Mondiale, ci mancava solo la canzone (stonata) dei tedeschi contro l’Italia
23 Giugno 2010
“Non importa chi vince il mondiale, purchè non sia l’Italia”. Anche se può sembrarlo non è l’infelice desiderio di Radio Padania, si tratta invece del ritornello (tra l’altro addolcito nella traduzione) di una delle canzoni più in voga in Germania durante i campionati mondiali di calcio di “Sudafrica 2010”.
Partita inizialmente come uno scherzo di un gruppo di comici “Nur Italien nicht!”, questo il titolo della “spiritosa” canzone teutonica, il motivo sta varcando i confini nazionali, sfruttando i social network e il web in generale per affermarsi in paesi sempre più lontani. “L’idea di fare questa canzone ci è venuta dopo l’1-1 nella partita d’esordio degli azzurri contro il Paraguay”, spiegano i quattro membri del gruppo Dittmar Bachmann, Achim Knorr, Lutz von Rosenberg Lipinsky e Sven Hieronymus. Un motivetto, musicalmente parlando, di pregevole fattura e con un testo sottile e ironico come solo i panzer sanno essere.
Tanto per far capire il livello, riportiamo per intero il ritornello: “Wer den Cup gewinnt, ist scheiß egal, nur Italien nicht, Italien nicht!”. In italiano diventa: “Non importa un fico secco (per non scadere nel volgare) chi vince la Coppa. Che non sia l’Italia, che non sia l’Italia!”. Si prosegue con una attenta analisi tecnico-tattica: “Un gol nei primi secondi basta per 90 minuti”, per poi passare a: “Spintoni, sputi e insulti: questo è il calcio italiano”.
Non possono mancare delle fini e approfondite considerazioni etno-sociologiche su vizi e virtù dei nostri connazionali; “Catenine e scarpette d’oro; creme e gel, sembrate delle squillo” e “Ci piace il vostro cibo, ma per il calcio non avete tutte le rotelle a posto”. Dulcis in fundo, una squisita carrellata su alcune rappresentanze del made in Italy in giro per il globo: “Pizza, pasta, mafia, Berlusconi. Questo ci basta, altro non vogliamo”. Tradotto: luoghi comuni in quantità, offese e grasse risate (per i tedeschi).
Sarà perché storicamente non hanno mai brillato per simpatia che ci sorprende questa esplosione di irriverente e sarcastica ventata di buon umore che proviene dalla Germania. Peraltro, va ricordato che ciclicamente i crucchi rispolverano questa vena ironica – che solitamente nascondono benissimo –, basti pensare alla canzone confezionata per l’allora fortissimo centravanti azzurro Luca Toni (ai tempi alle dipendenze del Bayern Monaco), a metà tra l’omaggio e lo scherno. Oppure, andando indietro nel tempo, riportare alla luce l’esaltato rap costruito sullo sfogo di Trapattoni, quando se la prese con un suo calciatore dal nome evocativo: Strunz. Memorabile.
A sentire gli autori comunque lo stornello non vuole essere una provocazione nei confronti dei tifosi degli azzurri ma “una presa in giro e nulla più”, magari rinforzata dal fatto che “non abbiamo digerito la sconfitta dopo i tempi supplementari del Mondiale di Germania 2006”. Meno male che i panzer non sono vendicativi, altrimenti ci saremmo dovuti sorbire per anni e anni altre irresistibili hits sul 4-3 a Messico ’70 e, perché no, un jingle sulla finale mondiale che consegnò la coppa agli azzurri, a Spagna ’82.
Di positivo c’è che gli italiani sono dotati di autoironia e non se la sono presa per questa vicenda. Chiedono piuttosto a gran voce che la querelle si risolva da gentiluomini, sul campo da gioco, magari nell’ennesima sfida Italia-Germania, che tante volte ha rappresentato per noi – e non per i simpatici portatori di calzini con sandalo – un trampolino per il successo.