Quant’è disposto a cedere Obama alla Russia per avere lo Scudo spaziale?

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Quant’è disposto a cedere Obama alla Russia per avere lo Scudo spaziale?

08 Luglio 2009

Al solito tutti i giornali hanno titolato allo stesso modo: con l’incontro tra Obama e Medvedev si apre una nuova stagione di dialogo tra le due superpotenze dopo le incomprensioni e le tensioni dell’epoca Bush. Equazione facile facile, oltretutto condita dal corollario della speranza di un mondo senza armi nucleari, la nuova frontiera dell’obamismo. Girone, per ora, di andata.

Al solito, quando si parla di avvenimenti del genere, si finisce per scrivere le stesse cose in un eccezionale esercizio di conformismo o, più semplicemente, così si evita di approfondire le questioni a tutto vantaggio del tempo (libero).

L’intesa raggiunta sulle armi nucleari – che farà da base per un futuro rinnovo del trattato START I – prevede una riduzione delle testate a 1.500 a 1.600 – contro le 2.200 testate operative previste dal Trattato di Mosca del 2002 – e dei vettori a 500/1000. Sulla base di questo quadro, poi, proseguiranno le trattative per arrivare ad un accordo definitivo che dovrà definire tutti i dettagli.

Prudenza allora consiglierebbe di aspettare prima di dare giudizi. Anche perché su tutta la questione pende la spada di Damocle della difesa antimissile americana su cui le differenze restano. Si è cercato di ricorrere alla dissimulazione – ad uso e consumo della stampa – accennando a possibili forme di cooperazione e riconoscendo all’unisono la minaccia rappresentata dai missili balistici dei rogue states, ma quando ci sarà da trattare sul serio i negoziatori russi e americani non faranno prigionieri.

Al momento la Russia si è vista riconoscere, nonostante le smentite del team di Obama, una sorta di linkage tra la riduzione delle armi nucleari e lo scudo americano nell’Europa dell’est. Esattamente ciò che Mosca ha sempre richiesto. Non è un caso che i neocon abbiano sparato ad alzo zero sul vertice e sull’atteggiamento di Obama accusato di aver trattato Medvedev da pari e, dunque, di voler dare alla Russia un peso superiore alle sue reali capacità.

Sicuramente la Russia non può essere considerata sullo stesso piano degli USA, ma è l’unica potenza al mondo che in dieci minuti potrebbe incenerire tutte le città americane, con buona pace di Kagan e compagni. Un particolare che l’approccio “panzer-idealistico” neocon tende a trascurare ma che in trattative del genere è l’unico che conta. Vedremo allora quello che uscirà fuori dalle negoziazioni sul rinnovo dello START. Per il momento lo schieramento del cosiddetto “terzo sito” della componente intermedia della difesa antimissile americana in Repubblica Ceca e Polonia resta in stand-by.

Il Governo polacco ha già chiesto più volte a Washington che ne sarà del progetto dando segni d’impazienza dopo le pressioni a cui era stato sottoposto negli anni della presidenza Bush. Accettate poi di buon grado proprio in chiave antirussa. Dalle parti di Varsavia s’inizia a sospettare che Obama si sia ritrovato in mano con una patata bollente e non sappia adesso come e a chi mollarla. In realtà gli USA vogliono lo scudo e larghi settori del Pentagono e dell’industria della difesa spingono in questa direzione.

Il problema di Obama è allora come accordarsi con la Russia. Perché, questo è sicuro, Mosca vorrà qualcosa in cambio per accettare lo schieramento di un sistema del genere ai suoi confini. Ed ecco che non ci sarebbe da stupirsi se la materia di scambio sia un nuovo START che, pur prevedendo la diminuzione dei vettori strategici, rimuova i vincoli allo sviluppo di nuovi missili balistici con sistemi di guida più avanzati e capacità di portare più testate di rientro. Contro i quali la difesa antimissile americana sarebbe inefficace e grazie ai quali la Russia potrebbe mantenere la capacità di distruggere gli USA. It’s deterrence stupid!