Napolitano non ceda al “costituzionalismo da cortile”
15 Aprile 2011
di redazione
Al vertice del nostro ordinamento c’è il Presidente della Repubblica. Ma non è né deve interpretarsi come vertice di potere politico. Piuttosto di potere neutro, di garanzia e di equilibrio. Ecco perché non è affatto segno di buona salute della nostra democrazia il fatto che a questo Presidente della Repubblica vada consenso, stima, simpatia popolare, assai più di quanto ne abbiano registrate i suoi predecessori. E lo diciamo non senza aver apprezzato finora Giorgio Napolitano, più di Ciampi e di Scalfaro.
Ormai la sua giacchetta non viene più tirata, viene strattonata per averlo alla guida di un’alleanza repubblicana che abbia nell’antiberlusconismo militante la propria bandiera. Napolitano, ne siamo certi, alla fine non si presterà, ma se la smettesse di ingenerare queste illusioni sarebbe ancora meglio. C’è un solo modo di farlo: non prestarsi giorno per giorno a quel "costituzionalismo da cortile" praticato da sciacalli disponibili al peggior golpismo.
Un esempio per tutti. In tema di dettato costituzionale, di libero svolgimento delle prerogative parlamentari, di ambiti e limiti al diritto di punire, i "buoni maestri" sono De Nicola e Leone, Moro e Bachelet, mentre pessimi maestri sono Bruti Liberati e la Boccassini, Zagrebelsky e Benigni. In parole povere, e con la discrezione che si addice al suo magistero di influenza e persuasione, si tratta di far sapere alla onorevole Bindi che il suo pregiudizio nei confronti dell’onorevole Cicchitto è robaccia.
(Luigi Compagna)