L’Olimpiade della neve e l’equivoco del riscaldamento globale (a bassa quota)

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L’Olimpiade della neve e l’equivoco del riscaldamento globale (a bassa quota)

11 Febbraio 2010

Da venerdì 12 a domenica 28 febbraio, sarà tempo di Giochi olimpici invernali: ventunesima edizione della storia. Quattro anni dopo Torino, tocca ora alla città di Vancouver, Canada, il privilegio di ospitare l’evento. Che coinvolge 15 discipline, che prevede il succedersi di 267 gare. Al chiuso e all’aperto. Gare di sci alpino e di sci di fondo, di pattinaggio di figura e di hockey, eccetera. I vari siti olimpici (gli impianti sportivi, palazzetti e piste) sono quindi dislocati un po’ nel centro e negli immediati dintorni, della località bagnata dalle acque dell’oceano Pacifico – acque convogliate nello stretto di Georgia – e un po’ sulle montagne di Whistler, sempre nella provincia della British Columbia.

Proprio l’esatta localizzazione geografica dei siti canadesi, consente già d’individuare un altro, diverso fenomeno "che può avere ripercussioni sui Giochi invernali, e del quale bisognerà tenere conto in futuro" come dichiara solennemente il presidente del Comitato olimpico internazionale, Jacques Rogge. Però in riferimento al "riscaldamento globale del pianeta", quella causa sufficiente totalizzante per cui "quando non c’è tanta neve, si rimedia con quella artificiale". Dove non c’è il bianco che più bianco non si può.

Qui invece, più sommessamente, s’individua un altro fenomeno del quale tenere conto, nelle considerazioni generali sulla necessità del ricorso all’innevamento artificiale, ai tempi dei Giochi invernali del XXI secolo. In questo clima globalizzato surriscaldato (giusto mentre continua a fioccare sulle ville brianzole, così come sui Castelli romani, nel Paese del sole). Qui si registra il fenomeno di un clima tendenzialmente più mite, rilevato a quote altimetriche inferiori ai 1.500 metri sul livello del mare; all’interno di un territorio percorso stagionalmente da correnti calde oceaniche. Dove effettivamente, per conseguenza, se sulle piste non c’è tanta neve – e se su quelle piste si devono disputare delle gare sportive – occorre certo rimediare tirando fuori i cannoni.

Insomma, anche correndo il rischio di spararla grossa: qui si sostiene che a Vancouver, oggi e a Sochi (Russia, città bagnata dalle acque del mar Nero, e caratterizzata da un clima umido subtropicale) un domani, l’inverno dei Giochi invernali rispettivamente del 2010 e del 2014, è/sarà tendenzialmente meno rigido, di quello percepito a Torino nel 2006 e altrove, andando indietro negli anni e nelle temperature. Fino a Chamonix-Mont-Blanc 1924. Sede della prima edizione della storia, delle Olimpiadi della neve. Quando si stava meglio quando si stava al freddo. Ad alta quota, lassù sulle montagne dell’Alta Savoia; nel cuore della regione alpina.

Riscaldamento globale permettendo, al dunque, da venerdì via all’evento mondiale che promette brividi di emozione, a una platea televisiva potenziale di più di miliardi di spettatori. La sola cessione dei diritti di ripresa della manifestazione, ha fatto incassare al Cio 3,8 miliardi di dollari. Una rappresentanza dei 109 nazionali italiani in lizza per una medaglia, sfilerà sotto le volte del Bc Place nel corso dell’attesa cerimonia-spettacolo d’apertura (in programma sabato 13 dalle 3:00 del mattino, ora di Roma). Portabandiera azzurro incaricato di dettare il passo, Giorgio Di Centa. Carabiniere. Il fondista fratello minore di Manuela. Ai Giochi canadesi partecipano delegazioni provenienti da 89 paesi. Presenti uno slalomista ghanese e una slalomista iraniana, e tre atleti israeliani, tra gli altri. Assenti i bobbisti giamaicani.