Agguato in Afghanistan contro i militari italiani: è morto il tenente Romani

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Agguato in Afghanistan contro i militari italiani: è morto il tenente Romani

17 Settembre 2010

E’ morto uno dei due militari italiani colpiti stamattina in Afghanistan durante uno scontro a fuoco nel distretto di Bakwa, provincia di Farah. La notizia è stata confermata dal comando del contingente italiano. La vittima, il tenente Alessandro Romani, è uno dei due incursori del nono Reggimento d’assalto Coll Moschin, che erano stati bersagliati da colpi di kalashnikov mentre operavano la cattura di alcune persone che avevano cercato di posizionare un ordigno sulla strada.

In precedenza il ministero della Difesa aveva escluso che i militari colpiti fossero in pericolo di vita, pur segnalando che a uno dei due era stata diagnosticata "una prognosi più seria". Subito ricoverati nell’ospedale militare da campo ‘Role 2’ a Rafah, i due italiani sono stati sottoposti alle cure necessarie ma, purtroppo, per il tenente Romani non c’è stato nulla da fare. Era stato colpito alla spalla ma il proiettile è penetrato nel torace raggiungendo organi vitali. Il tenente Romani era un veterano del Afghanistan dove aveva svolto numerose missioni. Era nato a Roma nel 1974, non era sposato, e suoi i compagni lo definivano uno dei migliori uomini del Reggimento.

Tutto era cominciato stamattina, quando un aereo senza pilota Predator italiano, mentre sorvegliava dall’alto l’area ad est di Farah, ha avvistato lungo la strada che conduce a Delaram alcune persone che posizionavano un ordigno sotto il manto stradale. Sempre il Predator ha ‘seguito’ gli attentatori e segnalato il luogo dove questi si erano rifugiati. Subito è scattata l’operazione finalizzata alla loro cattura alla quale ha preso parte la task force 45, vale a dire gli uomini delle forze speciali italiane. A bordo di un elicottero Ch47, scortato da due Mangusta, i commandos si sono portati sul posto ma proprio in questa fase i militari italiani sono stati bersagliati da numerosi colpi d’arma da fuoco rimanendo feriti.

Il clima nel Paese resta ancora tesissimo. Nelle ultime ore i talebani hanno rapito due candidati alle elezioni e altre 18 persone alla vigilia dell’apertura delle urne che avverrà sabato prossimo. Più di 10 milioni e mezzo di afghani sono infatti chiamati ad esprimere la loro preferenza per eleggere 249 parlamentari della Camera bassa, la "Wolesi jirga", tra 2.447 candidati. Ieri i ribelli hanno prima sequestrato nella provincia occidentale di Herat il candidato Safiullah Mujaddidi e, successivamente, stamattina alle sette un secondo candidato, Abdul Rahman Hayat nel distretto di Alishing, a ovest di Kabul.

La notizia della morte del militare italiano ha destato profonda commozione tra le massime cariche dello Stato e nel mondo politico. Il presidente del Senato Renato Schifani ha manifestato "i sentimenti del più profondo e commosso cordoglio” al Capo di Stato maggiore della Difesa e ai familiari dell’ufficiale che “ha sacrificato la vita per difendere la pace, la democrazia e la sicurezza nel mondo”.

Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha definito la presenza dei militari italiani in Afghanistan “un presidio indispensabile contro le forze del terrore e della destabilizzazione”. In un messaggio al generale Camporini, la terza carica dello Stato ha ricordato “il sentimento di profonda gratitudine ai nostri soldati nell’area”.

Cordoglio e “fraterna vicinanza ai familiari” del tenente Romani sono stati espressi dal ministro degli Esteri Franco Frattini. “L’Italia paga oggi un ulteriore, doloroso tributo di sangue perseguendo un obiettivo irrinunciabile per la sicurezza nazionale: contribuire a costruire, con il popolo afghano, un Afghanistan sicuro e stabile dove non vi sia più alcuno spazio per i terroristi ed i nemici della pace” ha aggiunto il titolare della Farnesina secondo il quale “la missione in Afghanistan ci impone un prezzo alto: in queste tristi circostanze, ne avvertiamo profondamente il peso, e ci sentiamo allo stesso tempo orgogliosi dell’ altissimo senso del dovere e della straordinaria professionalità delle nostre Forze Armate, impegnate in un teatro di vitale importanza strategica”.

I sentimenti di partecipazione al dolore dei familiari dell’ufficiale ucciso nell’attacco a Herat e di gratitudine per il lavoro svolto dai soldati italiani all’estero sono stati rimarcati anche dai ministri dell’Interno Roberto Maroni e della Difesa, Ignazio La Russa che si è detto “particolarmente colpito dalla notizia della morte del tenente Romani”. In un telegramma di condoglianze inviato alla famiglia del militare deceduto, La Russa ha ricordato “l’impegno genero di Alessandro in una missione di grande valore umanitario. Il suo ricordo rimarrà per sempre nella memoria di chi crede nella pace e nella solidarietà fra i popoli”.

“Quello che per tutti i romani doveva essere solo un giorno di festa con l’avvio della riforma per Roma Capitale è stato offuscato dalla drammatica notizia della morte del tenente Alessandro Romani”, ha commentato il sindaco di Roma Gianni Alemanno che ha aggiunto: “Tutta Roma si alza in piedi a rendere onore al suo cittadino, ufficiale del glorioso reggimento paracaduti Col Moschin. Questi militari scelgono volontariamente di arruolarsi nei reparti speciali dell’esercito dimostrando il loro coraggio e il loro spirito di servizio. Il tenente Romani è morto combattendo contro il terrorismo e per l’onore di tutta l’Italia”.

Messaggi alle Forze Armate e alla famiglia Romani sono arrivati anche dal ministro Giorgia Meloni e da tutti gli esponenti della maggioranza. Il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto si è soffermato in particolare sull’impegno “l’abnegazione, il sacrificio con cui ciascuno dei nostri militari tutti i giorni, tutte le notti mette a repentaglio la propria vita sacrificandola sull’altare di ideali alti come la democrazia, la pace e i diritti umani nel mondo”.

I capigruppo della Lega a Montecitorio e Palazzo Madama, Federico Bricolo e Marco Reguzzoni hanno rinnovato la vicinanza anche a "tutti i soldati che, lontani dalle loro famiglie, compiono il loro dovere ogni giorno con grande spirito di responsabilità e senso del dovere”. Per il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa “non deve mai venire meno il nostro sostegno ai soldati impegnati in Afghanistan” che “ogni giorno danno prova di coraggio, competenza e dedizione, per aiutare la popolazione civile e difenderla dal terrorismo. Speriamo non arrivi anche stavolta il momento delle polemiche e dei distinguo”.

Di segno diverso le reazioni nel versante dell’opposizione. Il Pd con il capogruppo nella commissione Difesa della Camera Antonio Rugghia ha chiesto che il Governo “si presenti subito in Parlamento per fare piena luce sulle circostanze in cui un altro soldato italiano è caduto in Afghanistan nel corso di una missione che si sta rivelando, giorno dopo giorno, sempre più onerosa in termini di vite umane”. Secondo Piero Fassino l’agguato conferma “quanto insidiosa continui a essere la situazione in Afghanistan e come, accanto al contrasto militare per arginare l’azione terrorista, vi sia la necessità di accelerare la transizione politica”.

L’Idv va oltre e con Leoluca Orlando chiede al governo di “riconsiderare l’assurda missione in Afghanistan che ha trasformato completamente i suoi connotati. L’Italia è stata trasformata in un paese in guerra a sostegno di un governo corrotto e nelle mani dei narcotrafficanti. Questo è oggi il governo Karzai”.
Anche il mondo sportivo vuole onorare la memoria del tenente Romani. Domani infatti sui campi di calcio prima dell’avvio delle partite sarà osservato un minuto di silenzio e di raccoglimento.

Non è il primo caso di soldati italiani deceduti quest’anno in Afghanistan. Nel 2010 avevano già perso la vita altri 4 soldati in due diverse occasioni. La più recente risale al 28 luglio quando il 1° maresciallo Mauro Gigli, originario di Sassari ed effettivo al 32° Reggimento Genio di Torino (Brigata Alpina Taurinense) e il caporal maggiore capo Pierdavide De Cillis, di Bisceglie (Bari), appartenente al 21° Reggimento Genio di stanza a Caserta, persero la vita mentre erano impegnati in un’operazione di disinnesco di un ordigno. Anche allora, l’attacco fu compiuto nella zona di Herat, città da cui partì anche il convoglio che il 17 maggio scorso doveva giungere a Bala Murghab e che fu colpito da un ordigno piazzato lungo la strada. Nella tragedia persero la vita il sergente Massimiliano Ramadù, 33 anni, di Velletri, in provincia di Roma e il caporalmaggiore Luigi Pascazio, 25 anni, della provincia di Bari.

I soldati erano a bordo di un blindato Lince posizionato nel nucleo di testa di una lunga colonna di automezzi di diverse nazionalità quando esplose il dispositivo. Per loro non ci fu nulla da fare, la detonazione colpì in pieno il blindato, senza lasciare loro scampo.

Con quello di oggi, sale a 30 il numero dei militari italiani morti in Afghanistan dall’inizio della missione Isaf, nel 2004. Di questi, la maggioranza è rimasta vittima di attentati e scontri a fuoco.