I morti di Marienburg e i fantasmi della storia
05 Aprile 2009
di Vito Punzi
Malbork è oggi una cittadina della Pomerania polacca, non lontana da Danzica, con poco più di trentamila abitanti. Un tempo, fino alla sconfitta della Germania hitleriana, aveva il nome tedesco di Marienburg e la sua gente aveva vissuto orgogliosamente la secolare appartenenza della città alla Prussia (ne fu perfino la prima capitale) e soprattutto la sua ipotetica fondazione da parte dell’Ordine Teutonico, cui è da attribuirsi in ogni caso l’edificazione della possente fortezza che da il nome alla città (“castello di Maria”, patrona dell’Ordine), ben conservata e oggi patrimonio dell’Unesco.
Di una cittadina simile, fino a ieri, avrebbe potuto ricordarsi solo qualche tedesco sopravvissuto alla fuga dai territori orientali del Reich prima dell’arrivo dei russi, nel 1945. I fantasmi di quegli anni terribili hanno preso invece nuova vita dalla fine dell’ottobre scorso, dopo il casuale ritrovamento di una fossa comune non lontano dal fiume Nogat, dove si conservano i resti di più di 1800 persone (la cifra non è definitiva perché in primavera inizierà lo sbancamento degli
In una zona della vecchia Marienburg erano in corso lavori di sbancamento del terreno per l’edificazione di un albergo a quattro stelle, quando le ruspe hanno iniziato a portare alla luce scheletri su scheletri. Chiamato a verificare l’epoca del seppellimento, l’archeologo polacco Zbigniew Sawicki ha avuto modo di raccontare tutto l’orrore del ritrovamento e di sottolineare come, a suo parere, non si sia trattata di un esecuzione di massa: “abbiamo trovato fori di proiettile solo in una ventina di crani”. S’è cercato da subito di capire quale storia si nasconda dietro quelle ossa, a chi siano appartenute (“chi potevano essere se non civili tedeschi, abitanti della piccola città”, ha sostenuto Sawicki) e chi, come e perché ne decise un così orribile destino. Le autorità locali sono arrivate così alla scoperta di un registro cittadino del 1967, nel quale si faceva ammontare il numero dei cittadini di Marienburg “scomparsi” durante
Una cifra molto prossima a quella dei resti umani fino ad oggi ritrovati nella fossa comune. “E’ stato uno shock arrivare alla conclusione che si potrebbe trattare di tutte quelle persone di cui non si aveva più notizia”, ha commentato il segretario comunale, Piotr Szwedowski, “ma ora sappiamo che lì c’è una parte della nostra storia e dobbiamo far venire a galla l’intera verità”. La verità, cioè l’identità delle vittime, le circostanze che ne determinarono la morte e infine gli assassini. Impietoso e curioso destino questo, che chiede oggi all’orgogliosa comunità polacca di fare luce su di un crimine subito da tedeschi (di questo nessuno pare voler dubitare), in questa terra che i due popoli si sono contesi per secoli. Eppure tra gli abitanti c’è grande commozione e rispetto. “Importa poco chi fossero, se tedeschi o polacchi”, è stato il commento più diffuso dopo il ritrovamento, “in ogni caso erano esseri umani”. E in molti hanno già chiesto l’erezione di un monumento che ne faccia memoria.
Circa gli esecutori dell’eccidio non c’è ancora certezza, ma secondo le autorità polacche tutto lascerebbe pensare che si sia trattato di un’azione efferata opera degli uomini dell’Armata Rossa, che occuparono Marienburg il 24 gennaio del 1945. Da parte tedesca non pochi leggono la scoperta di questo pezzo di storia fino a ieri sconosciuto come un segno della necessità che gli storici affrontino finalmente e a fondo le vicende dei territori ex-tedesco orientali. Nella stessa cittadina della Pomerania vive tutt’oggi una piccola ma fiera minoranza tedesca, raccolta attorno ad un’associazione, lo “Heimatkreis Marienburg” (www.heimatkreis-marienburg.de), che sta facendo una certa pressione affinché si giunga presto ad una spiegazione della fossa comune.
Non più di due settimane fa è stata la stessa associazione a rendere noto il racconto di Max Domming, un testimone oculare allora quindicenne. Nel novembre 1945 (dunque a guerra abbondantemente finita) Domming avrebbe visto alcune centinaia di persone, principalmente donne e bambini, essere condotti, senza ritorno, verso lo stesso luogo dell’odierno ritrovamento. Tutto farebbe pensare ad una semplice conferma, con il non trascurabile particolare, però, che ad “accompagnare” le vittime non sarebbero stati i soldati russi, che avevano lasciato la città già in luglio, ma la milizia polacca.
Inutile aggiungere che ci si trova di fronte alla riapertura dell’ennesima, mai cicatrizzata piaga causata dall’ultimo conflitto mondiale. Per questo, più che mai, si chiede agli storici di fare chiarezza quanto prima.