Elezioni in Iran: l’ombra dei brogli sulla vittoria di Ahmadinejad
13 Giugno 2009
Sembrano spegnersi velocemente le speranze dei sostenitori di Mir Hossein Mousavi, il principale candidato rivale di Ahmadinejad alle elezioni iraniane. Secondo gli ultimi dati diffusi da Kamran Daneshjoo, Capo dell’Ufficio Elettorale, alle 5:50 erano state scrutinate 35.268 sezioni, cioè il 77,13% del totale, ed il presidente uscente, Mahmoud Ahmadinejad, con 18.302.924 voti sarebbe in testa ottenendo il 65,24% delle preferenze, mentre Mousavi con 8.929.232 voti si fermerebbe al 31,38% (gli altri candidati non sono andati oltre il 2,03%, come Mohsen Rezaee, e lo 0,88%, come Mahdi Karroubi). Ma Mousavi non ci sta e denunciando lo scandalo dei brogli ribadisce di essere lui il vero vincitore.
In effetti, se confermati i dati di queste elezioni sarebbero davvero anomali. L’alta affluenza alle urne, infatti, è sempre stata storicamente accompagnata dall’affermazione dei candidati moderati o riformisti. Fu così nel 1997 quando Khatami vinse con oltre 29 milioni di voti, suscitando grandi aspettative poi deluse, mentre quattro anni fa Ahmadinejad vinse anche grazie alla scarsa partecipazione al voto. Sembra strano, quindi, che stavolta sia stato il candidato conservatore a beneficiare dell’affluenza record (ha votato quasi l’80% degli aventi diritto tanto da costringere il Ministro dell’Interno, Sadeq Mahsouli, a prorogare per ben due volte la chiusura dei seggi, inizialmente prevista per le 18.00).
D’altra parte che fosse alta la possibilità di brogli era stato sottolineato anche dagli esperti, come dimostrano le parole di Michael A. Ledeen, Freedom Scholar alla Foundation for Defense of Democracies (FDD) di Washington, che su PajamasTV aveva già evidenziato come le modalità di voto in Iran, diverse da quelle cui noi siamo abituati, si prestino a manipolazioni. Sulla scheda, infatti, non ci sono simboli, né foto, né scritte; l’elettore deve semplicemente scrivere il nome del candidato che vuole venga eletto. Detto così sembra banale, ma se si pensa che circa il 20% della popolazione è praticamente analfabeta, e che quindi per esprimere il proprio voto ha bisogno di un supporto da parte del personale presente nel seggio si può ben capire come non sia molto difficile indirizzare voti verso altri candidati che non siano quelli realmente scelti dagli elettori. E d’altra parte la denuncia di brogli è ormai una costante delle elezioni iraniane (si ripresentano puntuale praticamente ad ogni tornata elettorale.
Se dovessero essere confermati i dati forniti finora dal quartier generale dell’Ufficio Elettorale sarebbe davvero sconfortanti perché da queste elezioni giungevano segnali importanti. Rileva Ledeen che rispetto a quattro anni, quando fu eletto Ahmadinejad, gli iraniani hannno ritrovato l’entusiasmo, sono scesi in strada per manifestare il loro dissenso contro il regime khomenista, ed hanno partecipato in massa ai comizi, infiammati soprattutto dalle parole della moglie di Mousavi, Zahra Rahnavard, dimostra la vitalità della società civile iraniana. E il fatto stesso che Zahra sia diventata una figura centrale nella campagna elettorale di Mousavi rappresenta una novità quasi rivoluzionaria, dato il ruolo che le donne iraniane ricoprono in politica e in società. Per questo l’elezione di Ahmadinejad rappresenterebbe un durissimo colpo per le speranze di riformare pacificamente il paese. E potrebbe essere proprio questo il motivo per il quale la Guida Suprema, Ali Khamenei, non è intervenuto per sedare le proteste emerse in campagna elettorale. Alcuni pensavano che stesse aspettando di far venire allo scoperto i dissidenti più “nascosti”, altri invece ritenevano che Khamenei, sapendo che il paese è in una situazione potenzialmente esplosiva, non fosse intervenuto per non rischiare di far scoppiare la protesta e di perdere il controllo dell’ordine pubblico. Più probabilmente aspettava che gli entusiasmi venissero soffocati dai risultati elettorali.
A questo punto, però, bisognerà vedere come deciderà di comportarsi la Guida Suprema di fronte alla denuncia di brogli avanzata con forza da Mousavi, e soprattutto cosa accadrà se i suoi numerosi sostenitori non dovessero accettare i risultati annunciati. Secondo la nota agenzia di intelligence STRATFOR, la situazione sarebbe “esplosiva”, come dimostra il fatto che già nella notte si siano registrati scontri tra la polizia ed i sostenitori di Mousavi. Una cosa però è certa: il regime, dai Pasdaran ai Basij, dall’Assemblea degli Esperti al Consiglio dei Guardiani, non si farà da parte per lasciare strada a un eventuale cambiamento del paese, tantomeno se tale cambiamento cercasse di formarsi nelle piazze a dispetto dei risultati elettorali.