Il Cav. convoca un super-vertice per chiudere la questione meridionale
28 Luglio 2009
Il “caso” Sud agita governo e maggioranza. I movimenti e gli ultimatum di Miccichè da un lato e di Lombardo dall’altro, impongono un “serrate i ranghi”. Il premier intende accelerare sulla tabella di marcia e il piano del governo per il Mezzogiorno sarà definito nel vertice convocato da Berlusconi per oggi coi ministri dei dicasteri coinvolti nel progetto: Giulio Tremonti (Economia), Raffaele Fitto (Affari Regionali), Altero Matteoli (Infrastrutture), Claudio Scajola (Sviluppo economico) e Stefania Prestigiacomo (Ambiente). Ma è proprio il titolare di via XX settembre a manifestare disappunto al Cav. per il fuoco di fila che Miccichè ha aperto nei suoi confronti, facendo intendere che adesso è arrivato il momento di darci un taglio.
E la Lega? Il Senatur va dritto al punto; conferma che il Carroccio non si metterà di traverso sul rilancio del Sud ma la condizione è che le risorse devono essere impiegate per progetti precisi e mirati. Posizioni espresse durante il viaggio da Milano a Roma (con Berlusconi, Tremonti e Bossi c’era anche Calderoli), prima di partecipare al voto finale sul dl anti-crisi che la Camera ha poi licenziato (i deputati Mpa non hanno partecipato al voto, come accaduto venerdì scorso per la fiducia). Posizioni successivamente ribadite dagli stessi ministri al premier durante un lungo aperitivo alla buvette di Montecitorio.
Fonti della maggioranza riferiscono che Berlusconi avrebbe condiviso le rimostranze di Tremonti per gli attacchi del sottosegretario siciliano garantendo l’impegno “personale” a risolvere, una volta per tutte, il caso. Le ipotesi in campo vanno da un incarico a Miccichè nella “cabina di regia” a Palazzo Chigi per la gestione degli interventi al Sud, all’opzione di una struttura ad hoc per il Meridione, un ministero nella fattispecie. Anche se quest’ultima pare la via meno percorribile considerando che un dicastero ad hoc significherebbe rischiare di aprire nuove tensioni col Tesoro sul capitolo deleghe e fondi. Tuttavia, dal vertice di oggi con il Cav. dovrebbe uscire la soluzione definitiva. E a giorni dovrebbe essere presentato il “manifesto” per il Sud elaborato dai gruppi parlamentari di Camera e Senato. Un contributo di idee e proposte – una sorta di road map – calibrate sulla questione meridionale che, accanto al piano del governo, danno chiaro il segno della volontà della maggioranza di farsi carico della questione meridionale e di ricomporre gli strappi.
E i movimentisti siciliani? Nella giornata ancora tutta dedicata ai temi del Mezzogiorno, Miccichè e Lombardo non hanno alcuna intenzione di fare passi indietro, anche se il sottosegretario alla presidenza del Consiglio cambia tattica. Dopo il j’accuse di qualche giorno fa e la conferma che il suo movimento per il Sud (“Forza Sud”) è pronto a partire e il nuovo “segnale” inviato alla maggioranza da Montecitorio sul dl anticrisi (governo battuto su un ordi ne del giorno per individuare Palermo come sede del forum permanente sullo sviluppo dell’area del Mediterraneo), Miccichè sceglie di temporeggiare: “Abbiamo denunciato la situazione di ritardo in cui versa il Sud non perchè io voglio diventare ministro o gli amici miei vogliono garantirsi la ricandidatura alle prossime elezioni, ma perchè è sotto gli occhi di tutti. Basta guardare i dati dell’ultimo rapporto Svimez. Così come è sotto gli occhi di tutti che il governo non ha fatto abbastanza, e soprattutto non ha fatto quello che avrebbe dovuto fare: dare i Fondi Fas, che sono del Sud, e che invece il ministro dell’Economia ha dirottato e ancora deve spiegarci il perchè, al Nord” spiega Miccichè che poi aggiunge: “Questi sono i fatti ai quali dobbiamo rispondere. Se per riequilibrare dentro l’esecutivo e dentro il nostro partito il baricentro geografico dell’azione di governo, è necessario dare vita ad un nuovo movimento, ad un nuovo partito, noi siamo disposti a farlo, mettendo in gioco tutto. Se, come Berlusconi ha affermato, non c’è necessità di una operazione del genere perchè il Sud da adesso sarà la priorità del governo, ne prendiamo atto e saremo al fianco del presidente, dandogli la nostra fiducia. Ma ci vogliono gesti concreti”.
Le condizioni per un’eventuale ricomposizione del quadro, Miccichè le individua in tre punti: “Sbloccare i fondi Fas subito, rendere i parlamentari meridionali protagonisti del momento della scelta e della elaborazione delle strategie, rinforzare dentro l’esecutivo la posizione dei ministri, come Stefania Prestigiacomo. Su questo io non ho difficoltà a ribadire la mia fiducia al mio amico Silvio Berlusconi. Ma prima vogliamo vedere i fatti, e si tratterà dell’ultima volta. Il tempo delle deleghe in bianco è finito”. Parole che fanno pensare ad una “tregua” siglata già ieri, prima del voto in Aula. Gli uomini di Miccichè lo fanno capire quando dicono “aspettiamo martedì, noi Berlusconi lo vogliamo bene…”. Martedì infatti il dl anticrisi dovrebbe tornare alla Camera in terza lettura dal momento che appare molto probabile che al Senato saranno introdotte modifiche (lo stesso Berlusconi non ha escluso l’eventualità) che tengano conto delle richieste dei movimentisti e della sollecitazione del ministro Prestigiacomo sul ripristino delle competenze dell’Ambiente su reti energetiche e centrali nucleari.
Se i “miccicheiani” firmano la “tregua” in attesa di fatti concreti dal Cav., più articolata è la posizione del governatore della Sicilia. Da un lato, Lombardo prende atto positivamente del piano per il Mezzogiorno annunciato dal premier, dall’altro rialza i toni. E’ Arturo Iannaccone, responsabile del dipartimento Welfare e Sanità del partito a lanciare l’idea del parlamento del Sud come organismo istituzionale pronto “ad assumere posizioni ben più radicali se il governo non cambierà rotta e il Mezzogiorno sarà penalizzato”. Il punto, osserva l’esponente del Mpa, è che “non si tratta più solo di rappresentare le rivendicazioni dei meridionali sulle quali grava il peso enorme del divario economico con il Nord del Paese, ma di rispondere alla necessità di far emergere una nuova classe dirigente che sia intensamente caratterizzata dalla dimensione culturale, valoriale e dalla consapevolezza delle enormi difficoltà economiche del Mezzogiorno”. Per Iannaccone, dunque, “il parlamento del Sud deve assolvere a questa funzione, coniugando la dimensione politica e la specificità tecnico-economica della questione meridionale”.
Intanto a Montecitorio, una ventina di parlamentari convocati dal deputato napoletano Amedeo Laboccetta (ex An ora Pdl), leader dell’associazione “Polo Sud” (diventerà una Fondazione), ha scritto una lettera al ministro Tremonti per chiedere un incontro sulle strategie di rilancio del Mezzogiorno. Tra i firmatari della missiva ci sono esponenti ex An e d ex Fi tra i quali l’europarlamentare Salvatore Tatarella e i deputati Moffa, Lamorte, Pecorella, Souad Sbai, Divella, Versace. Scopo: spiegare gli obiettivi della costituenda Fondazione e rilanciare l’esigenza di “un nuovo raccordo tra il ceto politico Pdl che vuole riportare al centro dell’ attenzione nazionale la questione meridionale, ed il ministero che autorevolmente dirige”. Come dire: Tremonti dovrebbe avere un approccio più aperto nei confronti dei “meridionalisti”.