Recuperare quei 200 miliardi all’anno di imponibile che mancano all’appello

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Recuperare quei 200 miliardi all’anno di imponibile che mancano all’appello

09 Giugno 2010

Dopo una pausa di circa un anno ricomincia oggi la rubrica settimanale Tax. Se bisogna ricominciare, tanto vale ricominciare subito con un argomento sicuramente attuale e degno di dibattito: la lotta all’evasione fiscale.

Vorrei partire proprio da uno dei commenti formulati da un lettore ad un mio precedente articolo sull’argomento. L’amico lettore, dissentendo dalle mie opinioni, affermava infatti quanto segue: “Non credo che la lotta all’evasione fiscale possa portare da qualche parte. L’evasione è la difesa naturale contro l’arroganza dello Stato. E’ il sistema immunitario della società civile che cerca di continuare a vivere nonostante la malattia statale. E succede in tutti i ceti. L’evasione alla quale lei si riferisce, ovvero quella di grandi imprese colluse spesso con la politica, è solo la forma che assume questa autodifesa nelle persone che possono contare sugli appoggi statali. Viceversa, chi non può farlo, si limita all’idraulico in nero. Ma finché la tassazione sarà oppressiva, il ceto medio continuerà a pagare gli idraulici in nero, e i grandi imprenditori a evadere in maniera più furba e più cospicua. Perché l’alternativa non è pagare tutti per pagare meno, ma pagare tutto e poi morire".

Questi erano (e ritengo che siano) commenti molto diffusi.

Dopo un anno da tale commento (e dopo tutto quello che in questo anno è successo), queste parole assumono però, forse, una luce un po’ sinistra (non in senso politico).

Prima di esprimere la mia posizione (identica peraltro un anno come oggi), mi preme però fare una precisazione e premessa: le tasse non devono essere alte per sostenere una spesa pubblica sempre più alta. La pressione fiscale in Italia è oggi molto alta e andrebbe senz’altro abbassata. Uno dei passaggi fondamentali che, viste le cifre dell’evasione fiscale in Italia e visti i vincoli di bilancio comunitari, vanno però affrontati per consentire (realisticamente) l’abbassamento delle tasse (e la realizzazione del motto "pagare meno per pagare tutti", secondo me sempre valido) è quello di contrastare efficacemente l’evasione fiscale. E nel parlare di contrasto all’evasione fiscale il primo nemico sono senza dubbio le grandi frodi, le elusioni fiscali, le operazioni inesistenti etc. (tipiche delle organizzazioni criminali).

L’unica soluzione possibile (ancor più in un momento di crisi) è dunque una vera lotta all’evasione, a partire dal potenziamento di strumenti quali, ad esempio, il redditometro, al fine di accertare la compatibilità tra tenore di vita e redditi dichiarati.

Nell’affrontare la questione fiscale, non bisogna farne una questione morale; la morale è infatti un concetto molto soggettivo e soprattutto molto pericoloso quando applicato alla valutazione delle leggi. In conclusione:

–  ogni Stato non può esistere senza imposizione fiscale;

–  l’imposizione fiscale viene stabilita con legge del Parlamento;

–  la pressione fiscale è oggi troppo elevata e deve essere abbassata;

– evadere rappresenta una violazione di legge ed è quindi illegale;

– ciò che non viene pagato dall’uno sarà pagato dall’altro (che non vuole violare la legge o che comunque non la può violare);

– uno dei modi principali per abbassare la pressione fiscale passa necessariamente per un forte contrasto all’evasione fiscale.

Concreto e responsabile è oggi l’atteggiamento del Governo nell’affrontare lo stato di crisi, che, altrimenti, ci potrebbe portare nel baratro dove è appena caduta la Grecia.

Certo, è facile oggi per esponenti del centrosinistra fare una bella giravolta ed affermare, in tranquillità, che “l’evasione fiscale in Italia … è stata ed è anche condizione di sopravvivenza di una parte consistente del pulviscolo di imprese individuali e delle moltitudini di lavoratori autonomi. Bollare come ladri gli evasori è una generalizzazione, generalmente condivisibile, ma sbagliata sul piano etico e perdente sul piano politico …”.

Ecco, per non perdere voti, la politica (certa parte della politica), pur di essere ascoltata, è disposta a dire qualsiasi cosa. Anche il contrario di ciò che ha detto fino a ieri ed anche il contrario che ancora oggi in realtà dice, quando, per esempio, quella stessa parte politica propone invece un contributo sociale del 2% (a carico peraltro di chi già dichiara troppo e non di chi evade) per gli ammortizzatori sociali (ricordate, del resto, non molto tempo fa, la proposta della CGIL per introdurre una sorta di tassa di solidarietà, per un periodo di almeno due anni, e con incremento della tassazione sui redditi superiori a 150.000,00 Euro, aumentando l’aliquota dal 43% al 48%?).

Ma la politica, ancor più quando è al Governo, ha la responsabilità dello Stato e della tutela di tutti i suoi cittadini e non solo dei più furbi, anche laddove fossero la maggioranza. E che siano la maggioranza, in effetti, viene qualche sospetto, se è vero che lo scorso anno un cittadino su tre ha dichiarato meno di 10 mila euro all’anno (circa 830 euro al mese) e se è vero che i contribuenti con oltre 100.000 Euro di imponibile sono solo l’1% della popolazione (e 100.000,00 Euro lordi corrispondono a circa 4.800,00 Euro al mese per 13 mensilità, il che, seppur certamente non poco, non vuol dire essere milionari).

D’altra parte siamo in una sorta di cul de sac: non si possono aumentare le tasse (anche perché abbiamo una pressione fiscale già troppo alta) e non si possono diminuire, pena il rischio del dissesto finanziario.

La sola alternativa che resta, oltre naturalmente alla razionalizzazione della spesa pubblica, è recuperare quei 200 miliardi all’anno di imponibile che mancano all’appello (pari a circa il 15% della ricchezza prodotta in Italia), o almeno una parte (lo scorso anno sono stati recuperati circa 10 miliardi di imposte non pagate).

Anche l’evasione sui consumi del resto è altissima se solo si pensa che, a fronte di un’Iva attesa di 170 miliardi di euro, abbiamo avuto un’Iva pagata di soli 119 miliardi, con dunque un’Iva evasa per 51 miliardi di euro.

Insomma una situazione davvero insostenibile. Il Ministro dell’Economia ha del resto a tal proposito chiaramente affermato “non metteremo le mani in tasca agli italiani onesti”.

Avere una notevole evasione fiscale, del resto, per assurdo, in questo momento di crisi può essere addirittura un’arma in più a favore dell’Italia, che, a differenza di altri Paesi, può infatti permettersi di aumentare il gettito senza dover aumentare le tasse, facendo emergere l’economia sommersa e il lavoro nero e senza colpire i settori “sani” dell’economia