Altro che caso alla CSI, il giallo del Texas si è rivelato una balla clamorosa
09 Giugno 2011
Pensavamo di essere già gli spettatori privilegiati di una puntata mozzafiato di CSI: Scena del crimine, alle prese con l’ennesimo intricato caso da risolvere per Dr. Gil Grissom e soci. E invece quella di Liberty County si è rivelata non una farsa cinematografica degna di Bruno Heller o Anthony E. Zuiker, ma una vera e propria bufala che non ha neppure lasciato agli americani il gusto di godersi gli effetti speciali.
Ieri i giornalisti di mezzo mondo impallidivano di fronte al presunto macabro ritrovamento di 30 corpi smembrati, tra cui anche quelli di bambini, sepolti nella campagna texana. Una balla di pessimo gusto, messa in giro da una sensitiva, che per ore ha fatto il giro del mondo, rimbalzando di media in media fino a imporsi persino come titoli d’apertura di colossi dell’informazione mondiale come il New York Times e il Guardian. Sono stati gli stessi giornali oggi a ritornare sui loro passi e a parlare di “false tip-off” (falsa soffiata) e “no bodies” (nessun cadavere) in seguito alla secca smentita fatta dallo sceriffo e dal giudice locale, Craig McNair in merito al fatto: “A Liberty County non c’è alcuno scenario criminale”.
Con una sola, lapidaria dichiarazione si è smontato un caso sul quale nelle ultime 24 ore la fervida fantasia degli americani aveva costruito scenari degni di The mentalist. Dal momento in cui è stata diffusa la notizia, infatti, si sono susseguite diverse voci e interpretazioni sulla crime scene: secondo l’Houston Chronicle l’invito a cercare i cadaveri sepolti sarebbe arrivato da una specie di veggente. Un’altra testimonianza avrebbe parlato di sangue ritrovato su una porta dell’abitazione. A un certo punto è saltato fuori anche il nome di tale Joe Bankson, uno dei proprietari della casa che con toni scherzosi ha affermato: “Non ho ucciso nessuno e malgrado abbia anche un sacco di amici non ho aiutato mai nessuno a seppellire cadaveri”. Ad aggiungere mistero al mistero la testimonianza di una ragazza di 16 anni che si è detta aver lasciato da appena una settimana quella casa “maledetta”. Tra gli altri occupanti ci sarebbe stata una sua amica che lì viveva con il fidanzato che avrebbero resistito agli agenti federali che chiedevanocon insistenza di ispezionare la zona.
La ricerca è proseguita in uno dei dannati (secondo la tradizione) crossroads che hanno fatto la storia dei misteri del Sudamerica. Una misteriosissima fonte ha segretamente avvertito di affacciarsi in quell’angolo di campagna – “Cercate all’incrocio tra Hull e Diasetta” – e così una quindicina di poliziotti si sono fiondati immediatamente all’incrocio delle County Roads 2048 e 2049 con al seguito telecamere e giornalisti pronti a filmare la tana degli orrori. Ma anche qui nulla, non una traccia di fosse, resti umani, sangue. Peccato – avranno pensato –, questa poteva essere una di quelle storie che fanno gola.
A fomentare l’immaginario a stelle e strisce, oltre alla passione per delitti irrisolti ed enigmatici intrecci, potrebbe essere stato, in questo caso, il fantasma di John Wayne Gacy, il “Killer Clown” che quarant’anni fa violentò brutalmente, uccise e seppellì nel giardino di casa 33 ragazzini e che la scorsa notte gli americani hanno sentito ribussare minacciosamente alle loro porte. Invece con l’alba l’incubo, che farebbe un baffo al miglior thriller di Thomas Harris, è svanito sgonfiando le attese e la fantasia di questi visionari che sono gli americani.