Sulla “Moschea di Ground Zero” Obama dice di sì ma poi ci ripensa

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Sulla “Moschea di Ground Zero” Obama dice di sì ma poi ci ripensa

Sulla “Moschea di Ground Zero” Obama dice di sì ma poi ci ripensa

15 Agosto 2010

Giusto lo scorso venerdì sera, durante la cena di gala organizzata per celebrare il mese di Ramadan alla Casa Bianca, Barack Obama era entrato a gamba tesa nella già piuttosto infuocata polemica sull’opportunità di costruire una moschea a due isolati da Ground Zero. Il presidente aveva dichiarato che “i musulmani in questo paese hanno il diritto di professare la loro religione come tutti gli altri” e aveva implicitamente accordato il suo supporto al controverso progetto.

Il dibattito domina la scena dei telegiornali americani da diverso tempo ormai. Già Newt Gingrich e Sara Palin si erano pubblicamente schierati contro la moschea di Ground Zero e un recente sondaggio della CNN rivela che anche il 68% degli americani sarebbe con loro. Al Congresso Usa, diversi senatori repubblicani hanno chiesto al loro governo d’investigare sui fondi della Cordoba Initiative, sospettosi di possibili collusioni con gli estremisti islamici. E mentre il sindaco di New York, Micheal Bloomberg, lodava il discorso di Obama e si schierava dalla sua parte, il presidente era a Panama City, in Florida, dove un cronista gli ha chiesto a mezza bocca e di sfuggita cosa ne pensasse delle reazioni al suo commento sulla moschea.

Obama, che fino a quel momento stava scherzando con i giornalisti, è diventato subito serio (vedi intervista). “Beh, volevo solo che la gente sapesse cosa pensavo” ha detto il presidente prendendo tempo. “…In questo paese trattiamo tutti allo stesso modo, secondo la legge, a dispetto della religione e della razza… ma non stavo dicendo niente, e non dirò mai niente, sul fatto che sia saggio o meno costruire lì una moschea, stavo solamente e specificatamente parlando dei diritti della gente che esistono dai tempi dei nostri padri fondatori”.

Infatti, il dibattito è stato da più parti interpretato proprio in questo modo: non si tratta tanto del diritto dei musulmani a costruire una qualsiasi cosa ovunque vogliano in giro per il mondo e anche a Ground Zero, ma si tratta dell’opportunità di costruire o meno una moschea proprio nelle vicinanze del luogo in cui tanti americani hanno perso la vita a causa del terrorismo islamico.

“Il presidente ha scelto di dichiarare obsoleti i nostri ricordi dell’Undici Settembre ed estinta la sacralità di Ground Zero in un luogo incredibilmente inappropriato (la Casa Bianca, ndr)", ha dichiarato Debra Burlingame, co-fondatrice della 9/11 Families for a Safe & Strong America, all’indomani del discorso presidenziale di Pennsylvania Avenue. “Questa non è una controversia che riguarda la libertà religiosa. L’Undici Settembre è stato molto più che un ‘evento molto traumatico’, è stato un atto di guerra…Quelli che ancora prendono di mira e uccidono i civili americani e le nostre truppe, vedranno la costruzione di questa moschea come un simbolo del loro storico avanzamento proprio nel luogo della loro più sanguinosa vittoria”, ha aggiunto la Burlingame.

Sulla stessa falsariga anche Peter King, parlamentare Repubblicano di New York che dopo il discorso di sabato aveva dichiarato: “Il presidente Obama sbaglia. Sarebbe insensibile e menefreghista da parte della comunità musulmana costruire una moschea proprio all’ombra di Ground Zero. Sebbene sia chiaro che questa comunità ha il diritto di costruire una moschea ovunque, è anche vero che in questo modo non si farebbe altro che abusare di quel diritto, offendendo senza motivo tutta quella gente che ha così tanto sofferto. Obama, per essere giusto ed eticamente corretto, avrebbe dovuto esortare i capi della comunità musulmana a rispettare le famiglie dei defunti e spostare la moschea lontano da Ground Zero. Sfortunatamente, però, il presidente ha preferito rifugiarsi nel politcally correct.”

Ma la critica più spietata è venuta dall’ex presidente della Camera, il Repubblicano Newt Gingrich che si è detto poco sorpreso della presa di posizione di Obama “non c’è niente di sorprendente nel continuo arruffianarsi la causa dell’Islam radicale da parte del presidente” e ha anche dichiarato che “costruire una moschea vicino a Ground Zero sarebbe come piazzare una svastica al museo dell’olocausto”, una cosa “profondamente ingiusta”.

Toste o lievi che siano, tutte queste critiche devono aver comunque spostato qualcosa nella mente di Barack Obama, visto che dall’intervista di sabato in Florida trapelava una sorta di ripensamento. Quell’enfatizzare la parola “saggezza” e quel mettere l’accento sul fatto che lui non solo non aveva mai commentato l’opportunità di costruire una moschea proprio in quel punto ma che invece stava solamente parlando del diritto alla libertà religiosa, uguale per tutti dai tempi dei padri fondatori, non è sfuggito ai commentatori più attenti. I quali avranno anche notato lo sguardo da spot pubblicitario di una campagna elettorale che il presidente ha messo su mentre reiterava questi concetti basilari. 

E, infatti, il New York Times si è affrettato a titolare sabato: “Obama dice che i suoi commenti non erano a favore della moschea”. Allora il presidente USA è a favore o è contrario alla costruzione di moschea a due passi Ground Zero, che i musulmani assicurano, diventerà “un simbolo di fratellanza religiosa”? La risposta è “ni”. Nel senso che Obama non poteva che fare altro che parlare in maniera conciliante alla cena di gala per il ramadan, se non altro per rimanere coerente alla sua linea politica di “mano tesa” nei confronti del mondo islamico. E d’altronde, pressato dalla stampa, non poteva neanche sbilanciarsi troppo riaffermando il giorno dopo tutto quello che aveva detto la sera prima. Invece doveva per forza aggiustare un po’ il tiro: visto che i sondaggi viaggiano più veloce della luce nello spazio presidenziale, Obama si è reso conto che era il caso di fare un passo indietro e tirarsi fuori da un pantano che in questo momento, con le Mid Term elections alle porte, il disastro targato BP, la possibile crisi economica “double-dip” delle cassandre Krugman e Greenspan e l’acutizzarsi delle questioni mediorientali, non è proprio il caso di attraversare.