L’Italia è fragile ma il popolo è “antisismico”
11 Aprile 2009
Le nostre città erano diverse ieri. Quelle saracinesche abbassate, le mille bandiere a mezz’asta, la voglia gli uni e gli altri di compatire, di partecipare insieme al dolore di chi, in poche secondi, ha perduto affetti, cose e sogni.
Ma eravamo diversi noi, che da quella tragedia siamo stati risparmiati; diversi e con la voglia di essere lì in quel piazzale ricoperto di bare, per dire “ci siamo, non siete soli”, con l’orgoglio che prende il posto della rabbia, l’orgoglio di essere comunità, unita dagli stessi valori, dalla stessa storia, e purtroppo, dagli stessi errori.
E’ stato un giorno triste, ma senza rabbia, pieno di dignità e di forza, un giorno dove la dolorosa memoria degli affetti non ha offuscato gli sguardi di chi in quella piazza c’era. Quegli sguardi erano forti, quasi fieri, come a sfidare quel dolore lancinante che non ti fa respirare, come ad allontanare l’ineluttabilità della forza della natura, per guardare verso il futuro. Hanno sentito la forza di un intero popolo e la coesione di una medesima identità.
Nec recisa recedit, neanche spezzata retrocede, recitava la scritta posta su una degli edifici di quel piazzale. E’ il motto araldico della Guardia di Finanza, la cui Scuola Allievi ha ospitato i funerali solenni. Metafora di un Paese segnato, ferito che piange con dignità i suoi morti, ma che non ha paura di guardare avanti, perché si riscopre unito e vitale.
Siamo una Nazione giovane, ma un popolo antico. Un popolo che ha in sé la forza di guardare quelle bare con rispetto e responsabilità. Ciascuno per la propria parte, affinché il tutto rinasca a nuova vita.
Siamo una Nazione fragile, ma un popolo intriso di tradizioni e valori. La natura matrigna ci riconduce tragicamente all’essenziale, al valore di ciò che si è rispetto a ciò che si ha, che il bene sia bene ed il male sia male, sempre ed ovunque.
La terra ha tremato, ma noi siamo qua, con loro, per ripartire. Nec recisa recedit.