Omicidio Meredith. Le motivazioni delle condanne

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Omicidio Meredith. Le motivazioni delle condanne

04 Marzo 2010

Un delitto "senza alcuna programmazione, senza alcuna animosità o sentimento rancoroso contro la vittima". Questa, una parte della motivazione della sentenza di condanna nei confronti di Amanda Knox e Raffaele Sollecito depositata questa mattina dai giudici della Corte d’Assise di Perugia. I due erano stati condannati, nel dicembre 2009, rispettivamente a 26 e 25 anni di reclusione per omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher insieme a Rudy Guede.

Secondo i giudici il delitto si è consumato – si legge nella motivazione di 427 pagine  firmate dal presidente della Corte Giancarlo Massei e dal giudice a latere Beatrice Cristiani – col movente "di natura erotica sessuale violento che, originatosi dalla scelta del male operata da Rudy, trovò la collaborazione attiva di Amanda e Raffaele". Il quadro che emerge dal processo è "complessivo e unitario, senza vuoti e incongruenze" con la conseguenza che l’esito "necessario e strettamente conseguenziale" è l’attribuzione del "reato ipotizzato a entrambi gli imputati" Rudy Guede è già stato condannato a 30 anni con rito abbreviato. Pena, questa, ridotta in appello a 16 anni. Nel provvedimento si afferma inoltre che la Knox "accusò liberamente Patrick Diya Lumumba di avere ucciso Meredith e l’accusò nella consapevolezza dell’innocenza dello stesso Lumumba". Di qui la condanna anche per il reato di calunnia, per la quale la giovane di Seattle si è vista assegnare un anno di pena in più rispetto a Sollecito.

Nel testo, anche la motivazione della concessione delle attenuanti (i pm avevano inizialmente chiesto l’ergastolo): "Entrambi gli imputati sono giovanissimi – ha scritto ancora la Corte – e lo erano ancora di più all’epoca dei fatti. L’inesperienza e l’immaturità proprie dell’età giovanile erano accentuate dal contesto in cui entrambi si trovavano perché diverso da quello nel quale erano cresciuti e privo di punti di riferimento abituali che potevano valere a costituire sostegno, confronto e verifica continui nelle determinazioni della vita quotidiana".