Gheddafi e Chavez all’attacco dell’Occidente: nasce la SATO
07 Novembre 2009
E’ passato circa un mese da quando ad Isla de Margherita in Venezuela si è concluso il secondo South America-Africa Summit (ASA), durante il quale si sono riuniti, ospiti del Presidente Hugo Chavez, 30 capi di stato, tra cui molti dittatori come il leader libico Muammar Gheddafi, il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe ed altri. Al centro del dibattito, poi sintetizzato nella dichiarazione finale (“The Margarita Declaration and Action Plan”), il rafforzamento dell’asse Sud America – Africa in funzione antimperialista, così l’ha definita Gheddafi, e cioè antioccidentale e, soprattutto, antiamericana.
Come durante il recente vertice ONU, anche in questo caso il leader libico ha organizzato il suo personale show, e stavolta la platea era tutta per lui. “Le potenze occidentali vogliono continuare ad imporci il loro potere, per questo è urgente creare un nuovo ordine mondiale che sia in grado di porre fine alla dominazione dell’Occidente”, ha detto Gheddafi, rilanciando poi una sua vecchia, ma sempre efficace dal punto di vista propagandistico, idea: la costituzione di una “NATO del Sud”, la cosiddetta SATO.
“A quelli che continuano a scommettere sulla NATO possiamo oggi dire che noi invece scommettiamo sulla SATO”, ha detto il leader libico: “Ci stiamo preparando a costruire una nuova alleanza, dobbiamo combattere per il nostro stesso futuro”. L’idea è stata naturalmente accolta con grande favore da tutti i presenti, in particolare dal padrone di casa Hugo Chavez, il quale ha dichiarato: “Ho più volte detto che visto che esiste la NATO non vedo perché non dovrebbe esistere la SATO. La South Atlantic Treaty Organization – ha concluso Chavez – è stata messa sul tavolo ancora una volta per il bene dell’America Latina”.
Ma come si intuisce dalle stesse parole del novello caudillo venezuelano, l’idea non è né nuova né originale. In realtà, se ne sente parlare dai primi anni ’80, fin dai tempi della guerra fredda. Allora, naturalmente, l’idea di un’alleanza sul modello della NATO serviva principalmente a sottrarre i paesi del sud dell’atlantico all’influenza dell’impero sovietico, e a dotarli di un sistema di protezione militare che li unisse all’interno di un’alleanza strategica simile a quella delle democrazie occidentali. Ma la questione non è mai andata oltre le pagine dei dossier riservati e degli studi universitari, soprattutto a causa delle troppe divisioni in seno all’America Latina, ma anche perché, probabilmente, troppo prematura per paesi instabili, ancora in preda a forti sommovimenti politici.
Rispetto al passato, tuttavia, ci sono diverse ragioni per prendere la questione seriamente. Innanzitutto occorre analizzare la situazione internazionale, con gli Stati Uniti che attraversano una fase di riflusso, sono impegnati in due guerre e alle prese con altri problemi (il dossier nucleare iraniano su tutti). Inoltre, occorre tenere presente le iniziative concrete seguite all’incontro di Isla de Margherita, in special modo la costituzione, dopo più di quattro anni di trattative, di una “Banca del Sud”, tante volte annunciata ma finora mai concretizzatasi. I presidenti di Argentina, Brasile, Bolivia, Ecuador, Paraguay, Uruguay e Venezuela, hanno firmato la costituzione dell’Istituto, con un capitale iniziale di 7 miliardi di dollari, che salirà presto all’astronomica cifra di 20 miliardi.
“E’ la nostra banca, che attraverso la gestione delle nostre riserve, oggi depositate al Nord, ci consentirà di aumentare il legame tra di noi“, ha detto Chavez. Nelle intenzioni dei suoi fondatori la banca, che avrà il suo quartier generale a Caracas con uffici a La Paz e Buenos Aires, dovrà servire principalmente a finanziare quei progetti congiunti di sviluppo che richiedono ingenti investimenti, primi fra tutti quelli relativi al mercato energetico e delle materie prime (bauxite, cobalto, oro, ferro, manganese, nickel e naturalmente petrolio ed uranio), per i quali oggi dipendono dagli aiuti del mondo occidentale. “Abbiamo le più ingenti riserve permanenti di acqua al mondo, e ci chiamano paesi poveri”, ha detto il presidente ecuadoregno Rafael Correa.
Nulla di strano, naturalmente, che i paesi del sud dell’Atlantico si incontrino e stringano accordi tra di loro per il proprio sviluppo, anzi ben vengano programmi tali da consentire un miglioramento delle condizioni delle popolazioni più povere. Peccato però che questi accordi servano soltanto alle pericolose ambizioni dei loro governanti. Un’eventuale SATO, infatti, sarebbe costituita per lo più da paesi non democratici, in mano ai peggiori dittatori. Le premesse alla base dell’Organizzazione, cioè la possibilità di creare uno spazio di difesa e sicurezza comune, sulle orme di quello creato da Stati Uniti ed Europa all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, sarebbero anche legittime, ma una SATO così concepita sarebbe l’esatto opposto della NATO, posta invece da Europa e Stati Uniti a difesa dei valori di democrazia e libertà.
Ci troveremmo piuttosto di fronte a un’Alleanza delle Dittature contrapposta all’Alleanza Atlantica, al motto di “dittatori di tutto il mondo unitevi”: un pericolo per la sicurezza internazionale, e non solo per quella euro-atlantica. Non resta che vedere come si muoveranno Gheddafi, Chavez e gli altri dittatori coinvolti, in vista del prossimo incontro dell’ASA che si terrà a settembre del prossimo anno proprio in Libia. Ma se le premesse sono queste, e se i governi occidentali non avvieranno un’azione pre-emptiva di contrasto, ben presto i paesi della NATO si troveranno a fronteggiare un’alleanza militare tra Sud America ed Africa. Tutto il resto sarà conseguenza.