Il punk, la Madonna e la bandiera di Israele. Lo strano caso di Giovanni Lindo Ferretti

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Il punk, la Madonna e la bandiera di Israele. Lo strano caso di Giovanni Lindo Ferretti

05 Luglio 2009

Il momento culminante della carriera di Giovanni Lindo Ferretti – uno dei padri fondatori del punk italiano – è stata la faccia che ha fatto Ritanna Armeni quando se l’è trovato di fronte in una storica puntata di "Otto e mezzo". Storica per i fan dei CCCP, poi Consorzio Suonatori Indipendenti.

Ma perchè l’Armeni era preoccupata così tanto e Giuliano Ferrara sorrideva sornione, ascoltando il flusso di coscienza di Ferretti? Come recita un irriverente slogan vergato da un anonimo writer, in questo ventennio Ferretti è passato "dalle pere a Pera", dal soviettismo al dossettismo.

In realtà le pere non se l’è mai fatte e il senatore Pera non l’ha mai conosciuto di persona ma è comunque transitato dalla sinistra movimentista e post-settantottina (il punk filo-sovietico, “rifugiarsi sotto il Patto di Varsavia”, i pellegrinaggi a Berlino Est) a posizioni del tutto opposte e forse inconciliabili. In mezzo un revival religioso che, dopo una prima fase panteista (il viaggio in Mongolia, “Matrilineare”), va riscoprendo la fede cristiana e il cattolicesimo. Fino a trovare in Papa Ratzinger "un maestro di vita". Nel paesello dov’è tornato a vivere, in casa della nonna, Ferretti conserva gelosamente il ritratto della Madonna e la bandiera di Israele.

Il suo è uno degli approdi di quella generazione di artisti, musicisti, scrittori e cineasti, cresciuti lungo la faglia adriatica della cultura italiana tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta. Una generazione che ha influenzato profondamente l’immaginario di oggi. La letteratura di Pier Vittorio Tondelli, l’arte di Andrea Pazienza, la musica e le parole di Ferretti. Destini ed esiti diversi e spesso contraddittori.

Per Ferretti, finita l’era del punk, ridimensionato anche il rock, non restava altro che buttarsi nel folk, coltivando il terreno della musica popolare e tradizionale. Quest’ultima, nel corso degli ultimi dieci anni, si è completamente ufficializzata, rientrando a pieno nei meccanismi di marketing del sistema culturale. E così come nella musica, anche da un punto di vista culturale, Ferretti è sempre stato molto sveglio a fiutare il vento del cambiamento per ricollocarsi nel mercato delle idee. Ha rifiutato gli approdi debolisti e relativizzanti della filosofia contemporanea trincerandosi dietro l’aria monacale e da cavaliere medievale.

La Armeni rimase di sasso quando lui raccontò che all’alba usciva a cavallo, “il mio cavallo da guerra, con due puledre che mi girano intorno”. Era la storia di un impegno civile politico e morale che dal punk sfocia nel “Te Deum”. Da Lotta Continua all’astensione al referendum sulla procreazione assistita e alle scelte pro-life. Ed è per questo che la Armeni era tanto preoccupata. I cattolici “rinati” sono i più pericolosi. "Sono i miscredenti che mi hanno fatto tornare cattolico – sostiene Ferretti – mi dispiace, ma è così".