Nasce in Algeria il governo autonomo della Kabylia
12 Giugno 2010
di Anna Bono
Il 1° giugno è stato ufficialmente costituito a Parigi il Governo provvisorio della Kabylia, la regione dell’Algeria in lotta da decenni per l’autogoverno. L’evento avrebbe meritato ben più dei pochi lanci di agenzia che ne hanno dato notizia. A popolare la Kabylia, infatti, è una delle componenti della società algerina più vicine al modello democratico e ai valori occidentali. Si tratta dei Masiri, noti più comunemente come Berberi, che a partire dalla fine del VII secolo si concentrarono in questa regione montuosa dell’Algeria centro settentrionale sotto la pressione della colonizzazione arabo-islamica del continente africano iniziata subito dopo la morte del profeta Maometto.
È praticamente da allora che i Berberi algerini, oggi circa sette milioni, due dei quali residenti in Francia, resistono all’influenza della cultura araba, pur essendosi convertiti all’Islam, e, come i Berberi confinati nei deserti di Marocco, Tunisia, Mauritania, Mali, Niger e Libia, difendono la loro identità, tentando di preservare le tradizioni e la struttura sociale comunitaria tipiche delle popolazioni africane agricole e pastorali.
In prima linea durante la drammatica guerra contro la Francia, che aveva fatto dell’Algeria una colonia di popolamento fin dagli anni 40 del XIX° secolo, i Berberi, dopo l’indipendenza del paese ottenuta nel 1962, hanno subito con particolare violenza gli effetti marginalizzanti e discriminanti del processo di arabizzazione realizzato dall’FNL, il partito al potere: processo che non è venuto meno neanche durante i terribili anni della guerra civile scatenata dal FIS, il Fronte islamico di sicurezza nazionale legato al terrorismo internazionale, dopo la decisione del governo di sospendere il secondo turno delle elezioni del 1991 essendo il FIS risultato vincente al primo turno.
La ‘Primavera Berbera’ nel 1980 e la ‘Primavera Nera’ nel 2001 sono stati i due momenti di maggiore tensione tra governo e popolazione berbera. Nella primavera del 1980 imponenti manifestazioni seguite da uno sciopero generale in Cabilia venivano organizzate a causa della sospensione ordinata dalle autorità accademiche dell’università di Tizi Ouzou di una conferenza dello scrittore Mouloud Mammeri sulla poesia cabila antica. Era il primo movimento spontaneo di protesta dall’indipendenza e la repressione del governo è stata brutale: centinaia le persone percosse, arrestate e torturate.
Nell’aprile del 2001, in seguito all’arresto e all’uccisione in una caserma di uno studente di Beni-Douala, altre manifestazioni di massa hanno visto per protagonisti dapprima i giovani delle principali città e la reazione delle forze di sicurezza è stata ancora più energica. I morti si sono contati a centinaia mentre le proteste si estendevano a macchia d’olio culminando nella “marcia nera” organizzata a Tizi Ouzou, il 21 maggio, a cui parteciparono circa 500.000 persone, e poi nella più imponente manifestazione dopo la fine del dominio coloniale: quella di Algeri che vide sfilare per le strade della capitale un milione di persone.
A distanza di 10 anni, la creazione del Governo provvisorio da parte del Movimento per l’autonomia della Kabylia è dunque una sfida al governo algerino, ma, per i valori laici e democratici su cui dichiara di fondarsi, il nuovo organismo potrebbe costituire per l’Occidente un alleato prezioso nella lotta contro la diffusione delle reti terroristiche nel Maghreb, ancora rappresentate in Algeria da Al Qaeda per il Maghreb islamico: forse, in fin dei conti, più del governo algerino che in effetti costituisce un esempio di democrazia a dir poco “imperfetta”, tanto più da quando, nel 2008, il presidente Abdelaziz Bouteflika, al potere dal 1999, ha chiesto e ottenuto alcune importanti modifiche costituzionali. La cancellazione del limite di due mandati presidenziali a persona, gli ha consentito di ricandidarsi e svolgere un terzo mandato e la carica presidenziale è stata potenziata attribuendole il compito di redigere il programma di governo e quindi trasformando il primo ministro in un mero esecutore.