Scaglia: “Fastweb è vittima”. Le tappe dell’interrogatorio di ieri
02 Marzo 2010
24 ore. Questo il tempo che Telecom Italia Sparkle e Fastweb hanno ancora a disposizione per presentare la documentazione necessaria a fornire delle garanzie, affinché le società travolte dalla maxi inchiesta sul riciclaggio da 2 miliardi di euro non siano a rischio di commissariamento.
La decisione è stata presa dal gip Aldo Morgigni, dopo che le due società, la prima rappresentata dagli avvocati Paola Severino e Filippo Dinacci, la seconda Franco Cippi e Gildo Ursini, avevano chiesto un rinvio dell’udienza sul commissariamento. Ciò vuol dire che entro breve il giudice prenderà una decisione. Anche il procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo, e i Pm Giovanni Bombardieri, Giovanni Di Leo e Francesca Passaniti, che hanno aderito alla richiesta di rinvio presentata dalla difesa delle società, potranno integrare la documentazione finora depositata.
Telecom Italia Sparkle e Fastweb rischiano il commissariamento in base alla legge n. 231 del 2001 che prevede misure interdittive a carico delle società che omettano di allestire i controlli necessari ad impedire che i propri dipendenti commettano reati da cui le società possono trarre vantaggio. Per quanto riguarda Telecom Italia Sparkle, i legali della società hanno depositato un verbale del consiglio d’amministrazione che si è svolto ieri nel quale i consiglieri di amministrazione hanno deliberato di dare incarico a un soggetto indipendente di riconosciuta professionalità di occuparsi della revisione del modello organizzativo della società.
Silvio Scaglia, fondatore e ex amministratore delegato di Fastweb, era rientrato in Italia dall’estero il 25 febbraio, deciso a chiarire la vicenda con gli inquirenti. E’ indagato per associazione per delinquere pluriaggravata finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti e al riciclaggio transnazionale. Ieri mattina il gip di Roma, nel carcere di Regina Coeli, lo ha interrogato per due ore. Il suo legale, Pier Maria Corso, ha chiarito: "Il mio assistito ribadisce che in questa vicenda la società è stata vittima". Corso ha anche specificato che dagli atti dell’inchiesta emergono effettivamente degli illeciti, e ognuno se ne assumerà le responsabilità. Scaglia ha poi aggiunto: "La struttura di Fastweb comprende decine e decine di persone, e ognuno nell’ambito della propria competenza ha svolto il proprio ruolo. Potrebbe darsi – ha proseguito Scaglia al gip – che qualcuno non si sia comportato correttamente, ma non è mio compito di affermarlo o di escluderlo, ma per quanto riguarda me e quelli che conoscono escludo la commissione di reati".
Scaglia e il suo legale sono comunque sereni. Durante l’interrogatorio sono stati chiari e disposti a collaborare. Scaglia avrebbe riferito al gip che il suo ruolo non era quello di controllare le operazioni commerciale e che c’era una struttura di controllo preposta a questo compito. Scaglia insomma, ha dichiarato di esser convinto che quella struttura funzionasse bene. I legali hanno ribadito che il loro assistito "si è costituito proprio per chiarire la situazione". Al gip ha detto di non avere "mai visto né conosciuto Gennaro Mokbel (l’imprenditore romano che, secondo gli inquirenti, sarebbe a capo dell’associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio) e Carlo Focarelli (ideatore, secondo i pm, della truffa da 365 milioni ai danni del fisco)". Quanto alle truffe telefoniche contestate dai pm è stato fatto presente dai legali che "a quanto risulta dalle macchine di rilevazione della società i servizi forniti sono stati effettivi, il traffico era effettivo".
L’avvocato dell’ex Ad Fastweb ha comunque chiesto al gip la revoca degli arresti per il suo assistito e, in subordine, la concessione degli arresti domiciliari, al fine di evitare soluzioni ritenute smisurate rispetto "all’obiettivo di correttezza e trasparenza nelle questioni societarie". Per il momento, il legale di Fastweb Franco Coppi, ha negato la possibilità di un cambio dei vertici del consiglio d’amministrazione della società.