Più che Tangentopoli sembrano gli Anni di Piombo

Alla fine dell’anno scorso scoppia una bomba contro una caserma a Milano. L’episodio fa il paio con un altro pacco-bomba inviato alla sede di un corriere postale nel milanese qualche tempo fa. C’è poi la storia del "lupo solitario", Massimo Tartaglia, che lancia una statuina del duomo contro il premier ferendo al volto Silvio Berlusconi. In un crescendo, ricordiamo le contestazioni all’onorevole Marcello dell’Utri a Como, al grido di "fuori la mafia dallo stato" e quelle dello stesso tenore rivolte contro il presidente Schifani durante la festa del Pd a Torino. Infine il fallito agguato al direttore di Libero, Maurizio Belpietro, un giornalista che vive sotto scorta da otto anni.

Ieri il senatore Di Pietro si è molto piccato quando qualcuno ha associato questa escalation di violenze alle sue parole di fuoco pronunciate in parlamento durante il voto di fiducia ("Berlusconi stupratore della democrazia"). Come pure i capetti del movimento a cinque stelle o del popolo viola si sono ben guardati dall’esprimere qualsivoglia solidarietà a Belpietro, mentre l’Unità adombra già il sospetto di una "montatura". Per non dire del segretario del Pd Bersani, quello della “cricca” e del “Berlusconi impresario del teatrino”.  

Ma proviamo a guardare le cose da un’altra prospettiva. Sono mesi che gli osservatori della politica italiana si stanno lambiccando sugli scandali che – dalla casa dell’ex ministro Scajola all’inchiesta Grandi Appalti, passando per la P3 e le ultime rivelazioni dei pentiti sul presidente Schifani – offrirebbero il quadro di una "Nuova Tangentopoli". Ebbene, se facciamo l’elenco delle intimidazioni e delle aggressioni che si sono accumulate nell’ultimo anno e mezzo con preoccupante puntualità (secondo il ministro Maroni "se non abbassiamo i toni, l’episodio ai danni di Belpietro non sarà l’ultimo"), viene da chiedersi: mentre tutti parlano del ritorno di Tangentopoli non è che a tornare saranno gli Anni di Piombo?