In Abruzzo il rapporto lobby-istituzioni è basato sulla trasparenza

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In Abruzzo il rapporto lobby-istituzioni è basato sulla trasparenza

17 Febbraio 2011

Il 17 febbraio a Roma si terrà il convegno “ L’attività di lobbyng tra trasparenza e partecipazione” organizzato dalla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione e dal Ministero P.A. e Innovazione, con illustri relatori tecnici e politici fra i quali il ministro Renato Brunetta ed il senatore Gaetano Quagliariello.

L’interesse del convegno va sottolineato non solo per il tema in sé di grande rilevanza, ma quanto per il fatto che (finalmente) in Italia si possa dibattere di lobby anche in relazione alle istituzioni, segnando così un punto di carattere culturale: ossia riconoscendo che l’attività di lobby (ossia l’attività legittima di rappresentanza di interessi specifici) costituisce una opportunità per l’intera collettività, se esercitata alla luce del sole e secondo regole precise. E proprio in relazione alle cosiddette lobby in rapporto alle istituzioni, e in assenza ancora oggi di una normativa nazionale in materia, è altresì degna di nota una legge della regione Abruzzo approvata lo scorso dicembre e denominata “ Disciplina sulla trasparenza dell’attività politica e sull’attività di rappresentanza di interessi particolari” e che è tra le primissime del genere in Italia.

Tale legge, elaborata e proposta dal consigliere regionale del Pdl Riccardo Chiavaroli, pone l’Abruzzo all’avanguardia nella legislazione in materia, fissando criteri interessanti. La norma regionale, infatti, disciplina l’attività di rappresentanza presso il Consiglio Regionale e la Giunta Regionale d’Abruzzo, dei ‘gruppi di interessi particolari’ ossia dei gruppi portatori di interessi leciti di rilevanza non generale, anche di natura non economica. Le legge, quindi, da un lato assicura la trasparenza dell’attività politica e amministrativa e, dall’altro, la partecipazione ai processi decisionali pubblici; inoltre fornisce ai decisori pubblici una più ampia base informativa sulla quale fondare le proprie decisioni.

La legge abruzzese in sostanza mira a disciplinare ed agevolare il rapporto dialettico tra la Regione Abruzzo e i gruppi d’interesse socio-economici organizzati che operano o intendono operare nella Regione. La normativa intende soddisfare esigenze sia di trasparenza, con l’obiettivo di rendere conoscibili per il cittadino i molteplici fattori che incidono sulla formazione degli atti normativi e degli atti amministrativi della Regione Abruzzo, sia di partecipazione, con la finalità di permettere ai rappresentanti di interessi non generali di intervenire nei processi decisionali pubblici in condizioni di parità di trattamento.

In particolare le modalità operative prevedono una disciplina dell’accreditamento mediante l’iscrizione nel Registro pubblico dei rappresentanti di interessi particolari; un registro che è istituito presso il Consiglio regionale che ne garantisce, senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica e utilizzando le risorse umane e strumentali a disposizione, la pubblicità dei contenuti nell’ambito di una sezione dedicata e accessibile del proprio sito internet istituzionale, attraverso la pubblicazione e l’aggiornamento periodico dei dati. Così da permettere a tutti di verificare, ad esempio chi ne faccia parte, per quali scopi, e quali eventuali violazioni vengano commesse e sanzionate. In tal modo, secondo l’estensore della norma, si è anche inteso rendere chiaro e regolamentato il rapporto tra gruppi di interesse e decisori pubblici con l’indubbio vantaggio, da un lato, di una maggiore consapevolezza delle esigenze di aziende, consorzi e gruppi che intendono operare nella Regione, e dall’altro, l’individuazione di interlocutori istituzionali certi.

Non vi è l’illusione – ha sostenuto Riccardo Chiavaroli, promotore dell’iniziativa legislativa in questione – che la sola legge possa evitare il rischio malaffare o l’ingerenza di gruppi clandestini ed affaristici nella vita politica regionale, tuttavia si può ritenere che la legge potrà essere un primo vero passo per tentare di separare il “grano dal loglio” facendo cioè emergere nella moderna società abruzzese, senza infingimenti, i legittimi portatori di interessi specifici a detrimento delle cricche di vario genere. Se esistono oscuri ‘poteri forti’ – ha scritto ancora il consigliere del Pdl nella relazione di accompagnamento – l’unica risposta della politica è tornare a fare il proprio lavoro, ossia rivendicare il proprio ruolo di indirizzo, programmazione e controllo: questa legge, potrebbe essere un segnale in tale direzione.