Olimpiadi 2020, la concorrenza fa bene a Roma e Venezia, le italiane coinvolte
18 Marzo 2010
Quale sarà delle due la candidatura migliore, lo si saprà dopo le elezioni, appunto. Roma o Venezia? Quale città candidata a ospitare l’edizione 2020 dei Giochi olimpici, rappresenterà l’Italia nella gara internazionale che sarà promossa in sede Cio? Ieri si è riunita al Coni per la prima volta, l’apposita Commissione di valutazione dei dossier presentati ufficialmente dai comitati delle due città. Componenti della Commissione: il presidente del Coni Gianni Petrucci, i vicepresidenti Riccardo Agabio e Luca Pancalli, ancora il segretario generale dell’ente Raffaele Pagnozzi, i membri Cio Franco Carraro, Mario Pescante, Ottavio Cinquanta, Francesco Ricci Bitti, Manuela Di Centa, Annamaria Marasi in rappresentanza degli atleti.
Ma i 9 non si pronunceranno sui dossier prima dell’inizio di aprile: ci sono di mezzo le amministrative del 28-29, comunali di Venezia comprese. Seguiranno i pronunciamenti della Giunta e del Consiglio nazionale del Coni, seguirà l’avvio della gara internazionale vera e propria, prima per l’elezione delle città formalmente "candidate" a livello internazionale, e quindi per l’elezione – al secondo turno – della città incaricata dell’organizzazione dell’evento (il procedimento avrà termine nel 2013).
Roma o Venezia? Il pronostico di quasi tutti gli osservatori dice Roma, fortissimamente Roma. La Capitale ha già ospitato un’edizione dell’Olimpiade estiva, giusto cinquant’anni fa. E questo precedente, per quanto relativamente remoto, sarà comunque tenuto in considerazione dai membri Cio, nel caso la candidatura italiana si rimettesse in moto verso Losanna, partendo dal Foro Italico; anziché dal quadrante di Tessera, a nord di Mestre. Roma rappresenta la tradizione e una precisa garanzia. Venezia rappresenta una sfida affascinante, forse un’incognita. Roma scatta in avanti avvantaggiata dall’impiantistica in dotazione da subito, e dalla logistica più funzionale al sistema di comunicazioni e trasporti, indispensabile allo svolgimento della manifestazione. Venezia rincorre il futuro e lo sviluppo di un’area di raccordo (quella di Tessera) delle potenzialità di più province, anzi di un’intera regione, economicamente ed ecologicamente avanzata. Scommettendo su Roma insomma, il Coni punterebbe sul sicuro.
Scommettendo su Venezia invece, affronterebbe l’azzardo, conterebbe sull’effetto sorpresa buono per competere con altre possibili città outsider, magari Doha, Dubai o Baku. Vinca e convinca più Roma o Venezia, peraltro, conta molto di più che l’unica candidatura italiana selezionata, esca rafforzata da questa sanissima, leale competizione interna. Tra Comitati rappresentanti di un territorio coeso, intraprendente, che fa, disfa e non ha paura di rifare: strutture e infrastrutture permanenti e non, da rimodernare o da allestire ex novo. La concorrenza fa bene anche all’ottimizzazione dei costi messi in preventivo, nel Lazio come in Veneto. Perché non si sprechino insieme un’opportunità per il paese e per una metropoli, e soprattutto troppe risorse pubbliche, sul modello di altre imprese sportive compiute nel recente passato. Da Italia ’90 in poi.