tutte le "caselle". Come dire, meglio aspettare perfino a parlare.

Insomma, le questioni sul tavolo del governo alla ripresa dalla pausa saranno molte e quasi tutte di estrema delicatezza.  Lo stesso Berlusconi è da diversi giorni chiuso nella sua villa in Sardegna. L’obiettivo? Individuare ostacoli ed studiare possibili vie d’uscite. Al primo punto, nell’agena del Cavaliere, c’è la giustizia, tanto che dalle colonne de Il Giornale ha già annunciato la presentazione della bozza di riforma al primo CdM del nuovo anno.

Il momento potrebbe essere di quelli propizi, considerato soprattutto il polverone giudiziario che ha investito, e sta investendo, il Pd. Nello specifico, come ha spiegato lo stesso Berlusconi, il provvedimento si limiterà soltanto “a separare gli ordini dei magistrati giudicanti da quelli dei pubblici accusatori”, mentre sul fronte delle indagini Berlusconi ha assicurato che sarà restituito “alla polizia giudiziaria il ruolo che aveva fino al 1989” visto che “ora l’iniziativa è interamente nelle mani dei pm, che sono di fatto sottratti a ogni controllo, con conseguenze devastanti”. Il Cavaliere stavolta sembra intenzionato ad andare fino in fondo, forte anche di  un clima generale favorevole. Proprio nel partito di Veltroni si starebbe facendo sempre più strada l’idea che ormai sia giunto il momento di mettere mano alla riforma della giustizia, magari procedendo per tappe. Insomma, la vicenda del sindaco di Pescara e lo stillicidio sulla giunta Iervolino dopo lo scandalo Romeo hanno mutato gli orientamenti. In questo senso, infatti, deve essere letta la proposta lanciata qualche giorno fa dal ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia, e cioè di affidare le decisioni sulla custodia cautelare ad un collegio di tre giudici e non più solo al gip. Un’ipotesi che, anche se nel Pdl è stata giudicata insoddisfacente, dà la misura di quanto nel partito di Veltroni ci sia la consapevolezza di dover intervenire sul tema giustizia e di voler dialogare con la maggioranza. Da qui la decisione del Cavaliere di aprire subito la partita, che potrebbe perfino allargarsi coinvolgendo addirittura le riforme costituzionali. Un’eventualità auspicata in primis dal presidente della Repubblica Napolitano che nel suo discorso di fine anno ha richiamato tanto la maggioranza quanto l’opposizione a dialogare e lavorare di concerto. Un’ipotesi, quella delle larghe intese, a cui ha fatto esplicito riferimento il vicecapogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello:  “E’ obbligatorio trovare l’intesa sulle riforme”. D’accordo anche  Italo Bocchino che ha lanciato la proposta di varare un’indagine conoscitiva delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia di Camera e Senato per valutare l’esistenza di possibili convergenze tra maggioranza ed opposizione sul tema delle riforme.

Insomma tra i due schieramenti qualcosa inizia a muoversi, il segnale che forse la stagione del dialogo stavolta si aprirà davvero. Ma a non tutti piacciono i "venti di pace". La Lega teme infatti che questa ventata di riformismo possa ritardare il varo del federalismo fiscale. Il ministro Calderoli infatti vuole a tutti i costi presentare per il 20 di gennaio in Aula a Palazzo Madama una proposta condivisa di riforma federale. Il che per il Carroccio significa che fino ad allora la maggioranza dovrà lavorare compatta al provvedimento senza “distrazioni”. Quindi per la Lega di giustizia e riforma costituzionale se ne dovrà riparlare a fine mese.

Nel frattempo però Berlusconi dovrà tenere sotto controllo anche un’altra grana e cioè quella della Rai, ad incominciare dal rinnovo del CdA scaduto dallo scorso maggio. Un compito non facile visto che il Pd ha annunciato di voler disertare le riunioni della Vigilanza, a cui spetta il compito di eleggere i membri del CdA, fino a quando Villari non si dimetterà dalla presidenza. E le probabilità che quest’ultimo si faccia da parte per fare posto a Zavoli sono davvero poche. Un empasse che rischia di aggravare la situazione di crisi in quella Rai che ormai vive senza un “governo” da oltre sette mesi. Molti in realtà pensano che alla fine una via d’uscita si troverà, magari con il Pd pronto a tornare in Vigilanza ma solo per votare i membri del CdA e con l’impegno solenne di dimissioni da parte di Villari, il quale nel frattempo potrebbe trovare risarcimento alla Regione Campania. Infatti i rumors campani danno come sempre più probabile l’addio anticipato di Bassolino per un seggio a Bruxelles. Da qui l’ipotesi di uno scambio di poltrona per Villari: da quella della Vigilanza a San Macuto a quella della Regione Campania a Palazzo Santa Lucia in quota Pdl.

Di certo, per il centrodestra il rientro dopo le feste  sarà estremamente intenso.