Con Fli, Api e Pdn si torna agli acronimi da Prima Repubblica
07 Settembre 2010
di redazione
Chi ha memoria della prima repubblica forse ricorderà gli enormi sforzi mnemonici che da elettori bisognava sopportare per destreggiarsi fra sigle di partiti e partitini che hanno complicato la vita del proporzionalismo italiano con i loro algebrici acronimi: dal più celebre e autorevole PSDI agli indimenticati PdUP e PSIUP. Pensavamo che con l’ascesa del bipolarismo, per quanto imperfetto, tutto questo sarebbe diventato preistoria. E invece…
Immaginate che si torni alle urne e i protagonisti di questa estate ribollente, i Fini, i Rutelli e i Casini, decidano, come si mormora, di creare un nuovo cartello elettorale che ridia lustro a un altro dei capisaldi storici della politica italica: il grande centro. Messa così, pensando al consenso (per adesso solo mediatico) che questi leader riescono a incontrare si potrebbe favoleggiare un risultato a due cifre ed essere tentati di dargli una chance.
Ma è qui che sorge un dubbio cosmico: cosa accadrà all’elettore quando si troverà di fronte alla scheda elettorale nel chiuso della cabina, al momento del voto? Quali fantasmi gli verranno in mente leggendo nomi come Fli, Api e Pdn? Per dirla tutta, non vorremmo essere nei panni del povero Renato Mannheimer che al prossimo giro nel salotto di Vespa praticamente dovrà riscrivere tutti i suoi sondaggi con delle corpose note a pie’ di pagina.