La Corea del Nord rompe l’armistizio ma non si parla più di Stato-canaglia

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La Corea del Nord rompe l’armistizio ma non si parla più di Stato-canaglia

28 Maggio 2009

Che succede in Corea del Nord? La tirannide juchista ha annunciato di non sentirsi più costretta ad onorare l’armistizio della Guerra di Corea, quando il Sud del Paese fu strappato al comunismo dall’intervento americano e il Nord sprofondò nel più torvo regime stalinista dell’ultimo scorcio di XX secolo.

Un altro missile lanciato ieri per saggiare la propria ridicola ma pericolosissime potenza. Prove inappellabili che il programma di arricchimento del plutonio è ripreso, dopo le rassicurazioni alla comunità internazionale di qualche mese fa. Non c’è da aspettarsi molto altro da uno stato-canaglia riabilitato troppo in fretta. Minacce, ultimatum, armi di distruzione di massa.

Per difendersi dalle minacce nordcoreane, il governo di Seul nel 2003 aveva scelto di entrare nel Programma di anti-proliferazione lanciato dall’Italia, che prevedeva, tra l’altro, manovre militari in comune e il sequestro in mare di navi di trasporto che trasportassero materiale nucleare e armi di distruzione di massa. Così, Pyongyang ha avvertito che "qualsiasi azione ostile, compreso il fatto di perquisire le nostre navi, darà vita a una risposta dura e immediata". E la Clinton: "Difenderemo la Corea del Sud. Il regime nordcoreano pagherà delle conseguenze per i suoi atti belligeranti". 

Fonti russe fanno sapere che anche il Cremlino è preoccupato dall’escalation nordcoreana. I russi hanno già preso le loro misure di sicurezza contro un possibile inasprirsi delle tensioni nell’area. Le agenzie di Mosca parlano di una “guerra di nervi” che potrebbe innescare un piccolo ma devastante conflitto nucleare.

Nel suo discorso allo Stato dell’Unione, era il gennaio del 2002, George W. Bush inserì la Corea del Nord nell’“Asse del Male” composto da Iraq, Afghanistan, Libia e Iran. L’Iraq è stato liberato da Saddam Hussein. In Afghanistan è stato rovesciato il regime talebano. La Libia si è sfilata appena in tempo dalla lista. Restano l’Iran e la Corea del Nord. Sull’asse Teheran-Pyongyang si gioca la partita più difficile di Obama.