Berlusconi attacca le “toghe rosse” e accelera sulla riforma della Giustizia
28 Maggio 2009
Silvio Berlusconi si rimette l’elmetto e va al contrattacco. Punta l’indice contro certa magistratura all’interno della quale ci sono “grumi eversivi” e contro alcuni giornali “sottotappeti della nostra sinistra all’estero”. Una strategia giocata su un doppio piano: i fatti prodotti con l’azione di governo e le repliche alle accuse della sinistra. A Palazzo Chigi il premier firma il patto da 6 miliardi con la Regione Abruzzo che servirà a modernizzare la rete infrastrutturale (linea ferroviaria Roma-Pescara, pedemontana Marche-Abruzzo, aeroporto di Pescara, porto di Ortona); all’assemblea di Confesercenti parla delle cose fatte nel primo anno di legislatura e attacca chi da giorni tenta di metterlo sulla graticola: dalla vicenda Noemi al dossier Mills.
Davanti ai commercianti Berlusconi lancia il suo j’accuse alla magistratura. Incassa applausi ma anche fischi. “Qualcuno dice che dovrei farmi processare (il riferimento è anche alle sollecitazioni che arrivano dall’opposizione, ndr) . Ma io sono il campione degli imputati” dice citando le 587 visite della Guardia di Finanza “alle mie aziende” e le 2567 udienze che ha affrontato “nove delle quali in una sola settimana”. Poi sottolinea che in questi quindici anni la magistratura è “intervenuta sempre a ridosso di elezioni” o di fasi importanti sul piano politico e difende la necessità del lodo Alfano, una legge firmata dal presidente della Repubblica che – ribadisce Berlusconi – consente “alle quattro più alte cariche dello Stato di occuparsi del Paese senza dover subire l’aggressione delle toghe rosse”. Passaggio accompagnato dalle contestazioni di una parte della platea. Ma il premier non si scompone e sfida chi lo contesta ironizzando: “Io ho le spalle larghe, non ho paura di essere contestato perché mi rafforzo nell’idea di lavorare per il bene del paese. I giornali diranno che avete fischiato, ma siete pochi, siete percentualmente irrilevanti”. Frase che alla fine, fa scattare risate e applausi tra i presenti.
Non manca l’attacco alla Gandus, il giudice che si occupa del processo Mills. Berlusconi non usa giri di parole, considera “inaccettabile che chi giudica un cittadino di centrodestra vada in piazza a manifestare con i cartelli contro il governo” ed anche per questo conferma: “Non lascio la politica fino a quando non saremo riusciti a fare la separazione degli ordini, perché solo così un cittadino può avere un giusto processo”. E a proposito di riforma della giustizia (che il Pdl ha intenzione di incardinare in Parlamento prima della pausa estiva), rilancia l’ipotesi di prevedere un solo grado di giudizio per quanti hanno subito una condanna.
L’obiettivo è sveltire l’iter dei processi perché “un cittadino che va a processo ha la vita rovinata, lui e la sua famiglia” incalza il premier e per garantire la certezza della pena. Non solo, ma torna su una vecchia idea più volte ribadita a proposito di riforma della giustizia: test attitudinali e psicologici costanti per i magistrati che Berlusconi chiama “avvocati dell’accusa”. Questi ultimi – precisa – devono “accedere all’ordine degli avvocati dell’accusa appunto con propri esami, devono avere propri corsi di formazione e propri esami di attitudine psicologica continuativi”. Immediata la replica dell’Associazione nazionale dei magistrati che col presidente Palamara boccia le dichiarazioni del premier definendo “inaccettabile questo clima di insulti che nuoce alle istituzioni democratiche del paese”.
Il j’accuse di Berlusconi davanti alla platea di Confesercenti prosegue con una battuta che usa per rincarare la dose: “Chi nasce con la voglia di fare male ha tre possibilità: fare il delinquente, il pm o il giornalista…. Mio padre diceva una cosa santa : se uno nasce con la voglia o il piacere di fare male ha tre possibilità: fare il delinquente, il pm o il dentista. Adesso però – rimarca Berlusconi – i dentisti hanno trovato delle punturine che non ci fanno più male. Ma siccome a me piace mantenere il numero tre, che è il numero perfetto – conclude – io ho aggiunto un’altra categoria, quella dei giornalisti, anzi quella di certi giornalisti…”.
Il presidente del Consiglio incassa nuovi applausi quando dice che i ritardi della pubblica amministrazione nei pagamenti a sessanta giorni alle aziende sono inaccettabili e assicura l’impegno per velocizzarne l’iter. Musica per le orecchie dei commercianti.
Ma dalla platea torna qualche “bhoo” sul passaggio dell’intervento che il presidente del Consiglio riserva alla vicenda Alitalia per dire che il governo Prodi voleva “venderla ad Air France”. Ma anche qui il Cav ritrova la sua verve e reagisce sfidando nuovamente i contestatori: “Contestate pure perché ho voglia…” replica facendo con la mano un gesto come a dire che è pronto al confronto.
Sicurezza, immigrazione, ruolo dell’Europa sono gli altri temi sui quali il premier calibra l’analisi. Difende a spada tratta la linea del governo sui respingimenti dei clandestini intercettati in acque internazionali; interventi che “non hanno niente di non umanitario” e sulla sicurezza rilancia la necessità di aumentare il numero dei militari che pattugliano alcune zone delle città “e in particolare per alcuni punti, il pattugliamento non va fatto fino alle sei di pomeriggio, quando chiudono le caserme, ma proprio dalle 18 in poi”.
Cita Kissinger e parla di un’Europa che “non ha una sua presenza autorevole” e nemmeno un numero di telefono unico: “A chi dovrebbe telefonare il Presidente Obama se volesse sapere qual e’ la posizione dell’Europa sulle questioni piu’ importanti? L’Europa non ha un numero di telefono a cui si possa chiamare”, sottolinea il presidente del Consiglio che riprende una famosa battuta dell’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger ("what’s Eueope phone number?"). Il riferimento corre alla mancanza di una posizione comune su molti temi: dalla politica estera, all’immigrazione alla difesa”.
La chiusa dell’intervento la riserva alla sinistra. Il premier insiste sul concetto dell’antiberlusconismo e descrive chi dalle file dell’opposizione ne chiede le dimissioni da capo del governo o chi domanda agli italiani se gli affiderebbero i propri figli, come persone “malate di odio politico”. Sono le carte che Berlusconi mette sul tavolo in quest’ultimo scorcio di campagna elettorale. Col voto del 6 e 7 giugno ormai alle porte.