E se quella contro il mercurio fosse un’altra campagna allarmistica?
06 Settembre 2010
Da piccoli, quando si rompeva il termometro, col mercurio ci abbiamo giocato tutti inseguendo le mille palline che si formavano sul tavolo o per terra: era un gioco innocente, adorato dai bambini che talvolta aiutavano un tantino il destino favorendo la rottura. E’ per questo che pochi hanno fatto caso, ed ancora meno persone hanno capito, perché nel 2007 Bruxelles ha vietato l’uso nei termometri per misurare la febbre; il tema non aveva l’appeal di risvegliare le coscienze e l’attenzione dei cittadini. Eppure il mercurio è uno dei peggiori veleni facilmente accessibile, con il quale siamo venuti in contatto per anni e che ancora possiamo talvolta incontrare in maniera inconscia nei cibi.
Un gravissimo esempio di avvelenamento ambientale sono le centinaia di tonnellate che attualmente vengono sciolte nel Nilo e che stanno impestando tutto il suo corso fino alla foce, i pesci, gli animali, la flora. Perché avviene questo? Perché in Sudan da qualche mese è stato scoperto l’oro nel nord del paese, lungo il fiume. Il risultato è che oltre 200.000, sì duecentomila cercatori, in maggioranza sprovveduti e pronti a tutto si sono riversati nella zona: transumanza tragica da ogni angolo dell’Africa. Tutti usano ancora il vecchio metodo di fissare le poche pagliuzze d’oro che riescono a recuperare nei loro mastelli proprio con il mercurio che poi riversano semplicemente nell’acqua del fiume senza curarsi dei terribili effetti che stanno provocando e che continueranno a provocare per accumulazione nel tempo.
Gli effetti di questo tipo di inquinamento sono stati del tutto ignorati per anni anche se oggi qualcosa si comincia a conoscere: caso eclatante è quello di Minamata, una città giapponese della prefettura di Kumamoto, che ha addirittura dato il nome ad una particolare sindrome, la malattia di Minamata. Legata ad una delle maggiori catastrofi ambientali mai occorse nel paese. Si tratta una sindrome neurologica causata da intossicazione acuta da mercurio. I sintomi includono atassia, parestesie alle mani e ai piedi, generale debolezza dei muscoli, indebolimento del campo visivo, danni all’udito e difficoltà nell’articolare le parole. In casi estremi porta a disordine mentale, paralisi, coma e morte nel giro di alcune settimane dai primi sintomi. Una forma congenita della malattia può essere trasmessa al feto durante la gravidanza.
La malattia fu scoperta per la prima volta in questa città nel 1956 ma soltanto anni dopo ne fu compresa la causa: il rilascio di un composto del mercurio, il metilmercurio, presente nelle acque reflue della Società petrolchimica Chisso che bellamente le ha riversate, senza alcun filtraggio, in mare dal 1932 al 1968. La sostanza si è accumulata nei molluschi e nei pesci della baia antistante la città così come nella zona di mare circostante. Il bilancio è impressionante: ad oggi sono state riconosciute ufficialmente oltre 2500 vittime e di queste oltre i due terzi sono decedute a causa della malattia; moltissimi i casi di malformazioni sopravvenute nei bambini nati in quel periodo nella zona. Più di 10.000 persone hanno ricevuto risarcimenti dalla Chisso ma le cause legali e le richieste di risarcimento continuano ancora con dure battaglie legali.
Il governo giapponese e l’industria chimica fecero ben poco per prevenire e per gestire il disastro ambientale conseguente né meglio fu fatto per la riapparizione della malattia nella Prefettura di Nigata nel 1965. Tutto ciò significa che i giapponesi prima, e noi quindi, dobbiamo rinunciare ai nostri sushi di tonno rosso? Certamente no visto che l’effetto è dovuto all’accumulo, continuo nel tempo e nella zona inquinata , nella catena alimentare e che il mercurio è sempre più bandito in tutto il mondo.
Ed in Europa che succede? Bandito il mercurio dai termometri ed il mercurocromo dai disinfettanti, il dibattito si è acceso sulle piombature dentarie. La domanda è ragionevole: il mercurio contenuto nelle otturazioni è velenoso? Non c’è il rischio che la sostanza, evaporando lentamente a bassa temperatura nella bocca distilli il suo veleno nel tempo entrando in circolo nel nostro corpo? E che dire del rischio dei dentisti? Molti ricercatori ritengono che il problema non esista perché l’evaporazione è rapida ed avviene soltanto per un tempo ristretto al momento della posa dell’otturazione.
Alcuni paesi, per sicurezza, lo hanno abolito del tutto come la Norvegia, altri come Germania, Svezia e Danimarca, ne hanno ristretto l’uso nell’amalgama dentario. In Italia, pur non essendoci un divieto formale, di fatto non si usa quasi più. Anzi gli esperti, se da una parte tranquillizzano sulla potenziale pericolosità delle piombature che ci portiamo in bocca, dall’altra fanno notare che sarebbe più pericoloso, per un paziente che preso da timore volesse eliminare tutte le sue piombature, cambiarle in altre più moderne. In questo caso, infatti, la trapanatura per eliminare l’otturazione provocherebbe alte temperature ed una fuoriuscita certa di vapori di mercurio.
Il tema è ancora dibattuto ed il mercurio, così come l’ingestione sotto qualche forma di metalli pesanti, viene spesso considerato da alcuni specialisti come uno dei determinanti più rilevanti della malattia di Alzhaimer. Chi avrà ragione? E’ certo che la tossicologia è in tutti i paesi la sorella povera della ricerca medica per cui studi seri ed approfonditi ancora oggi non sono mai stati realizzati. D’altra parte, se fosse vero il peso critico delle piombature dentarie in alcune delle sindromi più gravi, ci dovremmo aspettare un mondo di zombies visto che il 90 per cento della popolazione dei paesi sviluppati ha subito e subisce cure dentarie con otturazioni di qualche sorta.
Qui sorge quindi un sospetto: non è che, come in molti altri casi, questa campagna sulla pericolosità del mercurio utilizzato nelle cure dentarie nasca per interessi diversi da quelli della salute pubblica? E magari da ambienti vicini alle multinazionali che producono le nuove otturazioni che hanno basi resinose? Forse stiamo peccando, ma come dice qualcuno, c’è il rischio che si colga nel segno. E poi tra qualche anno anche le resine faranno paura e saranno diventate pericolose: aspettiamo innovazioni tecnologiche nel campo e ne vedremo delle belle. Così va il mondo.