Per Rotondi in Abruzzo il Pdl ha perso. Ma è questione di assessori…

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Per Rotondi in Abruzzo il Pdl ha perso. Ma è questione di assessori…

07 Gennaio 2009

 

Mentre in Abruzzo il Pd è talmente tramortito da permettersi atti inqualificabili come il ritiro delle dimissioni del sindaco D’Alfonso con certificato medico annesso, è incredibile che nel centrodestra, invece di incalzare nella lotta politica nei confronti degli avversari, vi sia chi preferisce aprire fronti interni e scatenare polemiche senza fondamento.

Già, perché normalmente, quando si vincono le elezioni, nei partiti e negli schieramenti si fa a gara per intestarsi la vittoria e accaparrarsene il merito. E invece, sarà perché a Natale le notizie scarseggiano e si rimugina su quel che c’è, sarà perché quando va tutto per il meglio nel centrodestra scatta immancabile la sindrome Tafazzi, sarà perché c’è in ballo la formazione della Giunta e il coordinamento del partito e alcuni vecchi metodi sono duri a morire, nel lungo “post” delle regionali abruzzesi sembra verificarsi il fenomeno opposto: dagli esponenti di governo fino ad anonime (e poco accurate) gole profonde della stampa avversaria, si fa di tutto per far credere che in realtà il Popolo della Libertà le elezioni le abbia perse.

Il solitamente conciliante Gianfranco Rotondi, scopertosi polemista nel braccio di ferro natalizio sui Didore, è in prima linea in questa crociata revisionista. Non sappiamo se il segretario della Dca si sia lasciato trarre in inganno da un velenoso trafiletto dell’Espresso che attribuiva a Silvio Berlusconi rabbia e insoddisfazione per il risultato del PdL nella terra di Ovidio e Gabriele D’Annunzio e mai sopiti rancori legati alla presentazione delle liste, al punto da voler azzerare la nuova classe dirigente regionale. Probabilmente, però, Rotondi non sapeva che quell’indiscrezione era infondata a tal punto da aver suscitato l’effetto opposto, col risultato che chiunque dovesse essere smascherato ad alimentare speculazioni e falsità, non attraverserà indenne le prossime scadenze. A cominciare dalla formazione della squadra di assessori che affiancherà Gianni Chiodi.

Sia come sia, nelle sonnacchiose giornate del post Capodanno il ministro Rotondi ha attaccato a freddo, esprimendo a mezzo stampa la sua preoccupazione per il futuro del PdL soprattutto a livello locale. Ma per dar corpo al monito, ha pensato bene di non prendere ad esempio la pur recente sconfitta del Trentino, bensì la vittoria in Abruzzo, dove nonostante il prestigio di Chiodi il PdL – a suo dire – avrebbe fatto una grama figura. In una lunga intervista al Centro pubblicata il giorno successivo, Rotondi ha motivato la sua teoria: secondo lui, le regionali abruzzesi avrebbero rappresentato una sconfitta per il centrodestra perché i voti d’area sono rimasti gli stessi delle regionali di tre anni prima, perché Chiodi ha preso meno voti assoluti del candidato sconfitto del 2005, e perché, secondo il segretario della Dca, la scelta di affiancare alla grande lista di partito due liste civiche di esponenti locali in transito verso il PdL, sarebbe stata una “furbizia” da non ripetere mai più perché allora – è il ragionamento del ministro – tanto valeva tenersi l’Udc.

E’ vero che la politica è l’arte del possibile che assoggetta anche l”aritmetica all’interpretazione. Ma i numeri sono argomenti testardi, e allora tanto vale ricordare qualche dato che persino la fantasia del simpatico Rotondi difficilmente riuscirà a smentire. Per quanto riguarda le liste civiche, e in particolare la lista Rialzati Abruzzo che legittimamente può essere definita “PdL2” (è costituita soprattutto da esponenti ex Udc in transito verso il PdL, e tutti i suoi eletti confluiranno nel gruppo del PdL), non è in discussione che il suo straordinario risultato, il 7,41%, debba essere compreso nel computo dei voti del Popolo della Libertà. Ben diverso sarebbe stato, da parte del PdL, rinunciare alla vocazione maggioritaria e riproporre una coalizione con l’Udc che smentisse la rivoluzione del 13 e 14 aprile. Difficilmente gli elettori l’avrebbero compreso, e il successo del PdL, specie se rapportato alla flessione del partito centrista rispetto alle scorse regionali, lo conferma inequivocabilmente.

E ancora. Per la prima volta in Abruzzo è accaduto che il centrodestra abbia superato in una competizione locale il risultato percentuale delle elezioni politiche. Quanto al raffronto in termini di voti assoluti, in fondo Rotondi si risponde da solo: mantenere pressoché intatto il livello di consensi a fronte di un calo di 185mila votanti su una platea di aventi diritto di un milione e 200mila persone, distanziando la seconda lista di ben 23 punti, è un successo indiscutibile. Né si può, come fa il ministro per l’Attuazione del programma, ascrivere al solo centrosinistra il fortissimo astensionismo che ha caratterizzato le elezioni di dicembre, dal momento che accanto all’astensionismo “politico” va considerato un astensionismo fisiologico dettato da ragioni contingenti: le difficili condizioni climatiche, il rinvio del voto di due settimane, la prossimità con le feste natalizie e il fatto che si votasse in una sola regione. Tutti fattori che evidentemente non sono né di destra né di sinistra! Quanto infine al risultato di Gianni Chiodi, se fronteggiare la concorrenza al centro e a destra staccando l’avversario più temibile di oltre sei punti percentuali significa andar male, come ha giustamente detto il coordinatore del PdL abruzzese Filippo Piccone, c’è da augurarsi di andar male così per i prossimi quarant’anni.

Ma forse la questione è molto più semplice, e i giusti termini della querelle li ha individuati il giornalista del Centro che dopo aver registrato le analisi politologiche del ministro Rotondi lo ha incalzato su un altro interrogativo: se alla Dca, che nelle liste proporzionali non ha eletto nemmeno un consigliere, debba spettare o meno un posto al sole nella giunta Chiodi. Ma questa è un’altra storia. Per il momento, ci viene in mente una storiella molto cara al presidente Berlusconi, che gli abruzzesi ben conoscono: quella del saggio e della montagna. Non sappiamo se dietro questa polemica natalizia vi siano ragioni d’alta politica legate al futuro del PdL o motivazioni più “terrene” legate alla spartizione della torta abruzzese. In ogni caso, sarebbe meglio smetterla di gettare fango sul risultato elettorale: come disse il saggio osservando la popolazione a valle accumulare legna per il freddo inverno, qualcuno potrebbe finire per credere che le elezioni il centrodestra le abbia perse per davvero.