Abruzzo, nuova forte scossa nella notte mentre si contano i danni
14 Aprile 2009
Una nuova scossa di magnitudo 4.9 è stata registrata stanotte in Abruzzo, la più forte da quella distruttiva del 6 aprile scorso. Era stata preceduta da altre tre scosse nella serata di ieri, la prima di scala 3.8, la seconda 3.5, la terza 3. Enzo Boschi, il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, aveva avvertito le popolazioni dell’Abruzzo: “Sono circa 60 ore che registriamo scosse intorno alla magnitudo 3 ma questo non vuol dire che non ce ne saranno altre. L’andamento delle scosse, statisticamente, è nella norma. Non escludiamo altre scosse un po’ più forti, anzi sono probabili”. Boschi ha lodato l’operato della Protezione Civile, “il miglior intervento che sia mai stato fatto al mondo, comunque la si pensi politicamente”. La presenza continua di Silvio Berlusconi sui luoghi del disastro è stata “importante e coraggiosa”. Meglio di così, secondo il presidente dell’INGV, non si poteva fare.
Il bilancio complessivo delle vittime del terremoto è di 294 morti. L’ultimo ieri, un signore di 59 anni deceduto all’ospedale di Teramo. “La sensazione di morte ti rimane dentro,” ha confessato il direttore medico legale della ASL locale. Prendete Onna, una frazione dell’Aquila che è stata praticamente distrutta dal terremoto: 40 morti per 400 abitanti. I sopravvissuti non dimenticheranno mai le scene di disperazione a cui hanno assistito. Qui il sisma ha colpito in modo tanto devastante che i soccorsi hanno impiegato ore ad arrivare e – una volta giunti nel centro storico – hanno trovato solo un groviglio di ferro e mattoni sbriciolati.
Ci sono più di 5o.000 sfollati in Abruzzo. Circa 21.000 sono stati ospitati negli alberghi sulla costa. Altri 25.000 sono distribuiti tendopoli e nelle aree di ricovero costruite dalla Protezione civile (4.175 tende, 39 cucine da campo, 1.396 bagni). Non ci sono dati su chi ha perso la casa trovando ospitalità fra amici e parenti. Ieri sera, nel campo di "Paganica 3", gestito dai volontari delle Misericordie, è nato un bambino. Si chiama Michele e sta bene. Sempre a Paganica sono stati battezzati altri 2 neonati.
La Croce Rossa ha iniziato un censimento nelle tendopoli per avere dati più precisi sugli sfollati, quanti e dove sono. Il censimento servirà ad offrire interventi di assistenza mirati. Oltre alla Protezione Civile ci sono circa 750 tra volontari e operatori della Croce Rossa (altri 2.500 stanno partendo dalle altre regioni italiane). La CRI gestisce 6 presidi medici avanzati e due tende per il pronto soccorso, distribuisce docce, offre consulenza psicologica agli sfollati, si occupa dei bambini. Da sola, la Croce Rossa Svizzera ha offerto un migliaio di posti letto alla popolazione abruzzese.
Secondo l’ingegner Gambardella, comandante generale dei Vigili del Fuoco, “I soccorsi sono stati tempestivi. Noi lavoriamo con i fatti”. Dopo aver recuperato i feriti, chi era rimasto sotto le macerie, i cadaveri, adesso i Vigili del Fuoco affrontano il lungo lavoro di verifica delle strutture crollate e rimaste in piedi, con 65 squadre in azione. In totale sono presenti 2.700 uomini con 1.200 mezzi. Dopo il weekend di Pasqua è finita la fase degli interventi “chirurgici” nel centro storico ed entrano in azione le ruspe che serviranno ad accelerare le operazioni per lo sgombero delle macerie. La celerità dell’operazione è dettata anche dei rischi di natura sanitaria. Sotto le macerie potrebbero nascondersi carcasse di animali o i cadaveri di qualche vittima sfuggita alle ricerche, ma anche cibo deteriorato e materiali pericolosi come l’amianto.
Le prime stime sugli edifici colpiti dal sisma indicano che circa il 30 per cento delle case è inagibile, il 20 per cento parzialmente agibile (ci vorranno mesi per metterle in sicurezza) e il restante 50 per cento hanno retto. Va tenuto conto che i rilevamenti degli ingegneri e dei tecnici dei Vigili del Fuoco procedono dalle zone periferiche verso il centro dell’Aquila (e delle altre città della provincia), visto che i centri storici in molti casi sono stati “cinturati” perché hanno subito i danni peggiori. Le percentuali potrebbero cambiare insomma, e in peggio.
Il terremoto non ha solo fatto scempio dei centri storici. Secondo l’associazione “Città per vivere” sono circa 4.000 le case popolari danneggiate dal sisma nell’aquilano, su un totale delle 6.870 costruite dagli anni Settanta in poi. Tutti alloggi gestiti dalle amministrazioni comunali e dagli enti territoriali per l’edilizia residenziale e che in teoria dovevano rispettare le norme antisismiche. I danni alle infrastrutture stradali sono altrettanto gravi. Circa 10 milioni di euro, secondo una prima stima approssimativa che mette nel conto strade dissestate, frane e ponti crollati.
Il terremoto ha colpito almeno un quarto delle aziende che operano all’Aquila e in provincia e avrà effetti negativi sull’occupazione (nell’aquilano ci sono 7.952 aziende artigiane con circa 16.000 dipendenti). Per far sopravvivere il tessuto delle piccole aziende locali servono commesse esterne e che l’Abruzzo rientri nell’Obiettivo 1 dell’Unione Europea. I danni al mondo agricolo ammonterebbero ad almeno 100 milioni di euro.
Pesantissimo anche il bilancio per il patrimonio artistico che non può essere quantificato precisamente anche se parliamo di altri milioni di euro. I carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale sono già operativi per trasportare nei loro caveau gli oggetti più preziosi che vengono ritrovati sotto le macerie. Questa settimana il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, sarà all’Aquila per coordinare il lavoro di ricostruzione del patrimonio artistico. Intanto i suoi emissari si apprestano a raggiungere gli Stati Uniti per stabilire dei contatti con enti e fondazioni pronte a fare donazioni all’Abruzzo. Resta aperta la discussione tra architetti e urbanisti su come procedere alla ricostruzione dell’Aquila e degli altri centri colpiti dal sisma.
Nel frattempo gli sfollati nei centri di accoglienza devono fare i conti con il maltempo. Le temperature miglioreranno tra oggi e domani ma entro venerdì una nuova perturbazione porterà nuove piogge e un relativo abbassamento della temperatura. Coperte e stufe vengono distribuite nelle tendopoli insieme al cibo e ai medicinali. “Stiamo risolvendo il problema del riscaldamento nelle tende – spiega il sindaco dell’Aquila – e da domani inizieremo a pensare alla ‘fase due’, quella della organizzazione per ricostruire la nostra città”. Intanto i volontari spargono ghiaia e altri materiali stabilizzanti nelle stradine delle tendopoli per evitare che il fango prodotto dalla pioggia complichi la situazione.
Le autorità accademiche si stanno muovendo per offrire gratuitamente degli immobili agli studenti delle università dell’Aquila, mentre alcuni rettori – come quello di Palermo – propongono di ospitare gli studenti che vorranno trasferirsi in altre città universitarie, aspettando indicazioni più precise dal ministro dell’istruzione Gelmini. Si apprende che il Comune dell’Aquila stava costruendo un’altra “Casa dello studente” destinata a sostituire quelle crollata la settimana scorsa. Il progetto fu approvato nel 2000 ma non è ancora stato completato né si prevedeva di sfruttarlo a breve termine perché la spesa sopportata dal comune per ogni singolo posto letto avrebbe superato di molto quella della sede che poi è venuta giù. Negli ultimi tempi la nuova struttura era diventata rifugio di clandestini e senza tetto. “Oggi potrebbe essere un buon punto da cui ripartire,” fanno sapere al Comune.
Accompagnata dai Vigili del Fuoco, la gente sta faticosamente tornando a recuperare i propri averi dalle case abbandonare in fretta e furia il giorno del terremoto. Hanno un quarto d’ora massimo per scegliere cosa portarsi dietro, chi un computer, chi dei soldi o altri oggetti di valore. “E’ incredibile quanto le piccole cose diventino importanti quando non hai più niente”, dice una ragazza. Ognuno ha le sue storie da raccontare. Come le monache del convento Cistercense di San Leonardo che hanno resistito per una settimana alle pressioni delle autorità locali prima di lasciare la clausura. Dopo essere finite nel caos di una tendopoli, hanno trovato ospitalità in un appartamento in provincia di Perugia.