Con Nick Clegg il liberalismo prende il posto dello statalismo laburista

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Con Nick Clegg il liberalismo prende il posto dello statalismo laburista

29 Aprile 2010

Sfoggia un savoir faire da politico navigato Nick Clegg. "Voglio essere primo ministro" ha dichiarato al Times. Nell’intervista rilasciata al quotidiano britannico, il leader dei Liberaldemocratici sostiene che il suo partito è diventato ormai la vera forza progressista che si presenta alle urne. Gli elettori britannici avrebbero insomma da scegliere tra due partiti: la ragione avanzata da Clegg è che i LibDem hanno già sostituito il partito laburista e che il voto del 6 maggio è ormai "una gara a due tra due diverse proposte di cambiamento", quella dei Conservatori e quella del suo partito. Il liberalismo avrebbe insomma definitivamente sostituito lo "statalismo laburista".

I liberaldemocratici avranno un ruolo cruciale se tra una settimana, come previsto, nessun partito otterrà la maggioranza assoluta e se l’ipotesi dello "hung Parlament" – un parlamento senza un partito con una chiara maggioranza – diventerà realtà. Nel corso della lunga intervista, l’aspirante inquilino di Downing Street ha nuovamente negato di voler trattare con Gordon Brown se il Labour dovesse uscire dalle urne in terza posizione, ma non ha escluso di poter lavorare con i laburisti, spiegando di avere un obbligo morale a formare un "governo buono e stabile". Al di là del vincitore, di una cosa è certo l’astro nascente della politica britannica: il tema essenziale di qualsiasi negoziato con David Cameron sarà la riforma elettorale, a suo avviso, ormai "ineludibile". L’attuale sistema ha garantito stabilità politica ma penalizza i partiti minori e non riflette le scelte fatte dagli elettori.

La ventata di novità che Clegg sta soffiando sull’isola inglese dall’inizio della campagna elettorale e la sua spavalderia delle ultime dichiarazioni e apparizioni tv devono, però, fronteggiare un primo calo di consensi dei LibDem in tre diversi sondaggi. Ed è la prima volta da quando è esplosa la "Cleggmania". Per due di queste ricerche, sono i laburisti a guadagnarci, mentre per una terza, sono i conservatori. L’istituto YouGov per il Sun assegna il 28% al partito di Nick Clegg (meno un punto rispetto al sondaggio di 24 ore prima), il 29% al Labour (più un punto percentuale), e il 33% ai Tory. Il sondaggio di ComRes per ITV, assegna invece ai libdem il 29% (meno due punti), ai laburisti il 29 (più uno) e ai conservatori il 33%. Infine, Populus per Times: i LibDem al 28% (meno tre punti), i laburisti al 27 (meno uno) e i conservatori al 36% (più 4 punti). Una spiegazione del trend negativo potrebbero essere state le dichiarazioni di Clegg sull’immigrazione, un settore con cui i LibDem, con il loro piano di sanatoria per i clandestini, non incontrano la piena approvazione dell’opinione pubblica.

L’ultimo dei tre dibattiti prima del voto, incentrato sui temi economici, che si terrà stasera, sarà cruciale per le sorti di Clegg. Dalla sua c’è il fatto che potrà muoversi nel suo habitat naturale, la tv, che fin’ora lo ha fatto brillare rispetto ai due avversari. In più avrà la possibilità di aprire un secondo fronte nella guerra contro i vecchi politici che hanno creato un sistema fiscale iniquo. In questo senso i LibDem sfoderano il provvedimento più sorprendente della campagna: l’aumento della soglia dell’imposta sul reddito a 10,000 poud. Il fatto che la proposta abbia sollevato un vespaio e che sia stata giudicata irrilevante da alcuni osservatori economici avrà comunque poco rilievo durante lo sfavillante show di Dimbleby e, d’altro canto, nessuno degli altri candidati ha affrontato apertamente la questione dei tagli. In attesa dell’ultima "puntata" di questa avvincente saga elettorale, tutti si chiedono se l’astro nascente della politica inglese continuerà a risplendere o se invece diventerà una meteora.