L’eterno ritorno dell’uomo nuovo
25 Maggio 2007
L’intervento di Montezemolo: crisi della politica o crisi della partitocrazia?
La sortita di Montezemolo sulla crisi della politica fa discutere e produce reazioni a catena. Naturalmente nel teatrino romano si fa il possibile per utilizzare politicamente le sue parole. C’è chi cerca di sfruttare la scia del presidente della confindustria presentandosi come un campione di antipolitica. C’è chi, dall’altro lato, si rallegra perché la sortita colpisce il centro-sinistra e lo indebolisce, magari in vista delle imminenti elezioni amministrative parziali che, con un miope calcolo partitocratico, vengono considerate un test decisivo per il futuro del paese.
Si tratta di reazioni tatticiste di corto respiro. Ma, occorre dirlo subito, sarebbe sbagliata anche una risposta politicista. In altri termini non si può ribattere a Montezemolo rivendicando l’intrinseca nobiltà della politica. Attività faticosa che richiede capacità di mediazione, buon senso, pragmatismo, attitudine al compromesso, capacità di interpretare gli umori popolari e via di questo passo. Un pistolotto celebrativo svolto secondo queste linee sarebbe del tutto fuori luogo.
Rispetto a questo eterno ritorno del piccolo cabotaggio o della tentazione politicista non è male fare un esercizio di memoria. Non è la prima volta che da parte dell’establishment economico vengono fuori propensioni antipolitiche. Citando un po’ alla rinfusa, ricordo che negli anni settanta del secolo scorso venne suggerita la necessità di un alleanza tra produttori contro le incrostazioni parassitarie; nei primi anni ottanta ci furono le proposte di un governo di tecnici; circa un decennio dopo, mentre la prima repubblica (rectius il regime democristiano) stava crollando, venne invocata la necessità di un partito degli onesti.
Insomma l’esercizio di memoria è utile perché mostra come la tentazione di rigetto verso il mondo politico sia antica nel mondo imprenditoriale italiano.Tuttavia, fermarsi al nulla di nuovo sotto il sole non %C3