Tutti i libri hanno un’anima ma solo pochi sono animati
03 Maggio 2009
Un grande: Vojtech Kubasta. Invano cercherete fra le vostre letture, fra i vostri ricordi letterari. Perché a quel nome non corrisponde né uno scrittore né un editore. Ma era un uomo che ha lasciato capolavori di carta insuperati. Meccaniche fragili come uno sguardo, invenzioni sognanti, un’esplosione di colori che si disvela all’apertura di una pagina. Kubasta, artista ceco, fu un illustratore. Ma molto particolare. Di quel tipo di libri che si chiamano “animati”. Le sue invenzioni attraverso pieghe, incisione nei fogli, merlettature e bandelle – benché già conosciute ben prima degli anni in cui operò (seconda metà del secolo scorso, è morto nel 1992) – ancora oggi conservano una freschezza e una ricchezza di contenuti di strepitoso fascino. Apri un suo libro e spunta un castello con torri, segrete, principesse, cavalieri, laghi, boschi. Un mondo incantato pronto a sparire con un colpo della mano, come per magia, per finire in uno scaffale della libreria. Da restare a bocca aperta.
Mondo fascinosissimo, quello dell’editoria dei libri animati. In realtà, il termine internazionale con cui per convenzione si indica questo tipo di pubblicazioni è quello di “pop up”. Tuttavia il genere è talmente ampio che gli specialisti, e i collezionisti, inorridirebbero se ci si fermasse al “saltar su” inglese. Dalle favole agli antichi testi di anatomia, dall’astrologia al mondo degli animali, il repertorio è molto vasto. Tiri una stringa e cambia l’immagine, apri un’aletta e scopri un dettaglio, alzi la bandella e il personaggio vive. Un po’ libri e un po’ giocattoli, un po’ da leggere e un po’ da guardare, questi librini suscitano ammirazione e tenerezza. Ma soprattutto una domanda: come diamine avranno fatto a creare quelle volumetrie nell’angusto spazio di pochi centimetri?
La tecnica comincia a evolversi già a partire dal ’500 e, in cinque secoli, è chiaro che si sia giunti a risultati sorprendenti. Bisognerà aspettare la metà del ’700 per avere, con l’editore londinese Robert Sayer, i primi esempi di animazione del libro non a scopo didattico ma per puro divertimento (e rivolti soprattutto ai più piccoli). Sono tedeschi e inglesi, i maestri stampatori. L’Italia non ha una grande tradizione del libro meccanico e le produzioni per la gran parte sono state importate (Rizzoli, Vallardi, Trever, Bemporad, Franceschini & C., Hoepli, tanto per citare alcune case editrici che stamparono libri di questo genere). Sul finire dell’800 fu Lothar Meggendorfer, tedesco di Monaco di Baviera, il maestro dell’ingegneria cartotecnica. “Internationaler Circus”, la sua opera più famosa, è una meraviglia di trucchi ed espedienti.
“Chi introdusse il termine pop-up, per indicare i libri che avevano illustrazioni tridimensionali o animate, fu la Blue Ribbon Press di New York. Fra le sue pubblicazioni più conosciute troviamo i quattro pop-up che hanno per protagonisti i personaggi Disney usciti fra il 1933 e il 1934. Qualche anno dopo, la Pleasure Books Inc. Chicago, dello stesso gruppo editoriale, realizzò altri libri con protagonisti che appartenevano al mondo dei fumetti: Buck Rogers, Tarzan, Flash Gordon, Tim Tyler, Dick Tracy, Little Orphan”. La citazione per Patrizia Ghirardelli e Massimo Missiroli (“Il libro ha tre dimensioni”) che curano anche un interessantissimo sito sull’argomento (www.pop-ups.net) è doverosa. I due ci spiegano anche come sia complessa la procedura per mettere insieme un libro animato di qualità. Ed è a loro che lasciamo, in chiusura, la parola: “Negli ultimi venti anni tanti illustratori, paper engeneers, creativi hanno contribuito con il loro talento ad arricchire la sorprendente ingegneria di carta racchiusa nei libri tridimensionali e meccanici di Ernest Nister e Lothar Meggendorfer proponendo ai lettori pagine sempre più elaborate e imprevedibili, pagine che incantano e stupiscono e che appartengono al magico mondo della fantasia anche quando raccontano la vita reale o simulano il funzionamento di una macchina, del corpo umano, i misteri dell’universo o aiutano a imparare a leggere. Tranne pochi casi, i libri che oggi troviamo sul mercato in tutto il mondo sono realizzati in Cina, Colombia e a Singapore dove hanno sede importanti case di produzione che riescono, grazie alla qualità di stampa raggiunta e ai tempi brevi di preparazione, ad assemblare manualmente migliaia di copie per ogni titolo”.