L’ambiguità dei finiani è il rebus che il premier deve risolvere per governare

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

L’ambiguità dei finiani è il rebus che il premier deve risolvere per governare

23 Settembre 2010

Ed ora che cosa ne sarà della legislatura? Berlusconi andrà avanti lo stesso, con ciò che riuscirà a raccogliere giorno per giorno, oppure aspetterà il momento più opportuno per lo show down? E ci saranno le condizioni per le elezioni anticipate oppure prevarrà la temuta logica del governo istituzionale, camuffamento del più volgare “ribaltone”? Sono interrogativi che agitano il mondo politico in queste ore.

Dopo la rottura dei finiani, seguita agli esiti dell’inchiesta giornalistica sull’appartamento di Montecarlo, non sembra ci siano più margini di trattativa. Il piano politico è terribilmente compromesso da quello personale, chiamiamolo così. E al dunque, non ci resta che acconciarci a vivere questa settimana come la vigilia della fine della legislatura, anche se non è detto poiché in politica tutto può accadere, perfino l’impossibile.

E’ un fatto che Fli non farà cadere il governo su un provvedimento significativo o negandogli la fiducia, ma cercherà di prendere tempo logorandolo con mozioni (sarà devastante quella sulla Rai), risoluzioni, interrogazioni, interpellanze. Certamente non mancherà di differenziarsi dalla coalizione con prese di posizioni eterodosse. Le dichiarazioni pubbliche si sprecheranno. Ma sarà pure interessante vedere come si comporteranno i cosiddetti moderati, i quali, molto più consapevolmente, sanno bene che se, come tutto lascia intendere, la situazione dovesse precipitare, i primi a pagarne le conseguenze sarebbero loro che non hanno creduto e non credono fino in fondo che l’uso dei muscoli possa produrre risultati significativi, in senso positivo naturalmente.

Già la spaccatura sull’autorizzazione all’uso delle intercettazioni di Cosentino ha evidenziato due concezioni del partito (perché di questo si tratta, non di un semplice gruppo parlamentare quale formalmente è adesso) inconciliabili. E sulla strada, se ci sarà tempo, vedremo affiorare altre difficoltà, a cominciare da quelle legate alla vicenda di Montecarlo per la quale sono stati tirati in ballo i servizi segreti (seppur deviati) quali autori materiali del presunto falso. Naturalmente accuse del genere vanno dimostrate, così come va dimostrato il contrario. Ma i moderati sono disposti a mettere la mano sul fuoco su quanto alcuni loro colleghi sostengono in merito alla intricata ed inquietante vicenda?

Sulla stessa informazione, non so se tutti in Fli sono convinti che con una mozione parlamentare, votata anche dalla sinistra, contribuiranno a fare chiarezza all’interno del servizio pubblico oppure rinfocoleranno il clima da ordalia, manifestatosi a fine luglio, dal quale il centrodestra, anche se non direttamente coinvolto, ne uscirà comunque a pezzi. Il momento è delicato per quanti ragionano in termini politici e non si fanno guidare dall’istinto. Loro che hanno chiesto un abbassamento dei toni ed un più mite approccio, sia pure da posizioni diverse, alla vexata quaestio della giustizia inevitabilmente si trovano spiazzati dalla nuova linea che non prevede nessun accordo.

Tutti, comunque, indistintamente, continuano a sostenere che il governo deve andare avanti e che non faranno mancare il sostegno a Berlusconi fin dalle sedute del 29 settembre alla Camera ed il giorno dopo al Senato, quando il premier esporrà il suo piano per il prosieguo della legislatura.

Non si sa come valutare questo doppio atteggiamento di Fli. E, soprattutto, quali effetti produrrà nel tempo. Ci appassiona poco sapere se si voterà a marzo oppure un po’ dopo o addirittura un po’ prima, visti i chiari di luna. La sola cosa che interessa agli italiani è che se il governo in carica è in condizione di assicurare continuità alla propria azione deve andare avanti con tutti i mezzi, senza quindi farsi condizionare dagli instabili umori degli alleati vecchi e nuovi. Il premier deve appurare, come potrà, questa essenziale condizione. Il resto non conta. Appartiene al tirare a campare che può far soltanto male al Paese. Almeno quanto l’interruzione della legislatura nel momento più critico in cui bisognerebbe lavorare per il rilancio economico, a fronte degli incursori stranieri che in una situazione confusa e precaria inevitabilmente addenteranno la fragile preda, e per la stabilità che eviterebbe un probabile conflitto sociale.

Non è tempo di proclami, ma di pensieri. Di pensieri lunghi e ponderati. Nella speranza che ognuno si metta la mano sulla coscienza e guardi avanti. Il caos non è mai “calmo” e da esso sempre si esce inevitabilmente a pezzi.