Ogm, anche l’Europa guarda al futuro e si prepara per la Green Revolution
11 Marzo 2010
E’ stata approvata in questi giorni dall’Uninione Europea la coltivazione della patata Amflora, un prodotto ad alta tecnologia che apre nuove opportunità per le colture industriali. E’ un segnale positivo, che testimonia una logica apertura verso le tecnologie che segneranno la prossima green-revolution. La politica del “contro ad ogni costo” cede il passo alla razionalità e ad una condivisione di vedute ratificata a livello comunitario.
Gli irriducibili del contro tuttavia argomentano che il futuro dell’agricoltura del nostro Paese non è nelle coltivazioni ogm, ma nell’agricoltura di qualità (ponendo strumentalmente ed erroneamente in contrasto OGM e qualità), legata al territorio e alle produzioni tipiche pur sapendo (o forse non lo sanno) che la patata Amflora è una coltura industriale che non ha nulla a che fare con le produzioni tipiche con le quali non entra, e mai entrerà, in competizione. Non avrebbe senso e sarebbe improponibile la coltivazione della patata Amflora dove oggi si coltiva il pomodoro Pachino o la mela Annurca. Rappresenta invece una nuova opportunità per le aziende che hanno un indirizzo industriale.
L’agricoltura è un’attività economica e, come tale, deve guardare con attenzione a nuovi mercati. Ma tutto questo è solo l’aspetto più immediato associato al via libera alla coltura della patata transgenica Amflora, che trova l’approvazione di chi è veramente per l’agricoltura. Ma il significato di questa decisione va al di là dell’immediato ed ha forse il senso di vera opportunità per l’Europa che non può considerarsi isolata dal resto del mondo, verso il quale invece dovrà aprirsi seconda le logiche di una Knowledge-Based-Bio-Economy. Le importazioni europee di beni dalla Cina, in gran parte alimentari, sono cresciute del 21% all’anno negli ultimi 4-5 anni per un valore di € 231 miliardi nel 2007. Nel 2008 è stato annunciato dal governo cinese che sarebbero stati destinati altri 3 miliardi di dollari per lo sviluppo di biotecnologie in agricoltura nei prossimi 15 anni. Perché? Perché i problemi che il mondo (inclusa l’Europa) deve affrontare per effetto dei cambiamenti climatici e di una popolazione in crescita costante non possono essere risolti con le tecnologie di cui disponiamo oggi e richiedono un sforzo sostanziale e congiunto.
Jacques Diouf, Direttore Generale della FAO ha dichiarato che il sistema alimentare mondiale è "fragile e vulnerabile". Le risorse naturali non sono inesauribili. In un futuro non molto lontano sarà necessario raddoppiare la quantità di cibo contando su 2/3 dell’acqua attualmente disponibile, un aumento di circa il 200% dell’efficienza d’uso dell’acqua da parte delle colture. More crop per drop of water è il paradigma della prossima Green Revolution. Questa sfida non può essere affrontata senza lo sviluppo di nuove tecnologie. C’è chi guarda con attenzione a questo futuro. La King Abdullah University of Science and Technology ha investito ingenti risorse nel Plant Stress Genomic and Technology Research Center, una struttura gestita da scienziati leader nel settore delle biotecnologie applicate al miglioramento dell colture agrarie agli ambienti estremi (carenza idrica). La Cina, l’Arabia Saudita e molte altre “emerging economies” stanno destinando investimenti in science and techonolgy inimmaginabili rispetto a quelli medi europei, investimenti che avranno un forte impatto sul settore agricolo globale, di cui l’Europa fa parte. Il mondo sta attraversando cambiamenti radicali che determineranno nuovi assetti, l’Europa può e deve decidere se essere o no parte attiva di questi cambiamenti e scegliere o no il futuro che desidera.