Gli aeroporti di Viterbo e Frosinone? Un pretesto per tutelare certi interessi
14 Ottobre 2009
Il business aeroportuale è molto complicato e molto spesso i politici compiono degli errori nell’analisi delle problematiche in questo settore. Questo è certamente il caso di del Lazio. Le ultime dichiarazioni del presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, fanno presagire la costruzione di due nuovi scali nella regione laziale, Viterbo, già in programma da alcuni anni e Frosinone.
Certo la concorrenza in tema aeroportuale sarebbe necessaria e la numerosità degli aeroporti non è un problema. Infatti gli scali sono in una situazione monopolistica per motivi naturali avendo una catchment area difficilmente sovrapponibile. Per questo motivo i gestori degli aeroporti continuano da anni a macinare utili molto importanti, mentre le compagnie aeree continuano a chiudere i bilanci in rosso.
Avere più aeroporti significa avere più concorrenza e dunque più concorrenza significa eliminare quelle storture che oggi rendono il settore aereo estremamente fragile. È dunque una buona idea quella di moltiplicare gli scali nella Regione Lazio?
Bisogna fare una premessa prima di rispondere a questa domanda. Ad inizio dell’avventura imprenditoriale di Alitalia, durante lo scorso inverno, fu proprio il Presidente della Regione Lazio ad affermare di volere chiudere lo scalo di Roma Ciampino al fine di aiutare Alitalia. Infatti il secondo scalo romano, utilizzato dalle compagnie low cost, è molto vicino al centro città e il suo utilizzo da parte di questi operatori permette una concorrenza molto forte ai vettori che utilizzano lo scalo di Fiumicino.
La creazione del nuovo scalo di Viterbo, scelto da diverse parti del centro-sinistra, servirebbe a sviluppare il territorio del nord del Lazio e molto più probabilmente a soddisfare gli appetiti dei politici locali.
Molto spesso la costruzione di un aeroporto è vista come la “manna” dal cielo. Chi pensa questo fa sicuramente un grandissimo errore. Uno scalo è come una fiera: senza compagnie che decidono di porre dei voli è totalmente inutile e produce solamente delle perdite. Secondo l’Airport Council International un aeroporto per fare degli utili deve avere almeno 1 milione di passeggeri. Questo traguardo per lo scalo di Viterbo sembra alquanto irraggiungibile, mentre Roma Ciampino nel 2007 aveva trasportato oltre 5,4 milioni di passeggeri.
L’errore politico è quello di pensare di poter traslare i passeggeri dallo scalo di Roma Ciampino a quello di “Roma” Viterbo.
Vi è un problema di collegamento: attualmente non esistono connessioni per lo scalo della Tuscia, nonostante ci sia il progetto di collegarlo direttamente alla ferrovia. In questo modo si spenderebbero altri soldi pubblici oltre a quelli che già si stanno spendendo per poter fare un nuovo aeroporto.
Ryanair, la prima compagnia low cost europea con quasi 70 milioni di passeggeri l’anno, e leader dello scalo di Ciampino ha già annunciato che non sposterà i propri voli verso il nord del Lazio, perché pochi passeggeri sarebbero disposti ad accettare il cambiamento. Le autorità politiche credono che tale minaccia non sia reale? Sbagliano ancora una volta, perché Ryanair fa della flessibilità il suo punto di forza. Negli scorsi mesi la compagnia irlandese non ha trovato un accordo sulle scontistiche con l’aeroporto di Valencia nel quale portava circa 2 milioni di passeggeri l’anno e di conseguenza ha tolto circa l’80 per cento dei collegamenti.
Vi è un altro problema. La costruzione degli scali sta avvenendo con risorse pubbliche e senza un minimo di strategia, se non politica.
L’idea di fare un quarto scalo nel Lazio, quello di Frosinone segue proprio questa logica. Non ha senso costruire con denari pubblici un altro scalo nel Sud del Lazio, perché lo scalo di Ciampino in parte copre questa zona. Forse si vuole costruire un ulteriore aeroporto solo per cercare di aumentare il proprio peso politico in quella parte della regione.
La chiusura di Ciampino porterebbe molto probabilmente ad una perdita netta di circa 3 milioni di passeggeri per Roma e la sua regione. Infatti molti turisti sceglieranno un’altra destinazione in Europa se non troveranno il collegamento a basso costo. Certo esistono altre low cost, ma andando a vedere il prezzo medio del biglietto di Ryanair, esso è inferiore del 40 per cento rispetto a qualunque altra compagnia aerea, a causa del proprio modello di business chiamato non a caso cost-killer.
La domanda dei passeggeri low cost è una domanda nuova che non sarebbe stata soddisfatta e che non può essere sostituita con quella dei vettori tradizionali.
L’idea del Presidente della Regione Lazio porterebbe circa 3 milioni di turisti in meno nella capitale e farebbe perdere circa 6 mila posti di lavoro. Infatti per ogni milione di passeggeri si creano in maniera diretta ed indiretta circa 2000 occupati.
Marrazzo dunque non vuole aumentare il numero degli scali, bensì vuole scegliere dove costruirne di nuovi, con il solo fine di consolidare certi interessi politico-locali.
L’idea di chiudere Ciampino è inoltre una mossa anti-concorrenziale, come ha ammesso lo stesso Presidente.
Se si volessero più aeroporti, per avere una maggiore concorrenza nel settore aeroportuale, una strategia alternativa sarebbe quella di lasciare ai privati la possibilità di costruirne di nuovi. Se questo investimento fosse profittevole, senza dubbio si troverebbero dei capitali disposti a sviluppare un terzo aeroporto nel Lazio.