Papa. Chiesa impegnata a sconfiggere epidemie e conflitti fratricidi

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Papa. Chiesa impegnata a sconfiggere epidemie e conflitti fratricidi

19 Marzo 2009

Islam e Cristianesimo sono le due più grandi religioni dell’Africa e la Chiesa cattolica teme che certi settori fondamentalisti musulmani possano far degenare il clima di tolleranza e convivenza che, pur con alcune eccezioni sanguinose, ha caratterizzato finora i rapporti tra le due fedi. È una preoccupazione di cui si è fatto interprete oggi il Papa, incontrando stamane nella nunziatura di Yaoundè i rappresentanti islamici del Camerun; a parlarne è anche l’Instrumentum Laboris, il documento di linee programmatiche del prossimo sinodo dei vescovi africani, in programma in autunno in Vaticano. Una autentica religione "rifiuta tutte le forme di violenza e di totalitarismo, non solo per principi di fede, ma anche in base alla retta ragione", ha detto Benedetto XVI ai suoi interlocutori musulmani, in un colloquio a porte chiuse, definito poi, dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi,"«molto cordiale". Benedetto XVI ha lodato questo esempio di convivenza, osservando come cristiani e musulmani "offrano testimonianza dei valori fondamentali della famiglia, della responsabilità sociale, dell’obbedienza alla legge di Dio, e dell’amore verso i malati e i sofferenti". Altrove però i pericoli di una rotta di collisione esistono, come ad esempio all’interno della Nigeria o tra l’Etiopia cristiana e la Somalia governata dalle milizie islamiche. Ma il pericolo è diffuso, tanto chè l’Instrumentum Laboris del prossimo sinodo, presentato anch’esso stamane a Yaoundè, denuncia "le posizioni dottrinali di alcune correnti a proposito della Jihad", e non manca di sottolineare che "l’intolleranza di certi gruppi islamici genera ostilità e alimenta i pregiudizi", come dimostrano anche "i conflitti occasionati dai matrimoni misti". Più di tutto però, rappresenta un "pericolo", secondo il documento vaticano , la tendenza a politicizzare le appartenenze religiose, già realizzatosi in alcuni casi "laddove si era iniziato il dialogo". Non c’è dubbio che Islam e Cristianesimo, due religioni che puntano sulle conversioni, sono di fatto in concorrenza. Entrambe continuano a crescere in Africa, ma i musulmani avanzano ad un ritmo più spedito. Un africano su tre è di religione islamica, mentre i cattolici costituiscono il 17% della popolazione continentale di quasi un miliardo di persone. Nei Paesi del sud del Sahara, dove fino ad un decennio fa i cristiani e le fedi indigene erano predominanti, le moschee e i minareti si stanno moltiplicando. Da ciò nasce la necessità di dialogo e cooperazione posti oggi con forza dal Papa a dai vescovi africani.

Benedetto XVI ha anche ricordato brevemente questa sera alcuni momenti del rapporto fra l’africa e il cristianesimo e in particolare ha rilevato che a partire dal XV e XVI secolo le popolazioni costiere dell’Africa sub-sahariana sono state battezzate dagli europei che cercavano la via delle Indie. Il Papa ha tenuto infatti un discorso alla nunziatura apostolica di Yaoundè, nella serata di oggi incontrando i membri del Consiglio speciale per l’Africa del sinodo dei vescovi. L’incontro rappresenta simbolicamente l’avvio della II Assemblea speciale per l’Africa che si svolgerà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre prossimo. Il Consiglio Speciale è composto da 12 membri appartenenti a diversi Paesi del continente: Nigeria, Tanzania, Sud Africa, Algeria, Camerun, Mozambico, Congo, Burkina Faso, Zambia, Madagascar ed Egitto. "L’Africa – ha detto subito il Pontefice – ha offerto al figlio di Dio una terra che lo ha nutrito e una protezione efficace. Mediante Gesù, duemila anni fa, Dio stesso ha portato il sale e la luce all’Africa". Poco oltre il Papa ha aggiunto: "Dopo essere stato messo alla prova da vicissitudini storiche, il cristianesimo, durante quasi un millennio, non è rimasto che nella parte nord-orientale del Continente". "Con l’arrivo degli Europei che cercavano la via delle Indie, nei secoli XV e XVI – ha spiegato Ratzinger – le popolazioni sub-sahariane hanno incontrato Cristo". Quindi il Papa ha sottolineato che: "furono le popolazioni costiere a ricevere per prime il battesimo. Nei secoli XIX e XX, l’Africa sub-sahariana ha visto arrivare missionari, uomini e donne, provenienti da tutto l’Occidente, dall’America Latina e anche dall’Asia. Desidero rendere omaggio alla generosità della loro risposta incondizionata alla chiamata del Signore e dal loro ardente zelo apostolico".

"Nel contesto sociopolitico ed economico attuale del continente africano – si è domandato il Papa – che cosa c’è di più drammatico della lotta spesso cruenta tra gruppi etnici o popoli fratelli?". "E se il Sinodo del 1994 ha insistito sulla Chiesa-Famiglia di Dio -ha spiegato il Pontefice- quale può essere l’apporto di quello di quest’anno, alla costruzione dell’Africa, assetata di riconciliazione e alla ricerca della giustizia e della pace?". "I conflitti locali o regionali, i massacri e i genocidi che si sviluppano nel Continente -ha affermato Benedetto XVI- devono interpellarci in modo tutto particolare: se è vero che in Gesù Cristo noi apparteniamo alla stessa famiglia e condividiamo la stessa vita, poichè nelle nostre vene circola lo stesso sangue di Cristo, che fa di noi figli di Dio, membri della famiglia di Dio, non dovrebbero dunque più esserci odio, ingiustizie, guerre tra fratelli".