Cile. Tornati in superficie i primi 8 minatori. Obama: “Preghiamo per loro”
13 Ottobre 2010
di redazione
Otto dei 33 minatori intrappolati sottoterra da 68 giorni in Cile sono risaliti in superficie questa mattina, mentre proseguono le operazioni di salvataggio degli altri lavoratori. Il primo ad uscire all’esterno, alle 00.10 (ora locale) è stato Florencio Avalos, 31 anni. Con un paio di occhiali scuri e un elmetto in testa, ha abbracciato la moglie e il giovane figlio in lacrime, per poi salutare il presidente cileno Sebastian Pinera.
Secondo in comando alla miniera al momento dell’incidente del 5 agosto, Avalos è stato scelto per uscire per primo perchè considerato il più adatto a fornire utili informazioni sui lunghi 69 giorni passati sotto terra e ad affrontare con calma eventuali problemi durante il percorso di risalita. Sottoterra c’è ancor suo fratello minore Renan. Il secondo ad uscire, è stato Mario Sepulveda, 39 anni, l’uomo che faceva da presentatore ai video girati dai minatori mentre erano prigioneiri sotto terra. Sepulveda già scherzava con i soccorritori durante i 17 minuti del percorso della capsula che lo ha portato su, lungo un percorso di 622 metri. Dopo aver abbracciato la moglie e Pinera, si è rivolto alla folla ridendo felice, ha mostrato una pietra raccolta sottoterra e gridato: "Viva il Cile".
Poi sono saliti in superficie l’ex soldato Juan Illanes Palma, 52 anni e l’unico boliviano del gruppo, il 23enne Carlos Maman che, una voltra tratto in salvo, si è inginocchiato a terra per ringraziare Dio prima di abbracciare la moglie all’uscita dalla capsula che lo aveva portato all’esterno. Padre di una bimba di un anno, Emily, l’uomo lavorava da due mesi nella miniera di san Josè assieme al suocero, Jonny Quise. Quest’ultimo era uscito dalla miniera subito prima del tragico incidente del 5 agosto. Poi è stata la volta di Jimmy Sanchez, il minatore più giovane dei 33, che è, però, apparso in condizioni di salute peggiori degli altri quattro minatori tratti in salvo, ed è stato quindi posto su una barella dopo essere uscito dalla capsula Phoenix.
Ha abbracciato a lungo la moglie, tre gli applausi e le urla di gioia dei colleghi, Osam Arya, il sesto minatore portato in salvo nella miniera di San Josè. Arya, che ha tre figli, è apparso in buona forma fisica, ma è stato portato via in barella per essere trasferito all’ospedale da campo allestito nei pressi della miniera per effettuare i controlli medici necessari. Si è concluso con successo anche il salvataggio del settimo minatore, Jose Ojeda Vidal. Il 46enne, che ha abbracciato la famiglia e colleghi ed ha ricevuto una bandiera cilena, è stato portato immediatamente all’ospedale da campo per i controlli medici. Nel caso di Ojeda non si tratterà solo di un controllo precauzionale, visto che il minatore ha problemi di diabete. È stato Ojead a scrivere il primo messaggio con cui i minatori hanno dato il loro primo segnale di vita il 22 agosto: "tutti i 33 sono salvi nel rifugio" si leggeva sul pezzo di carta che minatori erano riusciti ad attaccare alla sonda che stava scavando i primi tunnel nella loro ricerca dopo il crollo del 5 agosto.
"Stavo con Dio e con il diavolo. Hanno lottato per avermi ed ha vinto Dio, mi ha afferrato, in nessun momento ho dubitato che Dio mi avrebbe tirato fuori di là". È una delle frasi pronunciate da Mario Sepulveda il più loquace del gruppo di minatori che ha vissuto per oltre due mesi nelle viscere della montagna cilena. Nella sua prima intervista dopo l’uscita dall’incubo, con accanto la moglie e i due figli, Sepulveda ha chiesto alla stampa di non trattare lui e i suoi colleghi come "artisti ma come lavoratori, come minatori". Sepulveda ha anche detto che dopo questo disastro "il mondo del lavoro deve fare molti cambiamenti", ha ringraziato i soccorritori "gente straordinaria" che hanno tanto "lavorato perchè uscissimo da questa situazione" e i medici e gli psicologi che "ci hanno riportato alla vita".
Poi è stata la volta dell’ottavo minatore, Claudio Yanez, di 34 anni. Appena uscito dalla capsula e liberato dalle imbragature di sicurezze, Yanez è corso ad abbracciare la sua compagna dalla quale ha ricevuto una lettera con la proposta di matrimonio mentre era intrappolato nella miniera.
Una volta in superficie i minatori vengono visitati da un medico prima di poter incontrare brevemente i familiari. Quindi verranno subito trasferiti in elicottero nel vicino ospedale di Copiapo, dove verranno sottoposti per due giorni ad esami più approfonditi e potranno ritrovare le loro famiglie, prima di affrontare i mezzi di comunicazione. Dopo l’uscita del pozzo dei primi minatori centinaia di persone sono uscite in strada a festeggiare a Santiago del Cile nella Plaza Italia, tradizionale punto di incontro dei cileni della capitale per eventi come vittorie della nazionale di calcio o elezioni. Da Washington giunge la notizia che un gruppo di cileni si è ritrovato davanti all’ambasciata del Cile, che per l’occasione aveva allestito un megaschermo nell’ingresso della rappresentanza diplomatica.
I pensieri e le preghiere del presidente americano Barack Obama accompagnano le operazioni di soccorso per i "coraggiosi" minatori cileni. "Mentre l’operazione di salvataggio è lontana dall’essere conclusa e rimane ancora un difficile lavoro, preghiamo perché, con la grazia di Dio, i minatori possano emergere sani e salvi e riabbracciare le loro famiglie", si legge in un comunicato del capo della Casa Bianca, diffuso poco prima dell’inizio delle operazioni.
"In questa operazione di salvataggio noi cileni abbiamo mostrato il meglio del nostro paese". Lo ha detto il presidente Sabastian Pinera che sta seguendo dalla miniera di San Josè il salvataggio dei 33 minatori dal 5 agosto intrappolati a 700 metri. "Questa è una notte bellissima che i cileni e l’intero mondo non dimenticheranno mai" ha aggiunto ancora il presidente che è stato tra i primi, dopo i familiari, ad abbracciare Florencio Àvalos, il primo dei minatori ad uscire dalle viscere della terra. "Florencio mi ha espresso la gratudine sua e di tutti i suoi compagni verso tutti i cileni, sin dal primo momento hanno sentito di non essere soli" ha detto ancora Pinera. "L’esempio di questi minatori deve rimanere con noi per sempre", ha aggiunto il presidente ringraziando Dio e le squadre di soccorso per aver portato a termine una missione di salvaraggio che per difficoltà e ampiezza non ha precedenti nella storia. Una cosa che "rende orgogliosi tutti i cileni", ha aggiunto assicurando che il suo governo ora cercherà di varare misure di sicurezza maggiori nelle miniere.
Pinera ha fatto poi riferimento al "magico numero 33" che ritorna in questa tragedia che a quanto pare è destinata ad un lieto fine: il numero dei minatori bloccati, ma anche la data del salvataggio, 13 ottobre 2010. Se vengono addizionati tutti i numeri della data il risultato è infatti 33. Il presidente ha concluso ricordando i giorni immediatamente successivi al crollo, "quando non sapevamo se fossero vivi o morti, ci siamo impegnati a cercarli e abbiamo mantenuto la nostra promessa".