I partigiani sono i primi a criticare la sfida (persa) di Franceschini al Cav.

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

I partigiani sono i primi a criticare la sfida (persa) di Franceschini al Cav.

27 Aprile 2009

I più indignati (per usare un eufemismo) sono gli ex partigiani. Molti di loro e rigorosamente “a titolo personale” hanno intasato il telefono di Lucio Barani, socialista, craxiano di ferro (alla Camera porta sempre un garofano rosso come pochette), oggi parlamentare del Nuovo Psi-Pdl.  Non tanto per l’equiparazione coi giovani di Salò, quanto per chiedere lumi sul rischio – in realtà ormai una certezza – di vedere sfumare un ritocchino verso l’alto della loro pensione di guerra.  E’ Barani l’autore della proposta di legge per l’istituzione dell’Ordine del Tricolore e l’adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra. Che tradotto vuol dire: un riconoscimento onorifico pari a quello dell’Ordine  di Vittorio Veneto già istituito per i combattenti della Grande Guerra e un aumento pari al 20 per cento del trattamento pensionistico.

Ma tutto ciò da domani diventerà carta straccia, grazie alla trovata del leader Pd Franceschini , che dopo aver incassato l’ennesima batosta (politica) dal Cav sul 25 aprile, ha tentato di “riscattarsi” con l’invettiva contro l’equiparazione tra chi fece la Resistenza e chi difese la Repubblica di Salò, sfidando su questo terreno lo stesso premier. Che per coerenza col ritrovato spirito di unità nazionale e concordia attorno alla festa della Liberazione, più volte richiamato anche da Napolitano, si è mostrato disponibile.  Il paradosso è che quella proposta di legge l’avevano firmata anche tre deputati Pd, Franco Narducci, Giampaolo Fogliardi e Paolo Corsini (quest’ultimo ex sindaco di Brescia e docente universitario di storia contemporanea) i quali giusto giusto un mese fa hanno ritirato la firma (dopo il niet di Scalfaro e dell’Anpi). E oggi si affrettano a smentire che vi sia mai stata “una proposta bipartisan” spiegando di non aver mai sostenuto l’iniziativa di legge incriminata: “ Anzitutto – dicono in una nota congiunta – nessuno di noi ha mai parlato direttamente con Barani. A noi era arrivato nelle caselle di Montecitorio un testo che non faceva alcun riferimento all’equiparazione tra Salò e partigiani, che in un secondo momento, è stato modificato senza che fossimo avvisati e sul quale, del tutto illegittimamente, le nostre firme sono rimaste. Abbiamo ritirato il nostro consenso con una lettera inviata al presidente della Camera Fini e lo abbiamo fatto prontamente”. Peccato però che lo si comunichi urbi et orbi solo oggi.

Corsini specifica poi che la “più totale avversione all’idea dell’equiparazione è confermata dalla mia lunga attività di studioso dell’antifascismo”. Ma il punto non è questo e francamente fa riflettere che a meno di trentasei ore da un 25 aprile che pareva segnare una svolta rispetto ai soliti distinguo tra vincitori e vinti, tra reduci di serie A e serie B, ci si ritrovi esattamente al punto di partenza. E questo vale anche per i commenti degli ex della Rsi i quali, per parte loro, rifiutano la “parificazione coi partigiani”.

All’invito di Berlusconi,  Barani ha risposto come “fece Garibaldi dinanzi al re quando stava liberando il Trentino, ‘obbedisco’, perché per ragioni di Stato, per ragioni di maggioranza, per pacificazione nazionale questa proposta di legge un risultato l’ha ottenuto e cioè che ne parlano tutti, compreso il capo dell’opposizione e il capo del governo. E’ un grosso riconoscimento a una legge che ho fatto e ritirandola favorisco la pacificazione”.  E domani a Montecitorio “archivierà” il testo depositato nel luglio scorso, (ma la questione non è finita qui perché la Mussolini ha annunciato che presenterà in Aula una proposta di legge per equiparare partigiani e repubblichini).

Anche in questo Berlusconi ha visto lungo. E non ha lasciato campo alla sinistra per ingigantire ulteriormente la portata della strumentalizzazione. Concetto che torna nelle parole del parlamentare socialista: “Berlusconi ha fatto bene a non permettere all’opposizione di strumentalizzare questa proposta”. E ne spiega l’obiettivo: “Portare l’aumento del 20 per cento a tutti gli invalidi di guerra, i partigiani, gli internati, i mutilati durante il conflitto bellico, le vedove, gli orfani. Solo l’articolo sull’ Ordine del Tricolore proponeva una nuova onorificenza per tutti coloro che ricevettero la cartolina di precetto e furono chiamati alle armi dal ’40 al ’45. Ovviamente tra loro c’erano anche quelli della Repubblica Sociale, nel senso che i giovani erano costretti al servizio militare altrimenti era in vigore l’editto del ministro della Guerra Graziani per il quale se in 72 ore non si presentavano, venivano fucilati. Questo era la proposta di legge che Franceschini e certa sinistra non hanno capito”. Barani insiste: “Non era assolutamente un’equiparazione e lo dico io che sono socialista da sempre, figlio di un partigiano grande invalido di guerra… La realtà è che il Pd non avendo altri argomenti, ha usato ancora una volta la carta della strumentalizzazione ideologica. Se la parola Rsi non era di loro gradimento avrebbero potuto emendarla in Parlamento”. Poi sbotta: “Eppoi mica gliel’ho data io la pensione ai repubblichini,  fu Togliatti nel ’47. Non solo, c’è la legge  313 del ’68 che conferma i diritti pensionistici per i militari della Rsi”.

In tempi di vacche magre, si sa, un ritocchino verso l’alto della pensione non fa certo scomodo, specie se si pensa che avrebbe riguardato una platea ristretta (si calcola all’incirca sessantamila persone, dice Barani)  e purtroppo destinata per questioni anagrafiche ad assottigliarsi di anno in anno. La copertura complessiva per l’adeguamento dei trattamenti pensionistici per reduci e invalidi di guerra era stata stimata nell’ordine di 200 milioni di euro (la verifica della congruità sarebbe tuttavia spettata al Tesoro), ma la parte al centro delle polemiche  “non avrebbe comportato costi sconsiderati  – sottolinea Barani – perché per gli insigniti dell’onorificenza era previsto un vitalizio annuo di duecento euro, senza contare che l’elevato tasso di mortalità statisticamente provato tra persone molto anziane, avrebbe consentito un riparto delle risorse tra i reduci ancora in vita, dunque con benefici per tutti”.

E così il Dario democrat rischia di ricevere il colpo di ritorno del boomerang che ha lanciato al Cav. Eh sì, vaglielo a spiegare ai partigiani sui quali il suo partito e la sinistra hanno messo il cappello che ora, per colpa loro, non potranno avere un po’ di euro in più al mese. Operazione ancor più ardua a due mesi dal voto per amministrative ed europee.

Lucia Bigozzi