I Ds si scoprono un partito come gli altri
12 Giugno 2007
Piero Fassino l’aria l’aveva annusata da un paio di giorni. Almeno da quando La Stampa aveva pubblicato alcuni stralci del dossier Kroll in cui si ipotizzava l’esistenza di conti all’estero intestati al vicepremier Massimo D’Alema nell’ affaire Telecom .
E non casualmente in un’intervista a L’Unità il segretario diessino alcuni giorni fa aveva parlato di “un vento torbido che minaccia il Paese”. In realtà un monito che si rivolgeva al suo stesso Partito. Un grido di allarme per stare all’erta da attacchi esterni. Ma le precauzioni, gli accorgimenti e le premure del segretario diessino sono servite a poco. Il colpo è stato tremendo.
Dalla lettura delle conversazioni telefoniche tra gli esponenti diessini ed il capo di Unipol, Giovanni Consorte sta arrivando la tempesta. Quel vento, come aveva detto Fassino, che ora rischia di travolgere i Ds mettendoli alle corde. Non semplici chiacchierate da bar ma piani, progetti e strategie per garantire il successo dell’operazione Unipol-Bnl. Sia subito chiaro nulla di penalmente rilevante ma sotto il profilo morale e politico una vicenda che scuote dalle fondamenta la sinistra dello schieramento unionista. Che mette definitivamente in dubbio la sbandierata superiorità morale della sinistra. In realtà dai Ds si cerca di dissimulare il nervosismo e la preoccupazione.
Ma la crisi è profonda. Si tratta soprattutto di un colpo per l’immagine del Partito e dei suoi dirigenti, in un momento delicato come quello di costruzione del Partito Democratico. Un’ondata di fango, come ha spiegato nei giorni scorsi ai suoi D’Alema, che potrebbe mettere fuori gioco dalla leadership democratica i diessini e spalancare le porte alla Margherita. E a molti non è sfuggito che a parte il ministro Parisi tutti i margheritini sono rimasti in silenzio, fedeli quasi a un ordine di scuderia. Un atteggiamento che al Botteghino ha creato ancora maggiore irritazione e agitazione. Momenti, quindi, delicati per i Ds che per ora sembrano voler incassare per poi ripartire d’attacco. Un esempio c’è già stato ieri sera con Piero Fassino che da Porta a Porta ha cercato di uscire dall’accerchiamento parlando di una “vicenda ridicola” a cui è “impiccato da due anni”. Difesa d’ufficio che si scontra con le intercettazioni appena pubblicate. Alle sue parole fanno eco le conversazioni con Consorte quando Fassino, “abbottonatissimo”, in attesa di incontrare il presidente di Bnl, Luigi Abete, prendeva istruzioni dal capo di Unipol. Così come è difficile non leggere l’affanno dietro le parole di questa mattina ad Omnibus di Nicola Latorre, senatore diessino e stretto collaboratore di D’Alema ai tempi del Governo, che parla di “un lunghissimo rapporto di amicizia con Consorte” senza mai esserci “collateralismo”. Quello stesso Latorre che solo un anno fa, come si legge nelle intercettazioni, scherzava con Stefano Ricucci, l’immobiliarista allora additato da tutta la sinistra come “furbetto del quartierino”. Proprio lui, che tutti accusavano come cavallo di Troia del Cavaliere per giungere alla conquista del Corriere della Sera e che invece spiega a Latorre di aver chiuso accordi con Consorte.
Non solo, perché oggi si scopre anche che Latorre lo definiva scherzosamente “pericoloso sovversivo rosso”. Come detto, niente di penalmente rilevante ma l’imbarazzo è evidente. Ancora di più se si passa alla lettura del gergo calcistico di Massimo D’Alema con il quale tifava per la scalata di Consorte, incitandolo: “Vai Giovanni, facci sognare”. Intercettazioni che oltre a far tremare i Ds però possono mettere in pericolo anche Palazzo Chigi. Infatti è evidente che la crisi del primo partito della coalizione non può non mettere in discussione la solidità dell’Esecutivo. Fino ad ora Prodi è andato avanti grazie al sostegno dei Ds. Un sostegno forzoso, visto che all’orizzonte oltre alle elezioni non ci sono alternative, ma comunque essenziale. Ora uno smottamento nei diessini scalcerebbe Prodi fuori da Palazzo Chigi riaprendo i giochi nel centrosinistra con la Margherita che potrebbe così lanciarsi nella strada del Governo delle larghe intese e imbarcare nel progetto democratico alcuni centristi della CdL.
Fantapolitica? Può darsi, ma molto dipende da come reggerà la casa dei Ds al vento torbido delle intercettazioni. Questo lo hanno capito nella CdL, che ha deciso di mantenere un atteggiamento prudente evitando di infierire per non far precipitare le cose. L’ordine del Cavaliere è lasciare che la crisi li logori lentamente e offrendo collaborazione per l’approvazione del ddl Mastella, che da settembre giace in Parlamento. Così almeno fino all’estate. Poi con l’autunno, la discussione sulla Legge Finanziaria e le primarie del Partito Democratico si capirà quanto manca ancora per le prossime elezioni politiche e il da farsi.