Proteggere e custodire. Dieci parole chiave per i Conservatori
03 Agosto 2010
di Jens Jessen
Negli ultimi anni il pensiero conservatore è tornato molto di moda anche in Italia. Ma cosa intende difendere e a quali principi si ispira il conservatore? Cosa differenzia un reazionario, un conservatore e un progressista? Jens Jessen, giornalista tedesco cinquantacinquenne e caporedattore delle pagine culturali della rivista settimanale Die Zeit, prova a fare chiarezza su un concetto ancora oggi oscuro e usato forse con eccessiva timidezza.
In Germania il pensiero conservatore ha avuto per lungo tempo una cattiva nomea. Gli stessi politici di centro-destra non volevano essere sempre chiamati conservatori in quanto dava l’idea di qualcosa di polveroso, di immobile e autoritario o, in alcuni casi, di corrotto e di severo. A secondo dei casi ciò avrebbe potuto dare un’impressione del genere, che però non ha nulla a che fare con il significato piú autentico del pensiero conservatore, secondo il quale l’esistente deve essere protetto contro un progresso del quale è giusto quantomeno dubitare. La svalutazione dei conservatori aveva a che fare molto di più con il fatto che il progresso, nel secondo dopoguerra, ha portato perlopiù solo benefici: l’emancipazione della donna, la demolizioni di strutture autoritarie, l’aumento delle possibilità di crescita sociale, il benessere diffuso e, molto più in generale, la democratizzazione della società. Chi voleva osteggiare o frenare questo processo, non poteva che essere in mala fede, poichè difendeva privilegi e rapporti di forza consolidati contro un futuro più roseo.
Che succede però se il progresso cambia direzione e volge contro le conquiste di emancipazione? Se la globalizzazione nuoce al benessere, se lo sviluppo economico costringe le donne ai fornelli, se la tecnica minaccia la libertà e favorisce derive autoritarie, se la concorrenza sul mercato internazionale può essere mantenuta soltanto al prezzo di diminuire le coperture sociali? Può allora ciò che un tempo veniva imposto contro le forze conservatrici diventare ora un argomento per il mantenimento dello status quo? Non deve meravigliare se oggi la Repubblica Federale Tedesca, che è stata a lungo governata in nome del progresso (anche dai Cristiano Democratici), viva una svolta conservatrice in tutti gli schieramenti.
1) Il conservatore ha un doppio volto. Può difendere – almeno così sembra a secondo dei punti di vista – sia gli aspetti negativi dell’esistente (privilegi, rapporti di forza, pregiudizi consolidati) sia quelli positivi (libertà, stato di diritto, conquiste sociali). Può voler sostenere una dittatura come anche una democrazia e può schierarsi sia a destra che a sinistra del quadro politico. Ma questa è solo apparentemente una questione di punti di vista, in realtà si tratta di cosa deve essere conservato in un dato periodo storico.
2) Il pensiero conservatore è una concetto relativo. Oskar Lafontaine (uno dei leaders dell’estrema sinistra tedesca), nel momento in cui si espresse contro la riunificazione della Germania, si comportò da politico conservatore, in quanto voleva mantenere la vecchia Repubblica Federale Tedesca. Helmuth Kohl, quando sostenne proprio la riunificazione della Germania, si comportò allo stesso modo da conservatore perchè sosteneva l’antico ideale di una Germania unita. Tutti i politici si lasciarono trasportate da un impulso conservatore, quando si ribellarono contro il trasferimento del governo da Bonn a Berlino.
Il vecchio Partito Socialista Democratico tedesco (PDS), prima che si fondesse con la Linke (l’attuale estrema sinistra tedesca), era un partito conservatore, poiché proteggeva e difendeva le conquiste (o ciò che considerava tali) della Repubblica Democratica Tedesca (DDR) e voleva proteggerla dalle maldicenze. Nel momento in cui queste posizioni non avevano più una prospettiva, si traformò in un partito reazionario che voleva riproporre uno status ormai non più esistente ed un ideale ormai sparito (il Socialismo). Conservatrice era anche l’opposizione socialdemocratica a Gerhard Schröder, la quale si opponeva alla modernizzazione ed al processo di riorganizzazione in senso più liberalista iniziato dall’ex cancelliere tedesco. Ed ancora, finchè i sindacati hanno lottato per i diritti dei lavoratori sono stati progressisti e di sinistra, ma sono diventati conservatori negli ultimi anni quando hanno semplicemente cercato di conservare le loro conquiste del passato.
3) C’è anche il conservatore di sinistra. Questa posizione non è poi così paradossale, come poteva sembrare a qualcuno la definizione di se stesso (conservatore liberale di sinistra) data da Joachim Gauck (l’ultimo candidato del centro-sinistra alla Presidenza della Repubblica). Le persone di sinistra diventano conservatori una volta che si è affermata la politica di sinistra ed allora si pongono sulla difensiva. Ciò che non esiste è il conservatore di sinistra in senso stretto – questa è una contraddizione in sé perchè la sinistra fondamentalmente vuole cambiare, il conservatore al contrario, appunto, conservare e custodire. Ciononostante conservatori e progressisti hanno un comune avversario: per esempio l’attuale liberismo che non fa progredire e non conserva, ma lascia tutto nelle mani della forza della concorrenza sul mercato. (Fine prima puntata, continua…)
Traduzione di Ubaldo Villani-Lubelli
Tratto da Die Zeit