Il processo di New York all’11 Settembre rischia di essere uno show
23 Novembre 2009
L’America si prepara a processare lo stragista Khaled Sheik Mohammed e la “banda di Amburgo” in un tribunale federale di New York. Obama ha prospettato la pena di morte ma d’altra parte è lo stesso KSM a chiederla: "Voglio essere giustiziato. Il mio sarà il primo Jihad giudiziario contro gli Usa".
L’attorney general Holder ha detto che con questa sentenza “l’America non potrà sbagliare”, ma c’è preoccupazione perché Obama potrebbe aver commesso un errore. Il processo pubblico finirà sotto i riflettori della stampa globale e i boia dell’11 Settembre hanno fatto sapere tramite i loro avvocati (a Guantanamo i terroristi s’incontrano, discutono, scelgono la linea comune da tenere in aula, e naturalmente hanno chi li difende) che sono pronti a spiegare perché fu organizzato quell’attacco. La solita manfrina della vendetta per "le colpe" dell’America.
Una propaganda pericolosa, destinata ad alimentare l’antiamericanismo nel mondo arabo e musulmano. E’ bene chiedersi come reagiranno i musulmani alle parole dei terroristi? Giustificando gli attacchi? Se gli imputati finiranno sulla sedia elettrica questo cambierà la percezione su quello che hanno fatto e su cosa rappresenta il terrorismo internazionale?
Per quanto la Casa Bianca abbia mostrato risolutezza e sia pronta a far scontare ai condannati la pena secondo le leggi americane, quelle stesse leggi sono fallibili come ogni sistema umano; potrebbero verificarsi delle incongruenze, degli sbagli, e ci ritroveremmo con qualcuno degli imputati magari condannato a un numero di anni insufficiente di carcere, e magari, un giorno, di nuovo in libertà. In America, nonostante Guantanamo e la pena di morte, ci sono la presunzione di innocenza e tribunali degni di uno stato democratico. Forme di debolezza occidentale che KSM sa come sfruttare.