Perché la burocrazia fiscale taglia la retta ai pensionati?
23 Febbraio 2009
Quest’articolo finirà nel più classico dei modi: dare un consiglio – non richiesto – al Legislatore. Anche se aspira ad altro: vuole essere un appello. Un appello per semplificare la vita a milioni di dipendenti e soprattutto pensionati.
La questione concerne il diritto alla detrazioni fiscali, cioè gli sconti dall’Irpef a titolo di carichi di famiglia che spettano a chiunque produca reddito. Nel caso di dipendenti e pensionati, il diritto alle detrazioni fiscali spetta a condizione che gli stessi producano una dichiarazione di spettanza ai rispettivi datori di lavoro e istituti pensionistici. Se non presentano questa dichiarazione gli sconti fiscali non gli vengono riconosciuti. Fino al 2007, questa dichiarazione andava presentata una volta sola (all’inizio del rapporto di lavoro o al pensionamento) e poi doveva essere ripresentata solo in occasione di un aggiornamento della stessa, perché magari il figlio si occupava e quindi non era più da considerare a carico. Dal 2008, dopo l’ultima legge Finanziaria del passato Governo Prodi, la situazione è cambiata: la dichiarazione è diventata un appuntamento annuale, cioè da ripetersi ogni anno anche solo per confermare – se non ci sono state variazioni – la situazione dell’anno precedente.
Il cambio della periodicità ha colto impreparati i pensionati, facendo sentire gli effetti in questi primi mesi del 2009, in sede di conguaglio fiscale del 2008. Un caos praticamente: molti pensionati hanno visto azzerarsi la rata di pensione, perché non hanno prodotto la prevista dichiarazione, e dunque gli istituti di previdenza non hanno loro riconosciuto le detrazioni fiscali. In verità, le detrazioni le hanno riconosciute durante l’anno 2008 in via provvisoria, e soltanto adesso, in sede di conguaglio finale, le hanno trattenute per l’intera somma. Beh, si potrà obiettare, si sa: la legge non ammette ignoranza! Se hanno mancato l’adempimento, dunque, è pur giusta la conseguenza di un qualche minimo grattacapo per riavere indietro i soldi di loro spettanza per i carichi di famiglia. Ed infatti i soldi non sono persi, e il recupero potrà avvenire in sede di dichiarazione dei redditi (modello 730 o Unico).
Ma il problema è un altro. Molti pensionati – almeno così sostengono – hanno presentato la prevista dichiarazione e ciò nonostante, per inadempienza di altri – Caf o gli stessi istituti di previdenza – hanno comunque visto azzerare il loro sconto fiscale. Ad affermarlo è una voce sufficientemente autorevole: l’Inpdap, l’istituto dei pensionati pubblici.
In una circolare del 16 febbraio spiega di avere ricevuto «segnalazioni riguardanti pensionati che si sono visti revocare le detrazioni per carichi di famiglia provvisoriamente riconosciute nell’anno 2008, con conseguente recupero delle medesime con la rata di pensione relativa al mese di febbraio 2009 in sede di conguaglio fiscale, nonostante essi affermino di aver presentato ai soggetti abilitati (Caf o commercialisti ecc..) o alle sedi competenti la dichiarazione di spettanza delle detrazioni nei termini previsti dall’Istituto». Una situazione peraltro oscura circa le cause che l’hanno determinata. Prosegue infatti l’Inpdap «dai casi sino ad ora segnalati è emersa una situazione piuttosto varia: in alcuni casi le relative informazioni sono state trasmesse fuori termine dai soggetti abilitati, in altri non sono state acquisite in quanto i dati risultavano incongruenti, in altre fattispecie si è riscontrato che le dichiarazioni sono state compilate in maniera errata da parte dei soggetti abilitati (es. non risultavano sussistere familiari a carico)».
Come finirà per questi pensionati? Finirà che a febbraio sono rimasti senza pensione, che a marzo il rischio è lo stesso (dipende dall’importo delle detrazioni fiscali) e che per il recupero dei soldi dovranno aspettare il prossimo mese di agosto, sempreché provvedano a presentare la dichiarazione dei redditi (il modello 730 o Unico). Molti di loro, probabilmente, non sarebbero nemmeno tenuti a presentarla, perché per esempio non hanno altri redditi da dichiarare. La notizia buona c’è, però. L’Inpdap ha capito la situazione di emergenza ed ha concesso ai pensionati la possibilità di ripresentare la dichiarazione per le detrazioni del 2008 entro il prossimo 13 marzo, così da restituire loro i soldi tempo prima (di agosto), magari già ad aprile. Una concessione – si badi bene – tutta gratuita dell’Inpdap, non una forma di «autotutela» prevista dalla legge.
Immaginiamo per un attimo lo stato d’animo (ed anche quello delle tasche) di questi pensionati. Un piccolo sforzo ancora e possiamo provare ad indovinare la domanda che starà arrovellando adesso la loro mente: perché è necessaria la cadenza annuale di una dichiarazione – quella sul diritto alle detrazioni fiscali – che, in assenza di modifiche strutturali al sistema fiscale, ha sempre funzionato senza alcuna periodicità?
Un Legislatore attento e premuroso nei confronti dei contribuenti non può svincolarsi dal dare una risposta a questo interrogativo. Una risposta pragmatica, si spera, che tenga conto che la troppa burocrazia non è stata mai sinonimo di maggiori garanzie o tutele per la collettività, riuscendo sempre piuttosto a rallentare ed intralciare il funzionamento della macchina amministrativa.
E poi una risposta fugherebbe anche quel sottile sospetto che ingenuamente potrebbe insinuarsi in alcuni: qualcuno che ci guadagna dal cambio della periodicità c’è: sono i Caf. I quali, con compensi a carico dello Stato e dei contribuenti, adesso producono migliaia (per non dire milioni) di pratiche non una volta tanto, ma ogni anno. Una bella rendita, che ne dite?